Cap. 27

5.2K 298 192
                                    

«Vorrei farti una domanda, se è possibile.» iniziò Lila dopo aver mandato giù il suo boccone di pasta.
«Dipende. Cosa vuoi sapere?» rispose Catherine infilzando il cibo con la forchetta.
«Ma per chi starei lavorando? E come mai tutti questi mutanti? Non potrei recuperare direttamente io i Miraculous, come si era progettato all'inizio?»
La donna poggiò la posata nel piatto vuoto, pulendosi la bocca col tovagliolo. «Ora che i portatori sono aumentati di numero non è saggio mandarti da sola contro loro, per questo ti sto tenendo: per le informazioni che solo tu conosci e che solo tu puoi darci.»

Lila annuì, mangiando l'ultimo boccone di pasta.

«Invece, riguardo per chi stai lavorando non posso dirti nulla.»
«Oh andiamo. Ti ho detto tutto quello che sapevo e sto andando in giro con persone che non sopporto nemmeno. Qualcosina dovrò pur sapere.» esclamò nervosa. «So che siete scienziati e robe varie, ma perché dovreste passare il vostro tempo a stare incollati a due ragazzini?»
«Va bene.» sospirò esasperata Catherine. «Noi "stiamo incollati a due ragazzini" semplicemente perché posseggono un immenso potere. Essere in grado di creare e di distruggere lo desiderano in tanti, soprattutto le persone idealiste, e se hanno i mezzi che gli occorrono per fare in modo che ciò accada, allora il mondo che conosciamo finirebbe.»
«Meno male allora che nessuno possiede questi mezzi.»
La donna scosse la testa. «Noi lo possediamo il mezzo per cui possiamo sfruttare al meglio i poteri della creazione e della distruzione, anche se per farlo dobbiamo collaborare con un vero e proprio mostro.»
«Stai parlando come se sei contraria a tutto questo.»
Catherine ridacchiò, giocherellando con il tovagliolo di carta che teneva in mano. «Infatti è così. Fu una donna che, due anni fa, mi fece venire dei dubbi su quello che stiamo facendo. Ma poi l'ho tradita e pensavo che quei dubbi se ne andassero una volta compiuto il lavoro, invece erano più di prima.» spiegò con malinconia, poggiata allo schienale della sedia con aria stanca.
A Lila si gelò il sangue nelle vene. «Quella donna era per caso...»
«Sì, era la posseditrice del Miraculous del pavone. La mamma di Adrien Agreste.»

La mora strinse i pugni sotto il tavolo, cercando di non lasciar trasparire la tensione.

«Venne in Tibet per indagare su di noi, ed io fui mandata da mio marito per spiarla, spacciandomi per una guida turistica. Restai con lei una settimana, ma mi bastò per conoscerla meglio. Solo quando venne catturata scoprì che aspettava un bambino, che le venne strappato dal grembo a soli due mesi di vita.» Catherine aveva gli occhi lucidi nel raccontare quella storia, immersa nei brutti ricordi ancora vivi nel suo inconscio. «Le promisi che avrei protetto suo figlio, ma persi il feto. Mio marito mi disse che è morto, che non serviva a nulla. Nessuno lo sa, ma piansi per molte notti. E quando venni a sapere che aveva un altro figlio, credevo che il buon Dio mi volesse dare un'altra chance, ma il destino voleva che lui fosse il possessore del Miraculous della distruzione, l'oggetto che stiamo cercando. Ed ora Null si sta facendo più impaziente...»
«Null? Chi è?» chiese di botto Lila.
La donna aprì la bocca per poi richiuderla, alzandosi in piedi ed accorgendosi solo in quel momento che aveva le lacrime agli occhi. «Ho già detto troppo.» si asciugò una lacrima, camminando verso la porta che conduceva in salotto. «Buona la pasta, comunque.»




Marinette si svegliò sentendo un peso sulla fronte ed un altro sul petto, facendole risultare difficile respirare.

Aprendo un occhio, notò dei capelli biondi riposare all'altezza dei seni, ed un corpo caldo avvolto al resto si lei.

Toccandosi delicatamente la fronte, sentì la presenza di un esserino dalle orecchie appuntite russare comodamente e scivolare verso il suo occhio sinistro.

Sbuffando, prese delicatamente Plagg e lo sistemò sul cuscino, dove non rischiava di essere schiacciato o di cadere; alzò il collo al meglio che poteva, notando solo in quel momento che era totalmente scoperta e che il suo pigiama –una maglietta di suo padre– era totalmente scivolato verso l'alto, lasciando in mostra tutto da appena sotto il seno in giù.

Masque sans visageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora