Cap. 23

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Era una situazione parecchio strana, pensò per l'ennesima volta Marinette aprendo un occhio solo per vedere la piccola Tikki seduta a zampe incrociate sul cuscino davanti a lei.

Quella mattina era quella decisiva: Fu le avrebbe spiegato tutto –o almeno le cose più importanti– sui suoi poteri. O forse era quello che sperava.

Una volta entrata nel suo centro massaggi, l'anziano fece accomodare le due su un tappetino bianco grande abbastanza da farci stare sdraiate cinque persone, facendo sistemare a gambe incrociate sia Marinette che Tikki.

La piccola kwami era immersa nella meditazione, con gli occhi chiusi e l'espressione concentrata sul volto, esattamente il contrario della sua portatrice.

Fu sospirò, afferrando il suo bastone e picchiando il manico sulla sommità della testa di Marinette, che si portò le mani dov'era stata colpita sibilando di dolore.

«Concentrati.» le sussurrò l'anziano, riprendendola.

La ragazza gli fece un cenno di consenso, massaggiandosi il cuoio capelluto e sperando che non le comparisse un bernoccolo, per poi rimettersi a schiena diritta e ad occhi chiusi, cercando di fare ciò che le aveva detto inizialmente il maestro: svuotare la mente e cercare un legame con Tikki.

Come se fosse semplice, sbuffò mentalmente la giovane, trattenendo un gemito d'esasperazione per il dolore alla schiena dovuto a quella scomoda posizione: preferiva di gran lunga restare sdraiata che seduta.

Cercando di ignorare il fastidio, scacciò ogni tipo di pensiero dalla testa, visualizzando soltanto il vuoto.

Sentì il suo respiro farsi regolare assieme a quello di Tikki e sì concentrò sull'aria che entrava ed usciva dai polmoni; sentì il suo corpo farsi più leggero ed una strano senso di attrazione verso la sua kwami, e quando riaprì gli occhi si ritrovò a galleggiare in uno spazio completamente nero.

Si guardò attorno per capire se ci fosse qualcuno, ma no vide nessuno.

«Master Fu? Wayzz? Tikki?» li chiamò a gran voce. «C'è qualcuno?» aggiunse, sperando di ricevere risposta, invano.
«Mari...»

Dietro di sé udì la flebile voce di Tikki chiamarla e, senza pensarci una seconda volta, si mosse verso la fonte, notando una luce rosa a qualche metro di distanza.

Portando il peso del corpo in avanti, si spostò sempre più vicino alla luce, dandole la conferma che si trattava di Tikki.

«Tikki, che posto è questo?» domandò curiosa, indicando con le braccia il luogo.
«Diciamo che è il nostro inconscio.»
«Nostro?» domandò inarcando un sopracciglio.
«Ora noi siamo collegate anche spiritualmente e questo è il primo passo per capire qualcosa di più sui tuoi poteri.»

Marinette rimase in silenzio per qualche secondo.

«Non hai capito nulla, vero?» sorrise divertita la kwami, incrociando le braccia al petto.

La corvina annuì in imbarazzo ed il piccolo spiritello rosso sospirò.

«Devi capire che cosa significa essere Ladybug, essere colei che ha il potere di creare senza l'uso del Lucky Charm.»
«E come faccio? Il Lucky Charm è l'unico potere che mi consente di creare oggetti per sconfiggere i nemici.»
«Non posso dirti come fare, ma sei tu che devi riuscire a trovare il modo. Il Lucky Charm, come già sai, serve soltanto a rallentare o fermare i nemici e nient'altro.» spiegò cautamente la piccola kwami. «Il potere della creazione è più grande, è qualcosa che va ben oltre al Lucky Charm e tu devi trovare quel qualcosa che ti permette di sbloccare il tuo vero potere.»
«Significa che potrei creare qualcosa dal nulla... senza usare il Lucky Charm?» domandò Marinette ancora incredula.
Tikki annuì. «Potresti addirittura salvare una vita.»

Masque sans visageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora