Il jet privato era fermo sulla pista di atterraggio e, malgrado fossero su una montagna della catena dell'Himalaya non c'era nessuna bufera di neve e nessuno yak ad attenderli per accompagnarli nel covo del cattivo come nei film americani; solo una forte corrente d'aria fredda, e nessuno aveva portato abiti pesanti.
Persone in divisa correvano avanti ed indietro sulla pista, ma ad Adrien saltarono all'occhio due uomini che si stavano avvicinando a loro con lunghe falcate, tenendo sotto braccio quelli che sembravano giacche a vento.
«Mettetevi questi.» esclamò uno dei due, porgendo i giacconi ad ognuno dei portatori, che emanarono un sospiro di piacere quando il caldo li avvolse.
Erano tutti a taglia unica, poiché stavamo parecchio enormi a Marinette e Lila, senza contare che quello di Master Fu strisciava per terra, scatenando le risa dei quattro ragazzi.
«Non è divertente.» esclamò seccato l'anziano, cercando di sistemare l'enorme indumento.
«Invece lo è.» rispose Adrien tra le risate. «È come far indossare ad un bambino di sei anni la giacca di suo padre.»
«Quello che facevi tu, Adrien.» disse con nonchalance lo stilista, camminando non appena Catherine fece loro cenno di seguirla. «Non sai quante giacche o quante camice ritrovavo in salotto o per terra. Ricordo ancora quanto io e tua madre correvamo per casa cercando di prenderti e Nathalie che tentava di bloccarti. Era un periodo di costante movimento.»
«Mi sto immaginando un mini Adrien inseguito da una folla di persone...» disse Plagg, sbucando dal colletto della giacca.
«Era così, infatti.»
«Poveri esseri umani, costretti a stare dietro ad una peste.»
«Il karma mi ha punito con te.» ribatté il ragazzo stringendosi al cappotto in cerca di caldo.
«Ehi, vacci piano!» esclamò offeso il kwami. «Ricordami, chi ti fa i poteri e che ti faceva uscire di nascosto da casa?»
«Tu.» sospirò.
«Bravo.»Marinette e Tikki alzarono gli occhi al cielo.
Era normale che i due discutessero sulla più piccola delle cose, ma sapevano entrambi che si volevano molto bene.
Tikki cambiò espressione subito dopo, pensando che, visto ciò che li aspettava, discutere sulle piccolezze e ricordare così i bei momenti era la cosa più felice da fare.
La prima cosa che Marinette notò dipinto sulle enormi porte di metallo furono due linee curve a formare quello che sembrava un occhio e con lo yin e lo yang a rappresentare la pupilla.
La ragazza ne rimase incuriosita, ma non fece nemmeno in tempo a chiedersi cosa rappresentasse che le ebbero oltrepassate.
Le enormi porte di metallo alle loro spalle si chiusero con un sonoro "clank" una volta entrati e l'aria calda dei termosifoni accesi li invase quasi immediatamente.
Catherine fu la prima a levarsi il cappotto pesante, porgendolo alla guardia che li stava seguendo, per poi fare cenno ai suoi "ospiti" di fare lo stesso.
Non appena l'uomo ebbe recuperato tutti e sette i cappotti si allontanò, sparendo in uno dei vicoli che caratterizzavano quell'enorme e lungo corridoio, dove decine di persone dai camici bianchi camminavano a passo spedito.
Adrien si guardò intorno, con Plagg che sbucava dal colletto della maglietta nera.
«Non mi piace questo posto.» sussurrò il kwami, soffiando come un vero felino.
«Nemmeno a me.» concordò il ragazzo, guardandosi attorno con sospetto.I portatori seguivano in silenzio Catherine, che parlava con chiunque dei camici bianchi le si avvicinava, dando loro informazioni sul loro lavoro e dove si trovavano determinate stanze. O almeno era quello che Adrien riuscì a tradurre dall'americano.
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Masque sans visage
Fanfiction•Terzo libro della serie Masked• ~ Sequel di "Amour masqué" e di "Masque tombé" ~ ----------------------------------- L'estate sta finendo e presto i nostri eroi dovranno tornare a scuola. Papillon è stato sconfitto ed ora convive "pacificamente" co...