Capitolo 24

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-Davvero? Oddio Alex l'hai fatto davvero!- esclamò Raquel lanciando le sue esili braccia intorno al collo del fratello, ricevendo in cambio una stretta dalle sue braccia muscolose, risultato di anni di palestra. Due gocce salate uscirono dagli occhi della ragazza riflettendo la luce della luna che le fece brillare.

-Certo che l'ho fatto bimba, te l'avevo promesso!- rispose il fratello stringendo la presa e lasciandole un bacio tra i capelli. Di colpo tutta la tristezza, la rabbia e il nervosismo che aveva per il ritorno di Mark sparirono lasciando posto alla felicità e all'entusiasmo. L'aveva rivisto anche il giorno dopo il ballo quando era uscita con i ragazzi. Avevano scambiato due parole e poi lei se n'era andata. Lui sempre con quel ghigno e tono di superiorità e convinzione che diede sui nervi a Raquel, facendole pensare cosa ci trovasse in quel ragazzo due anni fa. Era bello, non poteva negarlo: capelli neri corvino, così scuri da sembrare piena notte in una nottata invernale, quando alzi lo sguardo al cielo ed è tutto completamente nero illuminato dalla fioca luce della luna, che in quel caso erano i suoi occhi: blu come una distesa di mare calmo, un po' tormentati come quello in tempesta. Poteva essere un tipo divertente se ti piacevano i ragazzi come lui, persino Raquel lo trovava divertente fino a due anni fa. Quei ricordi erano ancora nella sua mente, tutti quei momenti passati insieme a ridere, scherzare, abbracciarsi. E poi tutto era scomparso con uno schiocco di dita, come se una luce fosse stata spenta. Come se tutti quei momenti non fossero mai esistiti. Ma ormai se n'era dimenticata, non ci pensava più, appunto come se non fossero mai esistiti, come se lui non avesse mai scommesso su di lei e non avesse mai provato a fare ciò che aveva fatto. Ma Raquel ne era consapevole: sapeva che quei ricordi non si sarebbero mai cancellati completamente dalla sua mente, aveva sofferto per ciò che lui le aveva fatto, non era una cosa da superare su due piedi, senza l'aiuto di nessuno per di più. E proprio ora che iniziava a scordarsene, almeno per quel poco che poteva, ecco che lui ricompariva di nuovo.
Fortunatamente sarebbe andata in Brasile per le vacanze estive per due settimane, almeno sarebbe stata sicura di non rivederlo ancora per quei quindici giorni. E poi a Febbraio avrebbe iniziato il college e sperava con tutta se stessa che lui non avrebbe frequentato il Norwest Christian College.

-Dai andiamo a dormire che domani dobbiamo svegliarci presto- Alex fermò i suoi pensieri che continuavano a navigare in quel mare e che, proprio come una tempesta, portavano confusione e brutti ricordi.

Un flash balenò in Raquel e la fece agitare un pochino, -Alex ma io devo ancora preparare la valigia-
Il fratello rise, -l'ha fatta mamma oggi pomeriggio.- E ciò sembrò calmare Raquel che, sempre più entusiasta, fece un saltello e strinse forte il fratello non potendoci ancora credere. Entrò in casa e andò a lavarsi e a mettersi il pigiama. Si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi fino a quando la sua mente smise di pensare a tutto ciò che fosse successo e cadde in un sonno profondo. 

Stava camminando per le strade di Sydney con le mani nelle tasche del giacchetto nero di jeans e Floral and Fading dei Pierce The Veil che gli suonava nelle orecchie, stava raggiungendo casa di Calum dove avrebbero fatto le prove. Certo, non sarebbe stato lo stesso senza Raquel seduta su quel piccolo divano con le federe blu che lo guardava. Gli piaceva quando la ragazza andava alle prove della band. Gli piaceva guardarla e dedicarle le canzoni più belle senza che lei sapesse che fossero dedicate a lei. E poi ne stavano scrivendo una nuova che era partita proprio da lui: l'altra sera stava facendo i compiti d'inglese quando gli venne un mente una melodia, subito prese il quaderno pentagrammato e buttò giù delle note, prese la chitarra appoggiata all'angolo della sua stanza e iniziò a suonarle per vedere se effettivamente suonavano bene e scoprì che erano perfette per quelle parole che gli vennero in mente. Soprattutto c'era una frase che gli venne in mente e che rappresentava proprio il suo rapporto con Raquel: You're the thing that I can't quit. Perché lui non ne poteva fare a meno, non riusciva a smettere di pensare a lei, voleva respirarla come vapore tutto intorno a lui, voleva sentirla nelle sue vene. Aveva un bisogno essenziale di lei. Mentre pensava a come avrebbe fatto a stare due settimane senza di lei vide un ragazzo alto e muscoloso a pochi metri da lui, aveva i capelli neri e due occhi chiari che lo guadavano mentre si avvicinavano. Ci mise poco a riconoscere che era Mark. Non riusciva a credere a ciò che lui avesse fatto alla sua Raquel, una ragazza così bella e innocente, gentile e favolosa che non meritava di essere trattata in quel modo così irrispettoso. Nessuna ragazza avrebbe dovuto essere trattata così. Michael non avrebbe mai toccato una ragazza se lei non avrebbe voluto. Era una cosa che i suoi genitori gli avevano insegnato sin da piccolo e lui era fiero di essere così. Non sopportava quelle persone che pensavano che le donne fossero inferiori a loro e che potevano fare di loro ciò che volevano. Proprio no. 

-Oh guarda chi si vede!- disse Mark alzando la testa in modo di saluto strafottente. Michael non sopportava il suo comportamento. Era sempre così pieno di sé che lo mandava in bestia. Cercava di evitarlo il più possibile ma ora era stato proprio lui a parlargli quindi non poteva evitarlo. Anche lui fece un cenno con la testa, vedendo che Mark non si allontanava si tolse una cuffia, -che vuoi?-

-Sto alla grande grazie per avermelo chiesto!- rispose l'altro ironico. -No, non c'è nessun problema davvero, va tutto bene- 

Michael si rimise la cuffia e riprese a camminare ma Mark lo fermò per un braccio, -e dai stavo scherzando- disse. -Come sta Raquel?- chiese. Michael alzò un sopracciglio cercando di contenere la rabbia. Ora gli importava di Raquel? Non gli era importato molto di lei quando stavano insieme...

-Che t'importa? Non meriti né di sapere come sta, né di pronunciare il suo nome- 

-Che maleducazione! Sto solo cercando di essere gentile!- Esclamò Mark facendo innervosire Michael che, con uno scatto, si sporse verso il ragazzo e strinse le mani intorno al colletto della sua camicia di flanella verde scuro e nera. -Senti, vedi di lasciarla stare capito? Sei solo uno stronzo. Non meritava di essere trattata come l'hai trattata, soprattutto perché lei ci teneva. Hai mai pensato a come si sarebbe sentita quando sarebbe venuta a conoscenza della scommessa eh? Di quanto ha sofferto per ciò che hai provato a farle?- 

Per un attimo vide gli occhi di Mark diventare più scuri, che magari il senso di colpa era finalmente affiorato? A quanto pare, dalla sua prossima battuta sembrò di no: -ma dai, era solo per divertirsi. Scommetto che se fossi stato in me l'avresti fatto anche tu. Non puoi negare che è una figa assurda!- Fu dopo queste parole che la mano destra di Michael si staccò dal colletto e si alzò per poi atterrare in un pugno sulla guancia di Mark che, sorpreso, si ritrovò spaesato. Ma fu solo questione di due secondi che si staccò dalla presa del rosso e ricambiò il pugno dritto sulla mandibola. Il suo viso si girò verso destra e sputò un po' di sangue. Approfittando del suo momento di confusione, Mark gli diede un altro pugno e lo buttò per terra mettendosi sopra di lui. 

-Non provare mai più a toccarmi brutto pezzo di merda- disse prima di dargli un'altro pugno sul viso che, se Michael non avesse parato, gli avrebbe rotto facilmente il naso. Il rosso riuscì a capovolgere la situazione ed ora era lui sopra Mark. -Allora pensaci la prossima volta prima di toccare una ragazza- disse alzando il braccio per colpirlo di nuovo. Il labbro del moro si spaccò e il sangue iniziò a sgorgargli dalle labbra. Prima che riuscisse a restituire di nuovo il pugno un signore li fermò. Prese Michael e l'alzò dal corpo del moro. -Ma siete impazziti? Potreste farvi male. Come vi viene in mente di menarvi così? Se avete bisogno di sfogarvi andate in palestra eh- Michael strattonò il braccio che il signore teneva bloccato tra le sue mani e si asciugò il sangue dalla bocca col torso della mano. -Non finisce qui- minacciò Mark indicandolo e andandosene.  

Michael si abbassò per raccogliere il cellulare e le cuffiette che erano cadute per terra e prese il fazzolettino bagnato che il signore gli stava offrendo mormorando un "grazie". Poi continuò per la sua strada raggiungendo casa dell'amico. 

Inutile dire che, appena lo videro in quelle condizioni, tutti iniziarono a preoccuparsi e a chiedere spiegazioni mentre Calum gli prendeva del ghiaccio dal freezer. Era difficile per Michael arrabbiarsi, era un ragazzo abbastanza calmo e che prendeva tutto sul gioco senza farsi problemi se qualcuno lo provocava. Ma quando ci andava di mezzo Raquel, soprattutto con quello che Mark le aveva fatto, non ragionava. E in qualche modo sapeva di aver fatto bene a menarlo, anche se anche lui ci aveva rimesso. Nessuno parlava in quel modo di Raquel davanti a lui.

Iniziarono a provare e a scrivere quella nuova canzone venendone fuori con la prima strofa:

"I'll take what you got, got, got
I know it's not a lot, lot, lot
Cause I just need another hit
You're the thing that I can't quit
You got what I want, want, want
Here but then you're gone, gone, gone
If you told me that we were through
You know that I would break the truth"  

🌸🌸

My space:

Ciao ragazze come va? Volevo ringraziare chiunque stia leggendo questa storia, grazie per i voti e i commenti che qualche volta lasciate. Ogni giorno che passa sento che questa storia stia in un certo senso diventando sempre più mia e adoro scriverla. Spero che anche per voi sia lo stesso e spero tanto che qualche giorno arrivi nelle classifiche per fanfiction con tante belle lettrici a leggerla, votarla, commentarla e a proseguire con me finché non sia finita.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Lasciate un voto e un commento e ci vediamo nel prossimo capitolo,
Baci😘😘

-Vero🐧

Invisible~M.G.C  #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora