||Capitolo 17||

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《Eleonora!》disse minaccioso il castano.

《L-leonardo, non volevo!》borbottai.

《Non è un problema mio, così ora impari ad offendermi alle spalle!》mi strattona dal braccio ed esce un piccolo coltello, credo quelli svizzeri. Io indietreggio più che posso, ho tanta paura, ora lui è fuori di sè.

《Ti prego leo》lo imploro.

《No, e adesso vedrai!》urlò isterico. Dal polso che aveva in mano, ci fa un taglio davvero profondo, inizio a piangere ed urlare dal dolore.

《Leonardo!》urlai con le lacrime che uscivano per via dei suoi tagli sul mio braccio.

《Così impari》mi fa un ultimo taglio, ma le lacrime non cessano di uscire. Noto il mio bracco, che ormai sotto di me ha formato una piccola pozza di sangue.

《Leonardo, perché hai fatto ciò?》piansi fino ad urlare più forte.
Le urla fecero arrivare qualcuno, ma io ormai il braccio non lo sentivo più.

《Leonardo, ma cosa hai fatto?!》disse Bea sull'orlo di una crisi di nervi, arrabbiata e delusa.

《L'avevo avvertita》disse voltandosi.

《Non è vero!》urlo prima di vedere tutto buio.
Mi alzo.
Era un incubo, per fortuna!
***

《Buongiorno zia》dico ben sveglia.

《Ciao Ele, non fai colazione?》domanda sorridente. Io poso lo sguardo sul mio braccio e non c'è niente.

《È così bello il tuo braccio?》ridacchia e poi toglie la sua tazzina del caffè da cui ha precedentemente bevuto.

《N-non ho voglia》faccio un cenno di no con la testa e vado a prendere i vestiti adatti ad oggi. Le cose che ho sempre amato: la mia felpa verde 3 taglie più grande (che adoro), dei pantaloni normalissimi, e le vans.
Scendo e mi lavo in fretta.
Scendo le scale di casa, e mi affretto ad uscire, il freddo si fa sentire molto!
Mi stringo di più nel mio giaccone, e riesco a coprire le orecchie con il cappello.
Mentre cammino, vedo passare la macchina di Bea, fortunatamente non mi ha riconosciuta.
Cammino a passo spedito, solo una persona mi può aiutare, e quella persona è Federico.
Cercai una chioma mora, nella sezione 5^C.
Lo trovai a parlare animatamente con Saul.

《Scusami Saul, te lo porto via!》sorrido falsamente, in questo momento sono davvero terrorizzata. Mi viene ancora in mente la scena del sogno.

《Come va mora?》dice appena lo porto verso un corridoio, che nessuno conosce. Alla prima porta, entriamo. Questo è il posto adatto per parlare.

《Non va per niente bene!》esclamo terrorizzata. Quasi mi tiro i capelli per la paura, o per il nervoso.

《Ele, ma, cosa è successo per farti essere così spaventata?》mi domanda dolcemente, portandomi sul piccolo divanetto di quella stanza ormai dimenticata da tutti.

《V-vedi, stanotte ho fatto un incubo...》dico balbettando.

《Che tipo di incubo?》chiede curioso.

《Sinceramente non so come sia andato a finire m-ma ero in un posto con Leonardo》lui annuisce per dire che devo continuare.

《E-e lo avevo offeso alle spalle, senza volerlo, e p-poi mi h-ha minacciata》dico iniziando a tirare su con il naso e le prime lacrime iniziavano a scorrere lungo il viso.

《Ele, se non te la senti, non continuare...》dice rassicurandomi.

《No no. Devo pur sfogarmi...E dopo la minaccia ha uscito un piccolo coltello, e ha iniziato a fare tagli sul braccio, sempre più profondi, poi è arrivata Bea, e si è interrotto il sogno.》dico ormai con il viso che è diventato un fiume.
Lui mi abbraccia di più di quanto stesse già facendo.
Mi accoccolo di più al suo petto.

The brother of my best friend (#wattys2018)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora