||Capitolo 43||

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//Eleonora
Dall'inizio della scuola sono passati ben tre mesi, siamo a dicembre.
Con Leonardo va più che bene e fortunatamente abbiamo litigato poche volte ma non furiosamente.

"Ele, c'è Leo giù" oggi saremmo andati a prendere i regali di Natale.

"Vado, ci vediamo stasera" lascio un veloce bacio sulla guancia di mia zia ed esco fuori.
Come al solito davanti al cancello è posizionato il Mercedes grigio. Prontamente regalato da suo padre non appena ha compiuto diciott'anni.

"Dove ci dirigiamo?" dice, ma non prima di avermi rubato un bacio sulle labbra.

"Centro commerciale" dico prendendo la sua mano e stringendola.

"Finalmente siamo a Natale" sospira e poi continua.
"Finalmente ci sono le vacanze" dice con aria sognante.

"Dobbiamo andare a Cortina, te lo ricordo" lui storce il naso.

"Volevo stare un po' di tempo solo con te e ora che arrivano le vacanze non posso" sbuffa.
Gli stringo la mano e faccio un mezzo sorriso.

"Avremo il nostro momento, non preoccuparti"
Diciamo che nella relazione ero io quella calma e quella che la infondeva.
Mentre lui è quello che reagisce sempre impulsivamente.
Siamo un ottimo mix di caratteri, anche se quando litighiamo i nostri caratteri si scontrano e sono devastanti.

"Speriamo, magari mentre loro sono a spaccarsi il culo su qualche pista e al freddo, noi potremmo stare per i fatti nostri alla spa." annuisco, in fin dei conti non so sciare e sicuramente non mi va di diventare Rudolph dal naso rosso.

"Siamo arrivati" parcheggia l'auto e poi entriamo nel grande edificio, pronti a starci per ore.

Qualche ora dopo

"Li abbiamo presi per tutti, possiamo andare" dice Leo, 'leggermente' scocciato. Effettivamente gli ho fatto girare ogni angolo dei negozi per trovare il regalo perfetto.

"Un attimo, prendo una ciambella" dico dirigendomi verso il bar del centro commerciale.

"Gaggero" quasi sussultai all'udire della sua voce.

"Dossena" dico a denti stretti. Miriam ha terminato gli studi al liceo, quindi per me è stato un vero toccasana non averla più fra i piedi.

"Come mai qui? Dolce compagnia?" dice fingendosi interessata.

"Non credo che ti debba interessare, Dossena" cerco di rimanere impassibile alla sua presenza. Intanto pago il conto ed attendo la mia ciambella.

"Oh, Leo, vero?" dice osservando il moro, appoggiato al carrello contenente tutti i pacchetti e buste.

"Cosa Leo?" la guardo negli occhi per la prima volta dopo mesi. La guardo in modo fulminante.

"Siete tornati insieme, giusto?" mi limito ad annuire e la sento ridacchiare.
Sbuffo sonoramente e intanto penso che stiano cuocendo adesso la mia ciambella, visto il ritardo.

"Non penso che tu possa rovinarci la vita anche fuori dalle mura del liceo, ma sei un'arpia, mi aspetterei di tutto da te" mi fermo un momento per assaporare il suo sguardo sorpreso.

"Beh, mi congedo dicendoti che la relazione va a gonfie vele e sicuramente non è più fragile come prima. Buona vita da donna dai facili costumi, Dossena" prendo la mia ciambella e la lascio lì impalata.
Un intero anno di torture subite da lei e quello che le ho detto è anche riduttivo.

"Quanto tempo per una ciambella" dice togliendo dolcemente il cellulare e ponendolo in tasca.

"Ne è valsa la pena" sogghigno.

The brother of my best friend (#wattys2018)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora