4. Messico

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" Lo stavo abbracciando e... poi lo baciai, BLIM, l' arrivo di un messaggio, un mio movimento, BLIM, l' arrivo di un altro messaggio, BLIM, BLIM". Mi svegliai di soprassalto ritrovandomi seduta in una posizione scomposta. Mi massaggiai gli occhi e le tempie, e poi ancora quel fastidioso BLIM.



Presi il cellulare e guardai l' ora: le sei di sabato mattina, chi poteva avere qualcosa di così tanto importante da svegliarmi a quell' ora?


Un brutto presentimento mi fece correre un brivido per la schiena. Premetti l' iconcina dei messaggi e vidi comparire il nome di Derek con il numero cinque di fianco. Cliccai su "DEREK" e lessi i messaggi:


"Abbiamo un problema, un grosso problema. Venite al più presto." "Sai dove siamo? Città del Messico, in periferia nord-est, dall' autostrada, a due km dal primo casello, si vede un grosso capannone. Siamo lì.".


Quei primi due erano arrivati alle cinque del mattino, il terzo e il quarto alle cinque e mezza e dicevano: "Allora stai arrivando?" e " Alice? Allora ci sei? E' urgente!". Quello appena arrivato era quello con più punti esclamativi: "Alice!!!!!! Devi partire ora! Immediatamente! E' molto urgente!!!!!!!!!!!!".


Mi vestii in fretta e furia, mandai un veloce messaggio a Lydia dicendole di mettersi in viaggio.


Mi caracollai giù per le scale e salii in macchina e partii per l' autostrada. Mentre guidavo mandai un messaggio a Malia, Alison e Kira dicendo che dovevamo incontrarci fuori Beacon Hills, come avevo scritto a Lydia, ma di raggiungermi con una sola auto perché altre tre sarebbero state inutili.


Premetti l' ultimo "invia", ma tenni in mano il telefono: dovevo chiamare anche Richard? Ora teoricamente anche lui faceva parte del "Branco", ma volevo davvero fargli rischiare così tanto? E se non voleva venire? Se per lui fosse stato una costrizione?


Troppi "ma" e troppi "se". Gli inviai lo stesso messaggio con la variante di farsi trovare pronto a casa sua; se avesse letto il messaggio, bene, altrimenti sarebbe rimasto dov' era, pensai risoluta. Rispose. Mi disse che era d' accordo e che sarebbe venuto, così deviai per casa sua; mi fermai davanti al cancello giusto i pochi secondi necessari per farlo salire, poi ripartii in silenzio. Dopo mezz' ora arrivai all' autostrada. Lydia e le altre erano già lì. Scesi dalla macchina e scambiai qualche indicazione e spiegazione, giusto per far capire perché le avevo tirate giù dal letto a quell' ora. Poi tornai in macchina e ripartimmo.


Dopo circa tre quarti d' ora le mie mani si erano intorpidite e l' adrenalina di cui prima ero stata piena, scivolò via come acqua tra le mani. Richard se ne accorse e si propose per guidare lui per un po'. Sapeva la strada quindi potevo stare tranquilla e così sprofondai in un dormiveglia confuso e pieno d' ansia. Dopo quelli che mi sembrarono cinque minuti, mi risvegliai. Ero in una posizione scomoda e mi faceva male il collo. Guardai le ore sulla radio: erano le otto e tre di sabato ventotto settembre, avevo dormito per altri tre quarti d' ora. Guardai Richard e vedendolo un po' stanco, ci demmo di nuovo il cambio.


Guidai per un' altra ora e mezza, ovvero fino a quando non arrivammo tutti al casello che mi aveva indicato Derek. Facemmo un breve punto della situazione e poi risalimmo in macchina. Alison, vedendoci molto stanchi, si offrì di guidare sulla mia BMW al posto di Richard e io e lui ci sedemmo dietro e ci addormentammo, io con un suo braccio sulle spalle, cosa che se non fossimo stati in quella situazione, mi avrebbe colpito e ne sarei stata scioccata e, allo stesso tempo felice, ma lì per lì, non me ne accorsi nemmeno.


Dopo circa tre ore e mezza di viaggio eravamo finalmente arrivati al capannone e lì trovammo i ragazzi. Scendemmo dalle macchine e quando si accorsero che c' era anche Richard lo guardarono tutti stupiti. Io per tutta risposta lanciai un' occhiata a Derek, che fece un impercettibile segno con la mano e i loro sguardi ritornarono a posarsi su di noi. Dopo di ché me ne accorsi subito: c' era qualcosa che non andava, e sarebbe stato palese anche per chi non avesse conosciuto le circostanze. Non si capiva solo dalle facce dei presenti, ma anche perché mancava qualcuno, e non ci misi molto a capire chi.


-Dove sono Scott e Peter?- chiesi. La mia voce suonava roca e impastata. I ragazzi fecero delle lievi smorfie e Aiden si diresse verso di noi e ci allontanò dal resto del gruppo. Avevo il sospetto che avessero scelto lui per darci le cattive notizie perché era gay. Quel pensiero era tanto stupido quanto fu veloce ad andarsene dalla mia mente.


-Okay ragazze, e ragazzi,- aggiunse guardando Richard,- volete prima la parte migliore, o quella peggiore?-


-Peggiore-, rispondemmo in coro.


-Unanime e concorde. Va be'. Lo avete voluto voi. Scott è scomparso -. Tutte fummo prese da uno spasmo unico, tranne Kira, lei era rimasta pietrificata dalla prima parola dell' ultima frase.




Out the real [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora