Fino a quel momento infatti.
Non ci vedevo più, la vista era tremendamente sfuocata, le immagini erano confuse, troppo confuse.
Ma una cosa la sapevo: mi stavano ammanettando. Non sapevo chi, perché o dove, ma sentivo qualcosa stringermi dolorosamente i polsi. E sapevo anche che gli artigli e i canini erano sfoderati, acuminati e taglienti.
Ma non potevo muovermi, la presa delle manette era troppo salda. Mi dimenavo con gli occhi appannati e le zanne impotenti.
Poi le forze vennero meno e mi calmai. I miei aggressori mi lasciarono, ma non potevo comunque muovermi, i polsi circondati dal ferro.
Poi un dolore lancinante mi percorse il braccio, fino ad arrivare alle dita; e nello stesso momento fu come se mi avessero strappato via i denti. Il dolore era troppo forte, cercai di portarmi le mani alla bocca, ma caddi nel buoi totale.
Sapevo che non era vero, nel subconscio c'era qualcosa che me lo faceva capire, ma le immagini erano comunque spaventose.
C'era sangue, sangue dappertutto e quelli che sembravano cadaveri erano sparsi per terra. C'era anche del fuoco, ma la mia vista non era nitida e vedeva come delle forme rossastre.
E poi le urla, da far male alle orecchie. C'erano grida di bambini, piccoli, neonati, di uomini, di donne, ma tutto rimaneva avvolto nel caos, come dall'altra parte di un vetro smerigliato. Ma sembrava di esserci dentro in quella confusione, ma non era vero, così terrificante, sbagliato, sfocato...
La prima cosa che sentii fu la fame. Ma era diversa, sia la fame -più cruda, la voglia di mordere, la voglia di carne viva- sia il modo di percepirla.
Era diverso il modo di percepire tutto.
Sentivo ancora le manette, strette attorno alle mani, ma era un dolore diverso, strano, che non avevo mai sentito così.
La vista non era tornata. Cercavo di liberarmi da quella sensazione di strano e insolito, quando le mani furono scosse da degli spasmi, e poi il dolore.
E la sensazione anomala svanì.
E poi fu come se tutto andasse al rallentatore.
Nella mia mente si formò l'immagine di un animale, un grosso animale che ululava alla luna piena, e subito dopo, quando nella visione la luna scomparve, il lupo si trasformò in una persona, ma, non so come, la figura si mise a fuoco e quella persona ero io.
Poi, subito dopo, le forze mi abbandonarono e caddi a terra. Però la mente rimase sveglia, e una sensazione, se possibile ancora più incomprensibile di prima, mi attraversò la testa.
Tutto ad un tratto non c'era più la parte animalesca, ma solo quella umana. E delle immagini, pensieri, mi affiorarono come coccodrilli in una palude: se ne sente la presenza, ma non si vedono.
... Non ricordavo niente, questa fu la prima concezione. Nessun ricordo prima delle manette... Poi ne venne un altro: quel posto era familiare, ma non così tanto da poterlo riconoscere: le pareti erano umide, e la luce non filtrava dalle bocche di lupo, da tanto erano sporche, forse ero in un seminterrato... E poi vidi che gli artigli erano aguzzi sulle dita, eppure non ricordavo di averli "richiamati"... anche i canini erano appuntiti e duri contro le labbra.
Cercai di muovermi, ma le manette erano troppo strette e le catene troppo corte per consentire di muovermi. Una gamba si era fastidiosamente addormentata, nella scomoda posizione in cui ero. Ma non era il problema principale.
C'era un'incomprensibile consapevolezza che quell'essere "umana" non sarebbe durato molto, e volevo assolutamente darmi delle risposte.
Cercai di guardami attorno, ma vedevo solo muri grigiastri e una luce fioca -doveva essere giorno- che cercava di filtrare dalle finestrelle malconce.
Sentivo di dover fare qualcosa, ma non sapevo cosa.
Ma non potei pensarci più di tanto, che i miei dubbi si avverarono.
Pochi minuti dopo quella sorta di fame cruenta era tornata e la vista si era di nuova fatta confusa. In più c'era quel costante fastidio dei canini e delle unghie affilate, sempre acuminati e sporgenti.
Quella parte di me odiava, a quanto pare, essere ammanettata a quel modo e cercava in tutti i modi di liberarsi, mentre delle fitte dolorose mi attraversavano il braccio. Ma al lupo dentro di me non interessava di quella tortura e ad un certo punto sentii le catene che per poco non cedettero. E ce l'avrei fatta sicuramente se in quell'istante una porta da qualche parte non si fosse aperta con un tonfo e delle braccia possenti non mi avessero trattenuta per terra.
Non sapevo a chi appartenessero quei muscoli, ma in qualche modo li riconoscevo. Poi uno sprazzo di quella parte per così dire razionale di me stessa, si ricordò che un lupo riconosce gli odori familiari e di conseguenza i suoi simili che hanno quell'odore.
Mi sforzai, o almeno la mia frazione animalesca ci provò, di concentrarmi su quell'odore e capire a chi appartenesse. Ci riuscii, alla fine seppi di chi era quell'odore, ne vedevo il nome stampato nella mente. Eppure non sapevo riconoscerlo. Era come avere davanti una parola in una lingua sconosciuta che però si è già sentita da qualche parte.
Q2
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Out the real [IN PAUSA]
Teen FictionAlice, la sorella di Derek, è innamorata segretamente del suo migliore amico. Quando finalmente lui sembra ricambiare i suoi sentimenti lei e tutto il branco dovranno scontrarsi con molti problemi... QUESTA STORIA NON L'HO SCRITTA IO MA UNA MIA AMIC...