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-Ah prego Alice, non c' è di che!

Ci mettemmo tutte a ridere e cominciammo a fare qualche partita di schiaccia 7, dove Malia continuava a intercettare la palla con i suoi riflessi.

Il resto della mattinata passò tranquillamente -se per "tranquillo" si intende come i primi cinque minuti-, e all'ora di pranzo vidi Lydia abbandonare le nostre super schiacciate da lupi -nel vero senso della parola- e tirare fuori da una borsa frigo delle porzioni di riso in insalata.

-Non vorrei disturbare il vostro super allenamento da grosse e cattive creature soprannaturali, ma anche il cibo non è proprio inutile!

E meno male che avevamo scelto una spiaggetta un po' appartata, altrimenti la gente avrebbe potuto chiedersi cosa fossimo.

Non feci quasi in tempo a recepire cosa aveva urlato la mia amica che mi ritrovai sommersa da schizzi e spruzzi. Mi accorsi che un ammasso di creature informi stava uscendo dall'acqua, caracollandosi sulla sabbia e urlando come indigeni.

-Si mangia!!!-

Subito un gorgoglio giunse dal mio stomaco, e dovetti ammettere che i ragazzi non avevano tutti i torti e seguii quella massa confusa fino all'ombrellone.

Il pranzo era stato preparato molto gentilmente da Melissa, e naturalmente mangiammo divinamente; oddio "mangiammo" era un termine un po' sbagliato rispetto alla realtà, abbuffare, forse si addiceva di più.

Il rumore delle onde sul bagnasciuga era rilassante come pochi, e il respiro calmo di Richard contro la mia testa, rendeva il tutto ancora migliore. Inspirai una boccata del suo profumo, così familiare e dolce: sapone neutro, acqua di mare e un po' di sudore. Era un odore che non avrei mai dimenticato.

Lo sentii muoversi e mi passò una mano tra i capelli umidi e increspati dal sale; mi diede un piccolo bacio sulla testa e poi sulla fronte, di quelli che adoravo. Ma non potei godermi la dolcezza di quel piccolo gesto, che le sue labbra morbide arrivarono alle mie e una semplice coccola si trasformò in tutt'altro.

Mi abbracciò con le sue braccia enormi, calde e muscolose -a volte mi meravigliavo di quanto potessero esserlo, non essendo una creatura-; a quel pensiero un neurone del mio cervello mi mise in allerta, ma lo ignorai spudoratamente. Ricambiai l'abbraccio mettendo le mani sul suo viso e osservandone ogni minimo particolare. Gli occhi erano scuri, profondi, ma allo stesso tempo dolci e affettuosi; la fronte alta e i capelli corti e quasi corvini gli contornavano il viso, mentre la bocca rosea e morbida, in quel momento era piegata in uno di quei suoi sorrisetti maliziosi.

Si sporse di nuovo verso di me e i baci continuarono, ma ad un certo punto mi passò una mano sulla coscia tirandomi più vicina e mi ritrovai il suo viso sopra il mio, un corpo sopra l'altro, senza distanza a separarci.

Nel mezzo di una bacio gli sorrisi e i suoi denti sfregarono i miei. Ne approfittò per mordicchiarmi il labbro e non potei più resistere. Lo sapevo di non essere in una camera, ma in una spiaggia dove chiunque avrebbe potuto vedere, il problema era che il novantanove virgola novantanove per cento della mia testa era in una fase di trance, ibernata, che ragionava solo con l'adrenalina.

Mi buttai quasi letteralmente sul suo corpo scolpito, cercando di far scomparire lo spazio, anche se di pochi centimetri, che ancora rimaneva tra di noi. E il bello era che Richard continuava a ricambiare, ogni bacio, ogni carezza.

Era una di quelle sensazioni che di norma avrebbe fatto venire i brividi, ma a ma i brividi venivano per un piccolo bacio: questo era molto di più, eravamo io e Richard ridotti ad una cosa sola, ad un' unica sostanza.

Lo fermai per un attimo, gli occhi che gli brillavano, che ci brillavano. Gli spostai la punta di una ciocca che gli ricadeva sulla fronte e appoggiai la mia testa contro la sua, continuando a guardarlo. Uno sguardo anomalo da parte sua mi fece intendere che non riusciva a capire come mai mi fossi fermata proprio in quel momento.

-Non so come dirtelo, ma... non avresti potuto scegliere momento migliore- continuai con l' adrenalina che si calmava e la gioia che sfociava in un sorriso.

-Quando ieri sera abbiamo fatto la passeggiata, ti ho detto che era tutto magnifico, ma non è vero. E' di più, è il numero più alto che tu possa pensare di più e...

Ma quelle parole facevano un altro effetto dette ad alta voce. Se nella mia testa mi erano sembrate adatte nella mia piccola mente, là fuori non erano che parole appunto. E con lo sguardo di Richard mi sentivo ancora più a disagio.

-Ehi,- mi interruppe. -Tranquilla. Lo so che non sono male come baciatore e tutto quanto, ma non agitarti- disse con le labbra piegate sempre con quel sorrisino. Anche io sorrisi, era troppo vero quello che aveva appena detto.

Mi accarezzò la spalla e continuò a parlare:- Forse ho capito quello che vuoi dirmi: non ci sono parole per descrivere tutto ciò, ma queste parole, ti sembrano troppo insulse, troppo "frase preconfezionata"...

Di sicuro lo avrei lasciato parlare per ore, ma una piccola pare del mio cervello mi spinse ad interromperlo.

-Mi conosci troppo bene; un giorno o l' altro finirai per entrare nella mia testa e vedere tutte le assurdità che ci sono dentro.

-Be' potrei entrarci comunque con qualche altro bacetto- disse con un' alzata di sopracciglia.

-Ehi, ma questo è ricatto!- esclamai. Ma subito la sua bocca si tuffò sulla mia e gli sorrisi nel bacio.

-Se proprio vuoi venire a sapere quello per cui le mie meningi lavorano tutto il tempo, potresti anche solo chiedere.

-Le parole sono meglio dei miei baci? E' un insulto- disse indignato. Ma si piegò ancora verso di me.

Ora le coccole erano diverse da prima, meno passionali, più divertite e dolci.

Out the real [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora