E così, cullata dal respiro di Richard mi addormentai.
Mi accorsi piano piano di essermi svegliata; il sole entrava nella stanza, ma considerando che avevamo lasciato le ante della finestra aperte poteva anche non essere troppo tardi.
Scostai il braccio di lato e incontrai il corpo di Richard apparentemente ancora addormentato. Mi girai e il suo volto tranquillo, gli occhi chiusi e il respiro regolare me lo confermarono.
Mi feci più vicina, attenta a non svegliarlo e sentii il suo petto caldo contro la mia testa. Mi costrinsi a non pensare al fatto che quella temperatura non sarebbe rimasta uguale tanto a lungo e mi accoccolai sempre cercando di non fare movimenti bruschi.
Be' non servirono false speranze; Richard si svegliò qualche momento dopo di me e quando aprì gli occhi sorrise, capendo cosa stavo pensando.
Sentii che mi abbracciava, con una mano tra i capelli, l' altra sotto le coperte, e avvicinandosi mi sussurrò all' orecchio: -Colazione e dopo bagno al mare? Risposi annuendo e dopo qualche altra carezza a cui ne io ne lui potevamo resistere, ci cambiammo e scendemmo nella sala da pranzo.
Come la sera prima la cena era stata impeccabile, quella mattina c' era tutto per una colazione perfetta: pane, burro, latte e caffè,... Più una vasta scelta tra croissant, panini dolci e focaccine.
Anche Richard non si trattenne, e dopo quello che speravo fosse il solo pasto della giornata (avevo davvero mangiato troppo), salimmo ancora in camera. Dovevamo sì andare in spiaggia, ma decidemmo di aspettare almeno due ore per il bagno dato tutto quello avevamo ingurgitato come animali -e a quel pensiero mi corressi ricordandomi che io ero un animale-, quindi optammo per un giro nei dintorni.
Mi resi conto che fu un' ottima idea perché non appena fossi arrivata al mare mi sarei buttata in acqua, quindi presi una borsetta con le chiavi della camera e il telefono e scendemmo nella hall.
Long Beach era davvero fantastica: nella zona dei negozi c' erano almeno il quadruplo di vetrine rispetto a Beacon Hills, e ad un certo punto Richard alzò gli occhi al cielo e disse: - Okay, se la smetti di sbavare davanti ai negozi al posto di me- e mi lanciò un' occhiata eloquente. - Potrei pensare di farti entrare. -Va bene mamma. Allora se non faccio i capricci, mi compri il vestitino nuovo?- dissi incrociando le braccia dietro la schiena come una bimba furbetta. E quindi, mentre Richard si chiedeva palesemente se fossi la stessa ragazza che se lo era sbaciucchiato per benino la sera prima, io lo trascinavo in uno dei tanti punti vendita, uno a caso data la grande quantità.
Non ero di certo quella che si definisce una fanatica dello shopping (ehm ehm, Lydia...), ma a quanto diceva la mia amica avevo un senso spiccato per gli abbinamenti e mi piaceva passare i pomeriggi nei centri commerciali a provare vestiti e scarpe.
E quello era davvero una boutique perfetta: non c' era confusione, il che era molto importante, i vestiti erano piegati ordinatamente sugli scaffali, e non c' era molta gente.
Adocchiai subito delle t-shirt davvero carine, del tipo un po' sexy senza esagerare e lì vicino c' erano anche dei jeans con delle paillettes sull' orlo. Li presi e li portai subito al camerino. Notai anche che le commesse non erano venute a chiedermi "se avevo bisogno d' aiuto" o "se potevano consigliarmi qualcosa", come facevano tutte le ragazzine col piercing all' ombelico dei negozi a cui ero abituata e che si credevano tanto solo perché si vestivano "come quelle della tangenziale", come se ci si potesse vantare di una cosa simile, poi.
La cosa andò avanti così per un altro po', ma quando mi accorsi che era passata quasi un' ora, dissi a Richard che avevo terminato e che dopo aver pagato avremmo potuto fare qualcosa che piaceva a lui.
Quindi uscimmo dal negozio con una borsa ciascuno in mano, e andammo avanti per il grande viale alberato, in cerca di qualcosa ben lungi da vestiti e borsette.
Dopo qualche minuto vidi Richard volgere lo sguardo verso uno di quei negozi dove si vendono video-giochi, Play-Station, giochi virtuali e quant' altro, insomma cose che per me parlavano arabo, ma d' altronde per lui doveva essere stato così con me poco prima.
Quasi con un tacito accordo entrammo e mi sembrò che la tecnologia lì dentro fosse la padrona di casa: c' erano schermi con tutti i tipi di video-game, scaffali pieni zeppi di cofanetti per la PS, e ragazzi, commessi e non, dappertutto.
Seguii il mio di ragazzo che si stava già buttando in mezzo alla mischia e gli tesi la mano. Sì fermò davanti ad uno scaffale con una sola serie di giochi: Fifa,Ultimate Team.
Il nome non mi era nuovo date le tante volte in cui i ragazzi del Branco e non, ci avevano giocato. In pratica consisteva nel creare una squadra di calcio e farle vincere le partite, ovvero gioco stupido quanto inutile.
Richard cominciò a maneggiare i vari cofanetti con fare alquanto esperto. Ad un certo punto si voltò verso di me, che nel frattempo osservavo invaghita il video di uno di quei gingilli, e mi chiese:- che te ne pare? - Mi mostrò la copertina del video-game e mi rivolse uno sguardo con quei suoi occhi neri.
-Hai presente che prima con i vestiti e le scarpe non ne capivi niente? Ecco, detto con termini scientifici e tecnologici- aggiunsi con gesto per indicare l' ambiente. -Le mie conoscenze nel tuo campo non pareggiano quelle del mio, ovvero non ne capisco niente.
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Out the real [IN PAUSA]
Teen FictionAlice, la sorella di Derek, è innamorata segretamente del suo migliore amico. Quando finalmente lui sembra ricambiare i suoi sentimenti lei e tutto il branco dovranno scontrarsi con molti problemi... QUESTA STORIA NON L'HO SCRITTA IO MA UNA MIA AMIC...