Mi appoggiai al morbido cuscino imbottito di piume e calmai il respiro.
Per molti sarebbe potuta apparire una scialba stanza d'hotel, con le pareti spoglie e chiare e un letto un po' in vecchio stile con la testata in ghirigori di ferro battuto, ma non a me.
Sapevo benissimo dov'ero, la parola, il nome di quella stanza era impresso nella mia mente come a fuoco, ma niente di niente si trasformava in pensiero concreto per poterlo veramente definire.
Ma ragionai sul fatto che se fossi rimasta sotto le lenzuola leggere, appoggiata ai gomiti, non avrei risolto niente, e in più mi si sarebbero addormentate le braccia, provocando il solito fastidioso formicolio.
Mi alzai, ma subito dovetti appoggiarmi alla sbarra di ferro del letto che un leggero capogiro mi colse. Notai che lì di fianco c'erano delle infradito e più le osservavo più mi sembravano un fiore esotico e coloratissimo: qualcosa di insolito, fuori dal comune per la bellezza, ma comunque conosciuto grazie a foto o cose del genere.
Le avevo già viste, ricordai sempre con quella percezione di familiarità, ma -ovviamente ci doveva essere un "ma"- non ricordavo ne dove, ne quando... Figuriamoci... cominciava a darmi sui nervi il fatto che ogni volta che giungevo ad una conclusione c'era perennemente qualcosa ad ostacolare l'arrivo ad una vera e propria risposta.
Lasciai stare le ciabatte di plastica e mi guardai più attentamente in giro. A parte il letto, gli unici mobili erano un comodino di fianco alla finestra e un armadio a muro sulla parete di fronte.
Non c'era, per quanto strano, niente ad impedirmi di aprirlo e quando dischiusi le ante bianche scoprii che era completamente vuoto, un sottile strato di leggera polvere a ricoprire i ripiani sgombri.
Stavo per richiuderlo, quando un oggetto in un delle mensole più alte mi saltò all'occhio. Mi alzai sulle punte e lo presi.
Ma non appena lo sfiorai, una scossa mi attraversò il braccio. Lo tirai indietro di scatto e mi massaggiai la mano. Eppure non era stato per niente doloroso... Già... non era stata una vera e propria scossa, ma qualcosa di meno materiale... assomigliava, per quanto potessero un sussulto e delle infradito, a quella sensazione che avevo provato quando stavo per scendere dal letto e le avevo viste, le ciabatte...
Ma le rimossi ancora una volta e mi concentrai sull'oggetto trovato nel mobile.
Tentai di prenderlo ma un altro guizzo mi fece tremare la mano e lo feci cadere.
Ora si trovava ai miei piedi e mi inginocchiai per terra, sulla moquette grigiastra.
Era una specie di scatoletta circolare, con uno strano disegno sopra.
Strano, ma per una remota parte del mio inconscio, conosciuta.
Assomigliava ad un triangolo ma i vertici erano come tre spirali... E quel pensiero fu subito seguito da un altro: qualcosa nella mia testa risuonò come Alfa... Beta... Omega...
Ma subito quelle tre parole che sembrava conoscere solo quella parte nascosta della mia testa, scomparvero dimenticate, come se niente fosse successo, come delle impronte sulla spiaggia rimosse dalle onde sulla battigia.
Inconsciamente mi accorsi di aver preso di nuovo in mano quell'aggeggio e mi meravigliai nel constatare che le scosse erano state sostituite da una sorta di benefica corrente di energia positiva. Era come se un fluido caldo partisse dal centro di quel vecchio cofanetto e dilagasse fino alle mie dita per poi risalire dalle braccia e diffondersi per tutto il corpo.
C'era come un fessura, come se fosse composta da un coperchio e un contenitore; provai ad aprirlo mentre la corrente continuava.
L'interno non era niente di speciale se non per quei cinque fori intagliati a cerchio nel legno. Quel cerchio però non era regolare e dopo un attimo capii che quei buchi servivano per infilarci le dita di una mano.
Rimasi leggermente sbigottita a quella conclusione, era una cosa molto strana.
Poi un lieve pensiero mi attraversò il cervello, leggero e innocuo come un fiocco di neve: perché non provare a metterci le dita dentro?
Ma una vocina nelle mie meningi mi disse che non era una buona idea.
E non era una di quelle considerazioni premonitrici che non si ascoltano mai, ma una vera e propria sensazione che mi allertava, mi diceva che se ci avessi anche solo provato me ne sarei pentita amaramente.
Fissai di nuovo quei cerchietti scavati e tutto d'un tratto non mi sembravano più dei semplici forellini, ma lunghi e profondi tunnel di ignoto, che esercitavano su di me una forte attrazione e insieme mi ammoniva di stare attenta, molto attenta.
Mi accorsi di star fissando il simbolo inciso sul coperchio che tenevo nell'altra mano e subito dopo tre parole mi comparvero nella mente, una dopo l'altra, sconosciute e al tempo stesso familiarissime: Alfa... Beta... Omega...
A quel punto la testa cominciò a girare e il pavimento di marmo chiaro mi appariva sempre più sfocato...
Mi sentii cedere le gambe... ma appena prima che cadessi per terra sbattendo la testa qualcosa mi sorresse e mi prese in braccio.
Capii che quella cosa era una persona e mi stava parlando ma non riuscivo a capire niente... provai invano ad aprire di più gli occhi, mentre una serie di sussurri senza senso mi arrivava alle orecchie.
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Out the real [IN PAUSA]
Teen FictionAlice, la sorella di Derek, è innamorata segretamente del suo migliore amico. Quando finalmente lui sembra ricambiare i suoi sentimenti lei e tutto il branco dovranno scontrarsi con molti problemi... QUESTA STORIA NON L'HO SCRITTA IO MA UNA MIA AMIC...