9.Permanenza

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Sharon's Pov

Non appena Harrison e gli altri ragazzi vedono lo stato in cui è ridotto Zende, non sembrano apparire sorpresi. Preoccupati sì ma non sorpresi. Segno di essere abituati a tutto questo.
Osservo anch'io il ragazzo sdraiato sul mio letto e provo un senso di inquietudine.
Come può un ragazzo così giovane portarsi dietro così tanti problemi? E poi, perché farlo? Sua sorella non ne ha già dovute affrontare abbastanza?
La perdita dei genitori è una cosa davvero terribile, crescere senza almeno una delle due figure più importanti della propria vita, è una situazione che fa perdere la testa ma, nel caso di Eve, lei si ritrovata a dover gestire un fratello maggiore che le porta quasi ogni sera dei problemi.
Non tollero il comportamento di Zende, penso siano così stupidi i suoi gesti che ogni volta che il suo sguardo incontra il mio sento che da un momento all'altro potrei esplodere rivelandogli tutto il rancore che nutro nei suoi
confronti.
Zende deve capire che sua sorella, Harrison e gli altri
ragazzi hanno altro a cui pensare, e che di certo non possono badare a uno come lui.
Non oso immaginare cosa sarebbe successo se ieri sera oltre a ritrovarmi questo ragazzo irresponsabile, fosse spuntato alla porta il tizio che l'ha picchiato fino a ridurlo

in questo stato; occhi gonfi e rossi, labbra spaccate e lividi ovunque.
Zende ha picchiato, si è difeso, ma questo non è bastato per proteggersi dai due ragazzi che hanno avuto la meglio su di lui.
Per fortuna, è riuscito a scappare, ma perché venire qui? Perché non ritornare a casa dalla sorella che, disperata, lo stava cercando?
È ormai mattina e a controllarlo siamo rimasti solo io, mio fratello e Nic.
Improvvisamente Harrison si alza dal letto di Zende, o meglio dal mio, e osservandomi si avvicina per sussurrarmi qualcosa all'orecchio.
«Io e Nic dobbiamo uscire per portare delle cose al negozio da Larry e Leroy è da Eveline, pensi di poter rimanere con Zende ancora un po'?» chiede e io rimango in silenzio per cercare in me stessa tutta la forza che ho per non dirgli di no.
Annuisco semplicemente, ma l'idea di rimanere da sola con il migliore amico di mio fratello, non mi rende poi così tranquilla. Anzi, per niente!
«Cercheremo di fare presto, chiamo Leroy così può darti una mano» Accenna un sorriso, ma leggo chiaramente la stanchezza sul suo volto.
«D'accordo» Dico per poi osservarlo scendere le scale. Rientro nella mia camera e sicura che Zende dorma, mi avvicino al letto.
Lo guardo.
Occhi chiusi, capelli leggermene scombinati e dalla scollatura della maglietta bianca si riescono a intravedere benissimo i tanti tatuaggi che ha sul petto.
Per fortuna il suo respiro si è regolarizzato, ma quando è arrivato qui, la scorsa notte, è stato davvero terribile.

Urlava non appena uno di noi cercava di medicare le sue tante ferite.
"Non toccarmi!", "Non ho bisogno di voi" gridava, ma alla fine non appena Harrison o Leroy si allontanavano, lui ricominciava a respirare in modo affannato.
Paura? No, non penso, lui non sembra avere paura.
Non riesco bene a capire i suoi sentimenti, ma penso che neanche lui riesca a intuire bene ciò di cui ha bisogno. «Smetti di fissarmi!» Dice improvvisamente e io, sorpresa, distolgo lo sguardo dal suo corpo. Non mi sono accorta che aveva aperto gli occhi e mi stava guardando.
«Come stai?» Gli chiedo andando verso le tende per aprirle leggermente, ma lui obbietta emettendo insistenti lamenti. Sembra un vampiro che odia la luce del sole.
«Ti fa ancora male?» Insisto per sapere come stia ma lui gira il volto verso la porta come se non volesse guardarmi. Davvero dobbiamo continuare così? Cos'è, un gioco? «Harrison è andato al negozio per...».
«Lo so» Sussurra e io, anche se non può vedermi, alzo gli occhi al cielo. Devo resistere, non posso urlargli contro, penso di averlo fatto abbastanza ieri sera prima dell'arrivo dei ragazzi.
Prendendo un forte respiro, decido di insistere nel cercare di costruire un qualsiasi dialogo con lui, così faccio qualche passo fino a che non mi ritrovo davanti alla sua visuale. «Vedo che ti è passata la sbornia» Fingo un sorriso ma Zende non ci sta, mi lancia uno sguardo arrabbiato.
«Vai via. Voglio rimanere da solo». Dice, ma io ostinata faccio finta di non sentirlo.
«Si dà il caso che tu sia nella mia stanza Zende» Spiego e lui socchiude gli occhi, allarmata mi avvicino.
Se ritorna a stare male, cosa faccio? È il caso di chiamare

Il migliore amico di mio fratello - Zayn Malik [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora