22.Convivenza

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Sharon's Pov

La mattina seguente mi sveglio con un mal di testa martellante. Quando provo a muovermi il mio corpo è bloccato, avvolto da due forti braccia.
Per l'imbarazzo richiudo subito gli occhi riaprendoli poi lentamente.
Dovrebbe esserci Leroy qui, al mio fianco, invece c'è Zende.
Non vorrei alzarmi ma questo contatto con il migliore amico di mio fratello non va bene. Inoltre non ho voglia di sentire parlare nessuno, ho semplicemente bisogno di rilassarmi, pensare e ascoltare della buona musica.
Cercando di non svegliare Zende, tolgo le sue braccia dal mio corpo e mettendo le scarpe, mi alzo per andare in bagno.
Che ore sono? Cerco un orologio ma a quanto pare Zende non ne tiene nemmeno uno in questa casa.
Ho dimenticato tutto a casa, la borsa, il cellulare, insomma ho con me solo una felpa nera e i vestiti di ieri.
Dovrei farmi una doccia e sistemare i capelli, insomma in uno stato pietoso!
Chiudo la porta del bagno alle mie spalle e guardando ancora una volta la mia figura riflessa allo specchio sospiro.
Stanotte non ho dormito molto e ho delle occhiaie terribili, i capelli arruffati e le guance arrossate.
Apro il rubinetto dell'acqua per rinfrescare il viso.
Tolgo i vestiti ed entro in doccia. Non perdo molto tempo e così, rivestendomi ritorno in camera da letto dove Zende continua a dormire.
Mi avvicino verso la finestra, scosto leggermente la tenda venendo subito abbagliata dalla luce del sole.
Zende sentendo il rumore, tenendo ancora gli occhi chiusi, inizia a emettere un verso di disaccordo.
«Buongiorno!» Gli dico andando verso di lui sedendomi sul letto.
«Stai buona, chiudi la tenda e ritorna a dormire!» dice, ma io sorrido per la faccia buffa che ha. Zende apre un occhio, poi l'altro e mi guarda serio.
«Che c'è?» Chiede notando il mio sguardo fisso su di lui. «Non pensi sia ora di alzarti?» Domando ma lui prende il cuscino e me lo lancia contro colpendomi in viso.
«Cosa? Perché l'hai fatto?» domando, ma lui cambia posizione ignorandomi.
«Parli troppo Sharon, datti una regolata o sarò costretto a interrompere questa nostra convivenza!». Consapevole che non mi darà ascolto, mi alzo dal letto e lanciando il cuscino verso di lui, esco dalla stanza.
Ho fame.

Vado in cucina e quando apro il frigo, quello che trovo è semplicemente una marea di lattine di birra. Questo ragazzo va avanti così?
Richiudo lo sportello sedendomi al tavolo osservo fuori dalla finestra.
Sono in una palazzo poco distante dal centro di Londra, in una casa a me del tutto sconosciuta che appartiene a Zende, quel Zende che fino a qualche giorno fa non potevo neanche vedere.
Forse dovrei mettere da parte tutto il mio rancore e riprovare a essere sua amica? O semplicemente dovrei smetterla di pensarci e tornare a casa da Harrison?
L'unica cosa che so è che per adesso, sento che il mio posto è qui, col ragazzo tatuato e dai mille problemi.
Probabilmente non dovrei pensarla così, ma la sola idea di ritornare a casa mi fa stare male.
Si sono comportati tutti male e io non voglio sentire le loro scuse, non adesso.
Due forti mani mi sollevano facendomi alzare dalla sedia. Zende si è alzato e si sta sedendo proprio dove solo pochi secondi fa c'ero io.
«Questo è il mio posto!» Dice non appena vede che lo sto guardando confusa. Non dico nulla e mi siedo vicino a lui.
«Non dovresti essere a scuola tu?» domanda e io scuoto la testa.
«Sei seria? Non puoi scappare da tutto, non è nel tuo stile! Insomma è più quello che faccio di solito io, non tu!» Zende mi guarda per poi alzarsi dalla sedia e prendere il mio polso. «Forza, ti riporto a casa!».
Mi trascina dietro di lui ma io cerco con tutta me stessa di non uscire da questa casa.
«Andrò a scuola, ma non a casa!» Dico togliendo la sua mano dal mio braccio.
«Senti, non m'importa cosa fai o cosa non fai, ma come ti ho già detto, io non voglio problemi, okay?».
«Non ti darò nessun problema, solo non portarmi a casa».
«Stai pensando di trasferirti qui?» Ride, scuotendo la testa appoggiandosi contro la porta della cucina.
«Per te andrebbe bene?».
«Che?» Zende cambia espressione prendendo un forte respiro. «Tu non ti trasferirai qui, sono stato chiaro?».
«Perché no? Nessuno conosce l'esistenza di questa casa e io non dirò a nessuno che è stata un'idea tua di portarmi qui!».
«Io...» Zende inizia il suo discorso ma poi si interrompe. «Senti, so come ti senti e condivido in pieno il tuo essere arrabbiata, ma non puoi stare con me, non qui, non oggi, non domani, non puoi e basta!».
«Sei un assassino, ed è qui che porti le tue vittime dopo averle uccise, vero? È per questo che non vuoi compagnia?» Scherzo ma lui sembra rimanere serio. «Ok, so che non sono la prima persona con cui vorresti vivere, ma potrei darti una mano con la casa o semplicemente potrei aiutarti a pulirla o...».
«Devi ritornare da Harrison» Sussurra per poi andare in camera da letto per vestirsi.

Il migliore amico di mio fratello - Zayn Malik [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora