Capitolo 20

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Niall's P.o.V

Dio, quella pasta era fantastica! Ne avrei mangiato volentieri un altro piatto ma non volevo sembrare un animale.

Finito di mangiare, io sparecchio e mi propongo per lavare i piatti.

Alessandro mi ferma dicendo che noi avevamo cucinato e quindi spettava a lui lavare.

Non ho opposto molta resistenza perchè, obiettivamente, chi vuole lavare i piatti a tutti i costi? Io no di certo.

Questo tempo lo posso usare meglio, ad esempio insieme ad Agnese.

Sento il bisogno viscerale di conoscerla meglio e di starle accanto più che posso adesso che ne ho la possibilità.

Quando ho deciso di venire qui a Roma per farle una sorpresa, mi sono dato del pazzo almeno 300 volte. Nonostante tutti i ragionevoli contro che trovavo, però, non riuscivo a far scemare l'adrenalina che sentivo scorrere nelle vene al solo pensiero di farlo.

Non sa praticamente nessuno cosa sto facendo in questi due giorni, per evitare di dover dare spiegazioni che io in prima persona non ho.

Ancora non credo al colpo di fortuna della metro. Giuro che non ci crederei neanche io se non l'avessi vissuto. Stavo per andare in iper ventilazione ma appena ho visto il suo profilo, impegnato a guardare il telefono, con il giubbotto che avevo visto nella foto che mi aveva appena mandato, ho deciso di rischiare per vedere se veramente fosse lei.

Mi sono sentito pervadere da una scarica lungo tutta la colonna vertebrale, probabilmente per l'eccitazione.

So che tutto questo non ha molto senso, ma questa ragazza ha smosso qualcosa in me. Sarà stata la sua sincerità, la sua gentilezza e la sua schiettezza. Sono qualità che io ho sempre apprezzato e che poche persone posseggono.

Il suo racconto di stamattina mi ha colpito. Avevo capito che ci fosse qualcosa di storto nella sua vita ma non mi aspettavo di certo una cosa del genere.

La maggior parte del tempo in cui abbiamo parlato a telefono, l'ho sentita sempre rilassata e scherzosa. Vederla mentre si costringeva a non far trasparire nessuna emozione durante il racconto della sua malattia è stato qualcosa che ha avuto un forte impatto su di me.

Non mi sapevo spiegare prima di oggi questa voglia che avevo di parlare con lei, come mai avessi tentato di comunicare con lei all'inizio e come mai avessi continuato.

Vederla di presenza e vedere quanto sia spezzata ma allo stesso tempo tenti di sembrare tutta di un pezzo mi ha fatto capire quanto sia particolare questa ragazza.

Ho capito che è una persona che non si è mai fatta aiutare più di tanto, che nasconde sempre il suo malessere per questa idea malsana di non far pesare sugli altri i suoi problemi.

Ha tanto bisogno di parlare, di far uscire tutto quello che ha dentro, altrimenti non riuscirà mai a vivere serenamente. E io voglio aiutarla.

Mi sa che, per la prima volta in vita mia, sono stato contagiato dalla sindrome dell'infermiera. Normalmente non è la ragazza a voler salvare il cucciolo sperduto di ragazzo?

Ma, d'altronde, nessuno di noi due è normale. E odio gli stereotipi.

La prima cosa che voglio provare a fare è farle capire quanto può divertirsi e vivere, nonostante tutto. Sarà molto difficile, data la sua testardaggine, ma non ha visto ancora la mia.

La guardo mentre versa una bustina in mezzo bicchiere d'acqua e la mescola. Penso sia l'antidolorifico. Quella mano ha davvero un aspetto pessimo, ma a quanto pare, lei ci è abituata. Non mi ha mai fatto capire quanto male le facesse ma era intuibile.

Lasciati Amare || Niall Horan ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora