Capitolo 28

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Convincere i miei genitori ad ospitare Niall a casa nostra è stata un'impresa titanica, costata due giorni interi di discussioni, spiegazioni su chi fosse, e rassicurazioni sul fatto che non fosse uno psicopatico pronto ad ucciderci tutti nel sonno.

Mia mamma ha voluto sapere ogni singolo particolare del nostro incontro a Milano, ha interrogato anche Ale a riguardo, prima di decidere di mettere una buona parola con mio padre, che, ovviamente, era quello che opponeva più resistenza. Si sono convinti non so per quale miracolo divino, ma credo che mio fratello abbia contribuito moltissimo con la scelta, visto che, subito dopo aver ricevuto la notizia che avrebbero permesso a Niall di stare nella nostra mansarda, mi ha guardato con una smorfia furba per poi dirmi: "Vincerò la scommessa con abbondante anticipo rispetto alla scadenza".

Ammetto di aver pensato molto in questi giorni alla situazione tra me e Niall, soprattutto dopo il fantastico giorno passato al parco e i vari baci mancati. Ho sognato per due notti di fila quei momenti, e questi rimanevano nella mia mente anche durante il giorno, tanto che non sono riuscita a studiare nulla per l'esame che ho tra poco più di una settimana. Non vedo l'ora di averlo di nuovo accanto a me, poter sentire quella sua voce magnifica, ed avere la possibilità di perdermi in quegli occhi azzurri. Credo non ci siano più dubbi sull'attrazione che provo per lui, non solo fisica, ma sono anche cosciente che tutto si dovrebbe bloccare, a questo punto.

Dovrebbe arrivare tra qualche ora all'aeroporto, avendo preso uno degli ultimi voli possibili. Da Milano, è tornato a casa sua per poter stare con la sua famiglia, ed ora sta venendo qui in Sicilia. Non ha organizzato niente con la sicurezza, convincendosi che nessuno potesse sapere del suo arrivo in una parte dell'Italia che da molti non viene nemmeno considerata parte della nazione. Io ho tentato di persuaderlo ad agire diversamente, ma è molto testardo una volta presa una decisione.

Io ed Ale andremo a prenderlo e lo aspetteremo agli arrivi internazionali, per poi portarlo a casa.

Nell'attesa che si faccia l'ora adatta, sto sistemando le ultime cose in mansarda, come le lenzuola del letto, gli asciugamani nel bagno, l'acqua nel frigorifero. Voglio che tutto sia perfetto e che abbia i confort essenziali. Non sarà sicuramente come alloggiare in una suite, ma dovrebbe accontentarsi anche così.

Sto facendo cuocere una torta allo yogurt e cioccolato che sta inondando tutto il piano di un odore delizioso, ed ho già l'acquolina in bocca. Spero che la sorpresa piaccia anche a Niall, e che lo possa aiutare con la stanchezza del viaggio, ma ammetto di averla cucinata principalmente per me e per la mia voglia matta di dolci che ho oggi.

A cottura terminata, tiro fuori la torta dal forno e la faccio raffreddare sul piano cottura, in modo da essere pronta per il nostro arrivo.

Scendo le scale per prepararmi e, stranamente, impiego meno del solito per vestirmi e truccarmi. Sarà l'adrenalina che sento scorrere nelle vene per l'imminente incontro. Non capisco ancora come faccia quel ragazzo ad aver un così forte controllo sulle mie emozioni senza essermi vicino fisicamente.

Arrivati all'aeroporto, mio fratello non mi può più tenere, ed io faccio dei piccoli saltelli sul posto per tenermi impegnata mentre osservo la porta scorrevole che si apre e si chiude mostrando facce a me sconosciute quando io ne vorrei vedere sola una: la sua.

Dopo 15 minuti dal suo messaggio in cui mi comunicava che fosse atterrato, quelle porte si aprono e finalmente mi permettono di scorgere...il suo capello. Ormai lo riconosco solo per quello! Però sono d'accordo con la scelta, perchè almeno, in questo modo, il suo viso risulta vagamente coperto, camminando a testa bassa.

Alza un secondo gli occhi, e vedo che fa passare lo sguardo attraverso la folla fino a che non arriva a me. Istantaneamente, entrambi sorridiamo e scansiamo le poche persone che ci dividono, per lanciarci in un abbraccio che potrebbe spezzare tranquillamente le costole ma che è anche necessario, come se dovessimo ricomporre qualcosa con la sola forza della nostra stretta.

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