42.

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Dove diavolo poteva essere andato?
Ricordai del sotterraneo che avevo trovato al parco e decisi di dirigermi lì.
Quando arrivai, ci misi poco a capire che Andrew si trovava lì perché sentivo urla e grida, così scesi lentamente cercando di non far rumore.
Mi sporsi appena e vidi Andrew che si stava picchiando con un uomo, ma quell' uomo avevo l'impressione di averlo già visto.
"Chi si rivede." disse l'uomo.
Sussultai. Mi aveva vista, così venni allo scoperto.
"Che cazzo ci fai Kate?! Vattene via!" mi gridò Andrew.
Poi lo riconobbi. L'uomo era lo stesso che mi aveva dato la droga quando ero scappata dalla festa. Aveva gli stessi vestiti rozzi, solo un po' più sporchi.
"Andrew andiamocene!" gli gridai.
La sua maglia era intrisa di sangue, la sua faccia aveva tagli e lividi e i suoi occhi erano accesi dalla rabbia.
"Da qui non se ne va nessuno!" disse l'uomo guardandomi.
"Vaffanculo!" gli disse Andrew tirandogli un pugno in faccia.
L'uomo si riprese in fretta e la lotta ricominciò.
Mentre stavo pensando a cosa fare, sentii una presenza dietro di me e due mani mi presero per la vita.
"Lasciami stare!" urlai mentre mi dimenavo.
"Sta' zitta puttana!" mi gridò l'altro uomo mentre mi iniettò qualcosa al braccio.
"Kate!" gridò Andrew correndo verso di me. Non appena mi fu vicino saltò addosso all'uomo che mi teneva e lo tempestò di pugni.
Io fui libera ma improvvisamente vidi le pareti girare e girare attorno a me. Quell'uomo mi aveva drogata.
Caddi a terra, e tra le urla di Andrew e dei due uomini, tutto fu buio.

"Kate! Svegliati!"
"Kate!"
"Kate per favore!"
Lentamente aprii gli occhi e non appena recuperai la vista vidi Andrew difronte a me. Era seduto a terra, legato ad un palo, con le mani e i piedi tenuti fermi da una corda.
"Kate finalmente!" disse.
Poi mi accorsi che anche io ero legata esattamente come lui.
"O mio dio!" gridai.
"Cos'è successo?" gli chiesi.
"Quando sei svenuta ho cercato di prenderti per fuggire via, ma loro mi hanno preso e ci hanno messi qui. Porca puttana te l'avevo detto di non venire! Perché non mi hai ascoltato cazzo! Fai sempre le cose di testa tua e allora vaffanculo!" mi gridò contro.
"Mi dispiace, volevo solo proteggerti."
"E il volevo proteggere te! Invece guarda."
Improvvisamente sentimmo dei passi e ci zittimmo.
"Che bei piccioncini che siete!" disse ironico l'uomo rozzo.
"Vaffanculo Charlie!" gli urlò Andrew.
È così che si chiamava. Probabilmente era un boss di qualche giro losco e l'uomo che  prima mi aveva preso era di sicuro uno dei suoi scagnozzi.
"Devi comportarti bene caro Andrew." disse tirando fuori un coltellino e avvicinandosi a lui.
Glielo puntò in faccia e gli rigò la guancia.
Dal taglio uscì del sangue ed Andrew si arrabbiò così tanto che gli sputò addosso.
"Vedo che non hai imparato le buone maniere in questi anni.-gli disse Charlie- Vorrà dire che dovrò insegnartele."
Si girò poi verso di me e si chinò.
"Andrew, guarda come si conquista una donna." gli disse.
"Sei davvero una bellissima fanciulla." mi sussurrò toccandomi una spalla.
"Lasciala stare! Lei non c'entra niente!" gridò Andrew.
Charlie lo ignorò e cominciò a scendere con la mano verso i miei fianchi.
Io non riuscivo a parlare o a ribellarmi, ero paralizzata dalla paura perché avevo capito cosa voleva fare.
"Che cazzo vuoi fare stronzo!" urlò Andrew.
Charlie mi sbottonò i bottoni dei pantaloni e lentamente me li tolse, sfilandomi anche le mutandine.
Le lacrime mi scesero sempre di più, e il cuore accelerò a mille.
"No! Figlio di puttana!!" Andrew gridava disperato.
Charlie si slacciò i pantaloni e mi mise il suo pene dentro.
Una spinta dopo l'altra e i conati di vomito crescevano insieme alle lacrime e alle grida di Andrew.
"Ti do tutto quello che vuoi! Prendi me Charlie!"
Ma Charlie lo ignorava, era intento a scoparmi con tutta la sua forza.
Piangevo disperata, ero disgustata e ferita nell'animo, ma ormai non c'era più niente da fare.
"Togliti stronzo!" gridò una voce.
Poi, tra le lacrime lo vidi. Era Clement.
Diede una spinta a Charlie che cadde a terra e incominciò a massacrarlo.
Qualche minuto dopo non si sentii più nulla. Charlie era morto.
Clement mi si avvicinò, e mi slegò poi fece lo stesso con il fratello.
Andrew mi corse in contro piangendo.
"Mi dispiace amore mio. Ora ti porto a casa."
Feci appena in tempo a sentire le sue parole che ancora una volta svenni e tutto divenne buio.

Chiudi gli occhi e guardamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora