55.

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"Caro Andrew,
Mi dispiace per tutto quello che è successo tra di noi, ma lo sai anche tu, era troppo bello per essere vero. Ti chiederai perché sono ancora qua che ti cerco, perché sono ancora qua sotto casa tua, perché sono ancora qua che chiedo di te. La verità è che non lo so, non so perché io sia ancora qua, ma so che forse non dovrei.
So però che ho bisogno di sapere come stai, sei stato troppo importante per me e sapere se stai bene o se stai male è il minimo, quindi ti chiedo se perfavore un giorno me lo dirai, anche solo con un messaggio.
Abbiamo fatto tanti errori, e non sai quanto mi dispiace che siamo arrivati a questa situazione, e non sai quanto mi ha fatto male vederti così mal ridotto alla porta, prima.
Non sai quanto vorrei riabbracciarti di nuovo e dirti che va tutto bene, ma ormai abbiamo preso due strade diverse. 
Mi mancherai,
con amore, Kate."
Rilessi la lettere due, tre volte prima di mettergliela sotto la porta.
Avevo le lacrime agli occhi, era davvero così che doveva andare?
Mi dissi che ormai non c'era più nulla da fare, il nostro rapporto era quasi irrecuperabile.
Addio Andrew.
Guardai la porta della casa con la speranza di vederla aperta, ma niente, così mi diressi verso casa.

"Ciao tesoro, come stai?" mi chiese mamma.
"Sto bene."
"Sicura? E la ricerca con la tua amica come è andata?"
"Bene, ma sono molto stanca, vado a letto."
"Non mangi a cena?"
"No, ho già mangiato prima." mentii ancora.
"Va bene Kate."
Salii le scale e andai in camera mia , così chiamai Alexa.
"Kate?"
"Ti disturbo?"
"Veramente si." disse ridendo.
Aveva il fiatone, come se avesse fatto una corsa.
"Alex, che diavolo stai facendo?"
"Niente, perchè?"
"Hai il fiatone. È quello che penso?"
"Forse si, forse no."
"Non avevi detto che era una cosa seria? E te lo porti già a letto?"
"Infatti è una cosa seria, ma non abbiamo resistito a fare sesso, e in realtà lo stavamo facendo prima che tu mi chiamassi."
"Va bene, tolgo il disturbo, buon divertimento."
"Ti chiamo dopo." E riattaccò.
Mi stesi a letto, e lessi qualche pagina di filosofia, stavo studiando il pensiero di Platone.

Mi stesi a letto, e lessi qualche pagina di filosofia, stavo studiando il pensiero di Platone

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Ero d'accordo con lui.
Si desidera ciò che non si possiede, si desidera ciò che non si può avere, e si desidera qualcosa di cui si sente la mancanza.
Ma io, io desideravo ancora Andrew?
Lo volevo ancora nella mia vita?
La risposta era che non lo sapevo.
Chiusi poi il libro, mi tirai le coperte fino al mento e poco dopo mi addormentai.

"Andrew!"
Mi svegliai all'improvviso, ero sudata e ansimante.
Avevo fatto un incubo, ma non ricordavo nulla.
"Kate? Posso entrare?" disse la mamma affacciandosi alla porta della mia camera.
"Si.."
"Come stai?"
"Io, io.. non lo so."
"Hai fatto un incubo vero?"
"Come, come lo sai?"
"Hai gridato il suo nome."
O mio dio, veramente lo avevo fatto?
"E hai le lacrime agli occhi." continuò.
"Mi dispiace mamma."
"Per cosa?"
"Di averti svegliata."
"Tranquilla, tra mezz'ora ci dovevamo svegliare tutti."
Guardai in basso, mi sentivo ridicola.
"Tesoro, dove sei stata oggi?"
"Dalla mia amica."
"Ti conosco, e so quando dici una bugia."
Dovevo dirglielo.
"Da Andrew. In realtà non l'ho quasi nemmeno visto, sono stata davanti alla porta di casa sua."
"Perché? Non è finita tra voi?"
"Si, ma volevo sapere come stava perché è da qualche giorno che non veniva a scuola."
"Pazienza tesoro, pazienza. Vedrai che le cose verranno a galla e con il tempo tutto si risolverà."
Lo speravo veramente.
Parlammo fino al suono della sveglia poi ognuno tornò alla propria vita e alla propria routine.
Ma quella conversazione mi aveva fatto bene, mi ero tolta un peso.

A scuola mi venne incontro Alexa.
"Perché ieri non mi hai risposto?" mi disse immediatamente.
"Buongiorno anche a te. Mi sono addormentata."
"Beh, allora ti racconto tutto adesso."
Mi raccontò che lei ed Eric avevano fatto un picnic in un parco, poi avevano fatto una passeggiata dove lui le aveva fatto guidare il suo drone, poi a fine giornata erano andati a casa di lui e tra un bacio e l'altro avevano fatto l'amore.
"Allora? Che ne pensi?" mi chiese.
"Penso che la tua giornata sia stata perfetta."
"E basta?"
"E spero che sia quello giusto."
"Si, anche io."
"Devo andare un attimo in biblioteca a portare giù un libro, ci vediamo a fine lezione." le dissi.
"Dopo mi vedo con Eric, ci vediamo domani Kate."
Arrivai in biblioteca e riportai il libro nel suo vecchio scaffale impolverato, ma ne frattempo mi persi a leggere le trame di altri libri.
Improvvisamente sentii qualcuno alle mie spalle, così mi girai e sbarrai gli occhi.
Andrew stava venendo da me, forse aveva letto la mia lettera e voleva parlare.
Vidi poi che il suo sguardo era severo e il suo passo veloce e capii che qualcosa non andava.
"Che cazzo hai fatto!" mi gridò raggiungendomi e sbattendomi contro gli scaffali.
"Sei una stronza del cazzo! Come ti permetti di scrivermi una lettera e pensare di finirla così! Vuoi sapere se sto bene?! No cazzo! Non sto bene!"
"Mettimi giù!" dissi.
All'improvviso il suo sguardo severo si ammorbidì e si allontanò da me di qualche passo scuotendo la testa.
"O mio dio, che cosa ho fatto. Non so cosa mi sia preso." disse.
Io rimasi in silenzio mentre le mie gambe mi tremavano ancora per la paura.
"Scusami, io non.." non finì la frase che si girò per andarsene.
Mi feci forza e cercai di dirgli qualcosa.
"Aspetta!"
Lui si girò e mi guardò con aria disperata.
"Perché non stai bene?" gli chiesi, cercando di calmare l'ansia nella voce.
"Perché non ho te."
"Andrew.."
"Aspetta. Lo so che non vuoi tornare con me, ma voglio dirti quello che penso anche se sarà l'ultima volta. Kate, tu mi manchi non sai quanto, è come se avessi smesso di respirare quando te ne sei andata dalla mia vita. E ho sbagliato ad andarmene così, ma solo dopo me ne sono reso conto, volevo che tu stessi bene perché io non riuscivo a proteggerti dai fantasmi del mio passato. E solo Dio sa l'errore che ho fatto! Non ti chiedo di perdonarmi, ma ti chiedo di vederci ogni tanto anche se come amici. Lo faresti per me? È l'unico modo per riavere un po' d'aria."
Le sue parole mi colpirono dritte al cuore, ma ci pensai un attimo prima di dargli una risposta.
"Se è l'unico modo per farti stare meglio va bene." gli dissi alla fine.
"Grazie Kate, veramente."
"Ora devo andare."
Ma i suoi occhi scuri penetravano i miei, il suo viso era più luminoso di ieri, e anche la barba era stata rasata. Era il solito Andrew, con qualche occhiaia di troppo, ma era così perfetto.
Le sue labbra carnose mi richiamavano, erano come un veleno, mi sentivo ipnotizzata.
Kate ma che stai facendo!
"Devi dirmi qualcosa Kate?" mi chiese Andrew, vedendo che non me ne andavo.
"No, stavo solo pensando. Ci vediamo."
Girai i tacchi e mentre mi allontanavo lo sentii sussurrare: "Ti amo piccola."
O almeno così credevo di aver sentito.

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