58.

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Tutte le mattine, di solito, ero intoccabile. Odiavo che qualcuno mi rivolgesse una qualsiasi domanda, odiavo il freddo che si creava in casa, odiavo alzarmi dal letto e dalle coperte calde, ma soprattutto odiavo il fatto che qualche ora dopo mi sarei ritrovata a scuola.
Ma questa mattina era diversa, mi sentivo felice e completa come se finalmente tutto andasse per il meglio.
Non vedevo l'ora di rivedere Andrew e di abbracciarlo forte, di sentire i nostri petti vicini fino al punto di sentire i nostri cuori che si toccano, di guardare i suoi meravigliosi occhi neri e di perdermici dentro, di accarezzare il suo viso, ma soprattutto di sentire il tocco delle nostre labbra che si scontrano.
Questa mattina mi alzai un po' prima perché prima di andare a scuola dovevo andare a riportare ad Andrew la macchina e poi saremmo andati a scuola insieme.
Mentre mi preparavo accesi la musica, misi una canzone francese "Sur ma route" di Black M, una delle mie preferite.
"Tesoro, la colazione è pronta!" disse mamma.
"Arrivo!"
Scesa in cucina, mi ritrovai difronte a delle favolose crêpes e non appena mi sedetti, ci misi sopra dei quintali di Nutella. Una colazione da re.
"Ti vedo felice oggi. È per quel ragazzo?" mi chiese.
"In realtà si.."
"Come mai?"
"Non lo so, ma oggi mi sento così."
"Sono davvero contenta."
"Anche io." le sorrisi.
Le diedi un bacio sulla guancia e andai a finirmi d prepararmi, e mentre mi stavo vestendo mi arrivò una chiamata.
Guardai lo schermo, ma il numero era sconosciuto, non l'avevo salvato in rubrica, decisi di rispondere lo stesso.
"Pronto?"
"Sei Kate?" mi disse una voce femminile che già conoscevo.
"Sono Mary, la mamma di Andrew." mi disse con una voce strozzata, come se avesse pianto.
"Perché mi ha chiamato?" le chiesi.
All'improvviso una brutta sensazione mi avvolse i pensieri e una fitta mi percosse il petto."
"Si tratta di lui.." disse cominciando a piangere.
"Lui chi?" le chiesi con un filo di ansia nella voce e con il cuore a mille.
"Andrew.."
"Mary perfavore! Dimmi cosa diavolo gli è successo!"
"Kate, lui è.." sempre piangendo cercò di fare un respiro profondo.
"È morto." continuò.

Caddi a terra lasciando che il telefono mi scivolasse dalle mani.
La mia mente si annebbiò per un tempo che sembrava lunghissimo, infinito.
Le mie mani e le mie gambe cominciarono a tremare.
Il respiro si fece affannoso, mi sembrava di affogare.
Non era possibile che fosse veramente morto.
L'avevo visto proprio ieri sera e stava bene, con il suo viso stanco sulla mia spalla e con le sue braccia tra le mie.
Lui era vivo.
Lo era perché io lo amavo, e perché avevamo deciso di stare insieme per sempre.
"Tesoro come stai? Mi ha chiamato la madre di Andrew..mi dispiace molto."
una voce che assomigliava a quella di mia madre mi parlava da un mondo parallelo.
"Tesoro?"
"Sto bene, penso che adesso andrò a prendere Andrew, sennò faremo tardi a scuola."
"Kate, devi accettare.."
"A più tardi." le dissi.
Uscii da casa e presi la macchina di Andrew e sfrecciai verso casa sua.
Quando arrivai vidi auto della polizia dappertutto e un'ambulanza parcheggiata proprio nel giardino.
Mentre il cuore ancora mi batteva a mille, scesi dall'auto e mi diressi verso quel caos.
Immediatamente Mary mi venne incontro, ma aveva un viso triste e bagnato dalle lacrime.
"Che è successo?" le chiesi.
Senza rispondere alla mia domanda mi abbracciò come se fossi una sua amica da tanti e anni e m'inondò la maglietta di lacrime.
"Lui non c'è più." mi disse piangendo a più non posso.
"Si che c'è!" gridai.
"Lui è in casa che sta dormendo sul quel divano in cui l'ho lasciato ieri sera!" gridai.
Improvvisamente le mie gambe cominciarono a muoversi sempre più velocemente fino a correre e mi ritrovai davanti alla porta di casa.
"Dove sta andando signorina?" mi chiese un poliziotto.
Ma io lo ignorai e cercai di entrare in quella stra maledetta casa, dovevo vederlo e assicurarmi che stesse bene in modo da mandare via tutti questi pazzi.
"Ferma!" due poliziotti mi bloccarono mentre stavo varcando l'uscio della porta.
"Lasciatemi! Lui è vivo! Vi sbagliate!"
Qualche secondo dopo una voce gli disse qualcosa e loro si distrassero, così io ne approfittai e mi liberai dalle loro braccia fiondandomi in casa.
"Andrew amore sono qui!"
Lui era là, esattamente dove l'avevo lasciata la sera prima. Stava ancora dormendo, sembrava un angelo, così mi avvicinai per svegliarlo perché altrimenti saremmo arrivati tardi a scuola.
"Andrew svegliati, dobbiamo andare." gli sussurrai.
"Andrew, amore, sono io."
Ma lui non apriva gli occhi così lo scossi lentamente.
"Andrew?" le lacrime cominciarono a scendermi.
Non può essere vero.
"Signorina deve andare via, lo dobbiamo portare in ospedale." mi disse lo stesso poliziotto di prima.
"Perché non si sveglia?" gli chiesi disperata.
"Sta dormendo da un'altra parte." mi disse.
"No!!!!!" urlai e assaltai il poliziotto.
Poco dopo altri due mi portarono via da lì, e io mi sentii persa.
Continuavo a gridare e a piangere con tutta la mia forza, ma sembrava che nessuno volesse capire.
È morto continuavo a ripetermi.
È vivo continuavo a dirmi.

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