29: Segreti

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POV. Michael
Uscii da quella camera consapevole di aver lasciato Luke molte domande ancora senza risposta. Probabilmente non capiva nulla di questa storia visto che sapeva solo cosa avevo fatto a Lee, oltre che quello che gli avevo detto ora. O magari stava già mettendo insieme i pezzi..chi lo sapeva?
Raggiunsi Ethan e Ben in salotto e osservando i loro volti, capii che mi aspettava una predica.
<<Cosa gli è preso?>> mi chiese Ethan.
Ero ancora un po' preso dai ricordi in quel momento, ricordi di Joseph e di quella sera che non mi facevano pensare lucidamente.
Era inutile rispondere a quella domanda, sapevo che il discorso sarebbe finito in un altro modo.
<<Gli ho detto di Joseph>> dissi dopo qualche minuto osservando il vuoto.
<<Cazzo, l'ha presa male>> ripose Ben che, come al solito, non aveva capito nulla.
<<No, idiota, gliel'ho detto tipo cinque minuti fa>> risposi alzandomi per prendere una birra.
Ethan lo guardò male e in seguito, quando mi risedetti sul divano, fu lui il primo a parlare.
<<Sa tutto?>>
<<No, sa che era mio amico e sa com'è morto>> dissi bevendo un sorso.
<<Ma non sa cos'altro è successo quella sera, vero?>> chiese Ben.
<<No, non lo sa>> riposi evitando di proposito i loro sguardi.
Avrei dovuto dire tutto a Luke? Insomma, e se avesse reagito male?
<<Io non capisco, davvero!>> sbottò Ethan tutt'un tratto.
<<Cosa?>> chiesi.
<<Hai una seconda possibilità di essere felice che ti sta praticamente passando davanti, anzi si è proprio fermata davanti e te, e tu non la cogli. Cosa stai aspettando? Lui è li, steso sul letto, nell'altra stanza e tu sei qui che ti rodi il fegato, aspettando che la situazione vada a posto da sola!>>
Ecco una cosa che avevo sempre apprezzato di Ethan: la sua capacità di convincere le persone a fare tutto ciò che le rendesse felici, ma farlo subito o l'occasione non si sarebbe più ripresentata.
Era vero, Luke era la più bella cosa che mi era mai capitata, per questo avevo paura di vederlo scappare via da me dopo avergli detto la verità. Magari dicendogli un po' di cose alla volta, dandogli il tempo di elaborare la cosa e dando il tempo a me di studiare la sua reazione, avrei capito più facilmente se voleva uscire dalla mia vita.
Gli stavo lasciando il tempo di andarsene, perché se ne vanno tutti prima o poi.
<<Lo farò ma con calma, un po' alla volta. Lo sai che ci vuole tempo con me>> risposi alzandomi da divano e andando verso Ethan.
<<Grazie Ethan>> dissi sincero mentre lo vedevo alzarsi e abbracciarmi forte.
<<Figurati fratello>> ripose dandomi delle pacche scherzose sulla spalla.
Era da tanto che non mi chiamava così e la cosa mi fece sorridere. Molto tempo fa eravamo soliti chiamarci in questo modo perché, per me, lui era davvero come un fratello. Eravamo sempre insieme e condividevano tante passioni. La stessa cosa la provavo con Benjamin. Passavo con lui meno tempo che con Ethan, ma provavo lo stesso affetto fraterno.
Sapere che ancora si ricordava di questo soprannome mi fece stare bene, nonostante la situazione in cui ci trovavamo.
Ci staccammo e mi diressi subito da Luke.
Appena aprii la porta feci per parlare, ma quando vidi che stava dormendo non potei fare a meno che sorridere.
Era cosi bello.
Mi sedetti vicino al suo letto, sulla sedia che avevo messo li in precedenza, e lo osservai dormire.
Osservai i lineamenti del suo viso, le sue labbra, le ciocche bionde dei suoi capelli che cadevano sulla fronte e non potei fare a meno di pensare che fosse perfetto.
E non lo era solo fisicamente, ma anche caratterialmente. Aveva accettato tutto ciò che gli avevo detto fin ora senza battere ciglio e la cosa mi aveva lasciato sorpreso.
Lui era una persona buona, sensibile e non meritavo di avere una persona come lui al mio fianco.
Lo stavo mettendo in un costante pericolo e non se lo meritava affatto. E ora era anche successo questo.
<<Cavolo>> asserì Ben che era appena entrato nella stanza senza che me ne accorgessi.
<<Cosa?>> gli chiesi.
<<Quello sguardo, tu lo ami vero?>>
A quelle parole mi irrigidii. Non seppi se fosse per il freddo, per ciò che aveva detto o cos'altro.
Una cosa però era certa. Avevo paura.
Si, paura di quel sentimento cosi forte, paura di cosa mi sarebbe successo se lo avessi perso, proprio lui, la persona più importante della mia vita, paura di tutto e niente allo stesso tempo.
Così non gli risposi, perché non riuscivo ad esprimere un sentimento così grande.
<<Capito>> continuò lui dopo il mio silenzio, annuendo con la testa.
Probabilmente aveva capito che la risposta era positiva, ma che avevo troppa paura per dirlo.
Avevo paura che se l'avessi detto e lui non avesse ricambiato..sarei stato troppo male.
Mi guardai le mani e notai di avere ancora la bottiglia di birra tra di esse. Mi alzai e, seguito da Ben, andai in cucina buttarla; lui invece si diresse in salotto da Ethan.
Li raggiunsi e notai che stavano confabulando sul divano. Probabilmente Ben gli stava dicendo ciò che era accaduto due minuti prima.
Mi avvicinai alla finestra dandogli le spalle e aspettando che Ethan dicesse la sua opinione.
<<Perché hai paura?>>
Alle sue parole mi voltai di scatto facendo uno sguardo interrogativo, come se non capissi a cosa si stesse riferendo.
<<Non fare tanto quello sguardo. Guarda che non devi mentire con noi, ti conosciamo bene e sappiamo anche capire il linguaggio del tuo corpo, per così dire. E silenzio vuol dire paura, quindi sputa il rospo>>
<<Sai, non importa quanto ci provi, non puoi cambiare chi sei veramente>> dissi citando una frase che mi ripeteva spesso mio padre
<<Che intendi dire?>> chiese Ben.
<<Voglio dire che tutti quelli che mi stanno vicino finiscono male e non voglio che questo succeda anche a Luke>> continuai voltandomi di nuovo.
Il sole era basso, probabilmente erano quasi le sei e avrei dovuto portare a casa il Luke al più presto per non far preoccupare mia madre.
<<Ehi non è così che funziona. Non si tratta di te>> rispose Ethan.
<<Ah si?>> chiesi ironicamente.
<<Guarda noi, ti sembra che stiamo male?>> chiese di nuovo Ben.
Non capivano che io non mi riferivo solo all'aspetto fisico.
<<Fisicamente state bene, ma come state psicologicamente? La morte di Joseph ha dato problemi a tutti e lo sapete che è..>> non feci in tempo a finire la frase che Ethan prese la parola.
<<Giuro che se dici che è colpa tua ti prendo a calci in culo fino a casa! Ascoltami bene, perché non lo ripeterò. Non devi continuare a darti la colpa perché lo sai benissimo anche tu che lui avrebbe fatto saltare in aria quella macchina in ogni caso>>
Aveva ragione, lo sapevo, cosi mi limitai ad annuire.
<<È tardi, vado a casa, porto anche Luke>> dissi dopo un po'.
<<Sei sicuro che non sia pericoloso per lui? È stato incosciente per un giorno>> rispose Ben.
<<Lo so, ma adesso abbiamo entrambi bisogno di tornare a casa, poi ho detto a mia madre che rimanevo a dormire da te con Luke e questo è già stato abbastanza sospetto. Se non torno a casa capirà che è successo qualcosa>> dissi avviandomi verso la camera di Luke senza aspettare una loro risposta.
Quando entrai lui era già sveglio, così gli dissi solamente che tornavamo a casa e sì cominciò a preparare. Anche se Ben e Ethan non erano molto d'accordo ci lasciarono andare comunque.
Presi la macchina e, passando per vie secondarie, la parcheggiai nel solito garage. Poi ci avviamo verso casa, tutto nel più totale silenzio.
Quando entrammo mia madre stava cucinando, ci salutò ma non sembrava volesse fare conversazione, così salimmo semplicemente in camera.
Luke sì cambiò e si stese di nuovo sul letto, io invece scesi in cucina per preparargli un toast. Mi ricordai infatti che non aveva ancora mangiato da quando si era svegliato, doveva essere affamato.
Cominciai a preparare un toast ma mia madre mi fermò.
<<Non cenate?>>
<<Io mangiato un sacco da Ethan mentre Luke non ha tanta fame, così gli preparo solo un toast>> risposi cercando di mantenere un tono naturale, senza farle capire che stavo mentendo.
<<Va bene, stai sempre ingozzarti di cibo tu da Ethan vero?>> disse ironicamente facendomi ridere.
<<Già>> risi.
Finito di preparare il toast lo portai a Luke, che nel frattempo stava messaggiando col telefono.
<<Toast?>> gli chiesi.
<<Grazie>> risposte prendendolo e dandogli un morso.
Poco dopo gli squillò il telefono così posò il toast nel piatto e rispose.
<<Pronto?>>
<<Ash, ciao...come mai non ero a scuola?>> ripetere lui con uno sguardo interrogativo.
Non gli avevo ancora detto che era rimasto incosciente per tutta la notte di domenica, tutta la mattina di lunedì e che si era svegliato solo questo pomeriggio.
<<Digli la verità>> mimai silenzioso.
<<Non sono stato tanto bene oggi, quindi sono rimasto a casa ... Michael? Visto che non c'era sua madre è rimasto a farmi compagnia... Va bene ciao>> appena chiuso la chiamata alzo gli occhi verso di me interrogativo.
<<Mi ha chiesto perché non c'ero a scuola oggi. Quanto sono rimasto incosciente Michael?>> chiese preoccupato.
<<Tutta la notte di domenica, lunedì mattina e ti sei svegliato solo questo pomeriggio>> risposi tenendo gli occhi bassi.
<<Oh cazzo>> sussurrò.
<<L'importante è che ora stai bene. Finisce di mangiare il panino e riposati ancora un po'. Domani torniamo a scuola>> dissi cercando di rassicurarlo.
<<Perché non gli hai detto la verità?>> chiesi ancora un po' confuso.
<<Perché non voglio farlo preoccupare, comunque non sa neanche del primo>> rispose mangiando l'ultimo pezzo di panino.
<<Perché non gliel'hai detto? È comunque tuo fratello, dovrebbe saperlo. Se lo venisse a sapere da qualcun altro come pensi si sentirebbe?>> chiesi tenendo la voce bassa per non farmi sentire da mia madre che si trovava al piano di sotto.
<<E da chi lo dovrebbe venire a sapere?>> chiese abbastanza arrabbiato.
<<Magari da Ethan o Ben>> sapevo io stesso che non avrebbero detto niente quei due, ma volevo che tra lui e Ashton non ci fossero segreti perché proprio questi ultimi avevano già rovinato troppo il loro rapporto.
<<E allora non puoi dirgli di stare zitti?>>
Era davvero una testa dura.
<<Sì, ma non è questo il punto. Non dovrebbero esserci più segreti tra voi due, lo sai il perché>> dissi prendendogli la mano e facendo intrecciare le nostre dita.
Si fermò un attimo a pensare, osservando le nostre mani unite, poi rispose.
<<Hai ragione, glielo dirò, ma lo farò quando saremo tornati a casa, non posso dirglielo ora. So che dovrei farlo ma non voglio rovinargli il viaggio, so che la prenderebbe troppo male>>
Se fossi stato in lui l'avrei già detto ad Ashton, perché aspettare così tanto tempo per dirgli questa cosa gli avrebbe fatto ancora più male, ma decisi di non dire niente e tenere questo opinione per me. La decisione era ancora la sua.
La nostra conversazione cambiò presto argomento, ci mettemmo a parlare del più del meno e poi ci addormentammo abbracciati come le notti precedenti.

Can you feel my heart? ❁  MUKEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora