34: Strategie

1.2K 104 20
                                    

POV. Luke
Feci per chiudere gli occhi ma un dolore lancinante si diffuse lungo tutto il mio braccio destro, costringendomi a rimanere sveglio. Un coltello incandescente mi stava infliggendo l'ennesima ferita sul braccio, impedendomi di dormire. Non sapevo da quanto ero in quello stato, da quanto non dormivo, ma una cosa la sapevo per certo.
Lee era un pazzo e doveva essere fermato, ad ogni costo.
Tra la confusione che si era creata nella mia mente, restare concentrato era difficile. Ero troppo stanco, probabilmente avevo perso molto sangue e la monotonia delle parole di Lee invogliava involontariamente la mia mente al sonno.

<<Sai, caro Luke, il primo metodo di tortura è la privazione del sonno>> disse cantilenando, facendomi venire ancora più sonno.

Ma non potevo dormire, o mi avrebbe fatto male di nuovo, dovevo restare sveglio. Alzai gli occhi, stanco, e osservai l'uomo enorme da parte a me, con il coltello in mano, sporco del mio sangue. Quella vista mi fece venire il voltastomaco, ma subito dopo il pensiero scivolò via dalla mia mente esausta.
Cercai Lee con lo sguardo e lo vidi seduto di fronte a me, su una sedia a dondolo molto vecchia.
Non si sarebbe mai scomodato per fare il lavoro sporco, me lo aveva già detto.

<<Perché lo stai facendo?>> chiesi sputando quelle parole con una tale rabbia che mi sorpresi io stesso.
<<Perché voglio vedere fino a dove si spingerà Michael per riaverti con se>> rispose ridendo a pieni polmoni.

Sarò stato pure sfinito, ma stupido ancora non lo ero. Se voleva fare del male a Michael fin dall'inizio, a cosa servivo io? Ma se non mi avesse mai voluto fare del male?
Lui non aveva mai voluto nulla da me, io ero solo l'esca e adesso lo avevo capito.

<<È una trappola>> sussurrai sperando di stare sbagliando. Alle mie parole si alzò di scatto e si avvicinò a me.
<<La tua mente riesce ad individuare le mie strategie anche sotto tortura? Sei così imprevedibile che forse dovrei aver paura di te, Luke Hemmings>> mentre parlava era cosi vicino a me che riuscivo a sentire il suo lurido fiato vicino al mio orecchio, mente l'unico fiato che averi volevo sentire ora era quello di Michael.

<<Il rapporto tra te e Michael non mi è ancora chiaro, sai? Prima vi baciate, poi andate al centro commerciale, ma continuate a non riconoscervi come fidanzati. Io non capisco>> anche se la sua voce cantilenante avrebbe dovuto farmi addormentare, in quel momento ero più sveglio che mai.
Come faceva a sapere quelle cose? Ci aveva fatto seguire?

<<Ci hai fatto s-seguire. Perché non mi hai rapito prima? Perché ora?>> dissi con fatica, a causa della stanchezza e delle fitte che solo ora arrivavano dal mio braccio.
<<Io ti sto seguendo da molto tempo, più di quanto immagini>> rispose lentamente, enfatizzando la parola "molto".
<<Non cercare di farmi credere di conoscermi, non sai n-nulla di me>> mentre parlavo il dolore era ancora più forte, ma cercai di ignorarlo.
<<Tu credi? Quindi vediamo..visto che non so nulla di te non posso sapere che cinque giorni prima di partire sei uscito di casa piangendo perché avevi capito che tuo padre se n'era andato per colpa tua.. Non posso sapere che tuo fratello è gay...E non posso nemmeno sapere che due delle tue tante future cicatrici sul braccio te le sei fatte tu>> disse mettendomi i brividi.

Come faceva a sapere quelle cose? Non le avevo dette nemmeno a Michael, solo ad Ash, ma lui non poteva essere stato.
E poi, se davvero era stato Lee, come faceva a sapere della mia esistenza prima del mio arrivo qui? Perché mi faceva seguire?

<<Come fai a saperlo?>> chiesi più spaventato che mai. L'idea di poter essere stato osservato per tutto questo tempo mi terrorizzava a morte.
<<Ho tante persone che lavorano per me e tuo padre era piuttosto famoso tra noi, dovevo tenerti d'occhio>> ripose tornando a sedersi, come se quello che aveva appena detto non significasse nulla per me.
<<M-Mio padre? Cosa sai di lui?>> forse era sbagliato espormi così tanto a lui, non avrei dovuto dargli un altro motivo per poter aumentare il suo ego smisurato dicendogli apertamente di non sapere nulla su mio padre. Era come se gli avessi appena dato un punto dove colpire, su cui fare leva, ma ormai ero troppo stanco per potermi immedesimare nella sua testa e ideare la sua strategia.

<<Tu non sai nulla di lui? Nessuno te lo ha detto?!>> dopo aver detto ciò praticamente urlando, rise a pieni polmoni, facendomi diventare ancora più arrabbiato di prima.
<<Forse dovrei spiegarti tutto, ma vorrei vedere fino a che punto ti riuscirai a spingere per scoprire tu stesso la verità>> detto ciò, con un lieve cenno della mano destra, incitò il suo tirapiedi, che era rimasto fermo fino a quel momento, ad infliggermi un altro profondo taglio nel braccio. Il dolore era troppo forte anche per me, ma tra le mie urla di disperazione riuscii ancora sentire una porta sbattere in lontananza, poi solo il buio.

POV. Michael
Era passato troppo tempo dalla scomparsa di Luke e nonostante Ben, Ethan ed io lo avevamo cercato per tutta la notte e per tutto il giorno seguente, di lui non c'era ancora traccia. Erano le nove di sera ed era passato esattamente un giorno da quando era successa quella tragedia.
Era inutile esprimere la quantità di dolore che stavo provando in questo momento, sapendo che lui era da qualche parte insieme a quel mostro, ma la cosa migliore che potessi fare adesso era liberare la mente e cercare un posto dove quel pazzo lo avrebbe potuto portare.

Eravamo di nuovo in camera mia, dicendo rispettivamente le zone della città che avevamo controllato. Ashton non smetteva di piangere e il povero Calum non riusciva a dargli conforto.

<<E se fosse alla fattoria?>> disse di colpo Ethan, probabilmente ricordando ciò che era successo a Joseph.
All'inizio pensai che quella fosse un'idiozia, ma poi schiarii la mente.
Dove altro avrebbe potuto portarlo?
<<I-io non so>> tentennai. Se non fosse stato li avremmo solo perso tempo, che al momento era molto prezioso.
<<Quante probabilità ci sono di trovarlo lì?>> sbottò di colpo Ash, ancora con la voce roca dal pianto.
<<Cinquanta percento.. forse sessanta>> ripose Ben facendosi avanti.
<<Mi basta! Ho un piano, ascoltate>> disse facendoci avvicinare alla cartina della città che era posizionata al centro della stanza.

Quando cominciò a spiegare il piano lo credetti pazzo, ma poi capii che era l'unica cosa che avremmo potuto fare.

<<Sai che potremmo finire nei guai se dicesse qualcosa vero? Che potremmo finire in galera per un paio di crimini?>> gli chiese Ethan.
<<E che probabilmente è una follia>> continuò Ben.
<<Credi non lo sappia? Ma per lui farei tutto, è mio fratello e so che anche voi ci tenete a lui>> ripose Ash, più nervoso che mai.
Ora tutti gli sguardi si rivolsero su di me.
Odiavo prendere decisioni, ma questa volta un solo mio cenno negativo avrebbe potuto mandare tutto all'aria.
Non dovevo dimenticare per chi lo stavo facendo, per Luke.

<<È una follia e probabilmente non funzionerà, ma tengo a lui molto più di quanto tengo a me stesso e quindi lo farò>> dissi ricevendo dei sorrisi di approvazione dagli altri ragazzi.
<<Ma giuro che se finisco in prigione vi prendo tutti a pugni>> scherzai per allentare la tensione.
<<Facciamolo>> disse Calum dopo di me.

Cosi presi il mio telefono e digitai quel numero, anche se sapevo che quella era comunque una follia. Dopo qualche squillo finalmente ricevetti risposta.

<<Desidera?>> chiese una voce maschile.
<<Polizia? Avrei urgente bisogno di aiuto>>

Can you feel my heart? ❁  MUKEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora