31: Joseph

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Narratore
Quella settimana partita così bene, con la chiacchierata di Luke con suo fratello e in seguito con Elisabeth, era destinata a prendere una brutta piega.
Ma partiamo dall'inizio...

POV. Ashton
Dopo aver discusso con Calum sul modo più opportuno per chiedere alla Signora Smith dell'altro ragazzo nella foto, presumibilmente il fratello di Zach, decidemmo di scendere in cucina e iniziare una conversazione del tutto diversa, per poi andare a parare su quell'argomento.
<<Calum, Ashton, sedetevi la cena è pronta>> ci accolse appena entrammo.
La ringraziammo e poi ci scambiammo uno sguardo complice.
<<Ha per caso pulito le mensole in salotto?>> chiese Calum ottenendo un mio sguardo di disapprovazione. Non aveva molta fantasia quando si trattava di improvvisare..
<<Te ne sei accorto? Ci ho messo una vita, ho proprio comprato un nuovo detergente...>> cominciò ben presto a divagare sugli argomenti più vari, e ringraziai silenziosamente Calum per essersi accorto delle mensole pulite.
<<Ho notato la cornice appoggiata sulla mensola sopra la televisione. La foto ritrae Zach da piccolo insieme ad un bambino biondo. Potrei sapere chi è l'altro bambino?>> chiese Calum dopo che la signora Smith ebbe finito di parlare.
Ebbe un leggero sussulto e abbassò subito gli occhi, come presa dai ricordi.
<<..Se lei ne vuole parlare ovviamente>> continuò lui.
<<Oh certo, non è un problema per me>> si alzò e si diresse in sala per prendere la cornice stessa e alcuni vecchi album, tornando dopo qualche minuto.
<<Questo è lui>> disse aprendo la prima pagina dell'album e indicando un ragazzo che la stava abbracciando sull'uscio di casa. I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte, gli occhi erano azzurri e le labbra aperte in un sorriso.
Di fisionomia non era simile a Luke, ma i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri ricordavano vagamente mio fratello.
<<Abbiamo fatto questa foto prima della sua...>> un singhiozzo interruppe la sua frase.
Gli misi una mano intorno alle spalle per cercare di darle un po' di conforto.
Dopo poco continuò a parlare.
<<Zach era così legato a lui, anche non essendo suo fratello di sangue, ed ha sofferto molto per la sua morte. Voi lo sapete che Zach è stato adottato vero?>>
Mi ricordai che ero stato proprio io a dire a Luke di questa cosa. Infatti Zach me ne aveva parlato proprio il giorno del mio arrivo qui.
Ma avevo sentito bene? Fratello?
<<Si me ne aveva parlato>> risposi io.
<<Era solo al terzo anno di liceo ma sognava così in grande! Voleva diventare un medico ed era così determinato a realizzare i suoi sogni! Dovevate proprio conoscerlo!>> disse sorridendo ma con le lacrime agli occhi.
Il dolore che traspariva dalle parole di quella donna era così grande che quasi riuscivo a sentirlo anche io.
<<Com'è morto?>> chiese Calum con cautela, facendo attenzione a non ferire i sentimenti della donna.
<<La polizia dice che è stato un incidente d'auto ad ucciderlo e che, in seguito all'impatto, l'auto è saltata in aria..ma..per me non è andata così. Ho fatto controllare il luogo da un detective pagato da me e mi ha assicurato che quando l'auto è scoppiata era ferma. Le prove però non erano sufficienti per formulare un'accusa>> alle sue parole io e Calum ci guardammo per un attimo, preoccupati.
C'era anche la possibilità che fosse stato un omicidio? E Luke sapeva qualcosa?
La mattina precedente era stato così vago sul cosa aveva fatto nel weekend e, sul momento, non mi ero preoccupato del fatto che potesse esserci qualcosa che non andava. Adesso che ci riflettevo, però, mi era sembrato strano il modo in cui ci aveva lasciati su quelle gratinate. Cosa stava succedendo? Forse non sapeva niente e mi stavo solo sbagliando. Mi aveva detto che aveva solo l'influenza. Non aveva motivi per mentirmi, giusto? Ma se mi stessi sbagliando? Se lui sapesse davvero qualcosa e non mi volesse dire niente?
Una leggera pacca sulla spalla da parte di Calum mi scosse dai miei pensieri.
<<Tutto bene?>> sussurrò lui.
Annuii in risposta e continuai ad osservare le varie foto che si trovavano nell'album e una in particolare attirò la mia attenzione.
<<Quello è Michael>> constatai.
Aveva un braccio intorno alle spalle di quel ragazzo e sorridevano alla fotocamera.
<<Si, erano così amici quei due. Da quello che ho sentito il mio piccolino si apriva solo con lui e avere un amico qui già da subito era stata una fortuna. Questi viaggi, se non hai nessuno con cui parlare, possono essere terribilmente noiosi>> disse lei girando ancora le pagine.
<<Non credo di capire..>> dissi io.
<<Non lo sapete?>> chiese stupita da quello che avevo detto.
<<Circa due anni fa lui era venuto qui per una vacanza-studio, proprio come voi. È durante quel periodo che è successa quella cosa terribile...e poco dopo ci siamo trasferiti qui con Zach>> si asciugò le lacrime e io non potei fare a meno di chiedere un altra cosa.
<<E Michael? Cosa ha fatto? Ha detto qualcosa?>> alle mie parole mi guardò in modo interrogativo.
<<È stato lui ha chiamare i soccorsi, ha detto che non lo vedeva rientrare da un po' e si stava preoccupando. Dopo poche ore l'hanno trovato....ma perché tutte queste domande?>> chiuse delicatamente l'album e si alzò diretta verso il salotto ma aspettando comunque una risposta.
<<Ero curioso. Conosco Michael di vista ma mi sembra sempre così riservato e volevo sapere cosa fosse successo>> mentii.
C'era qualcosa che non riuscivo a capire. Quello che mi aveva detto lei non combaciava con l'ipotesi che mi aveva fatto Luke al parco. Lui aveva detto che probabilmente Michael aveva fatto un'incidente o qualcosa di simile, ma se era stato lui ha chiamare i soccorsi non era mai salito in macchina. Forse aveva quella cicatrice da tempo e ci stavamo solo sbagliando? O forse no?
Dovevo parlare con Luke. Se sapeva davvero qualcosa, con le informazioni che gli averi dato, magari si sarebbe aperto un po' di più con me e mi avrebbe raccontato cosa era davvero accaduto.
<<Un'ultima cosa..Come si chiamava suo figlio?>> chiese Calum, poco prima di alzarsi.
<<Joseph.. si chiamava Joseph>>

Salimmo in camera e feci per chiamare Luke, ma dopo quattro volte non rispose.
<<Non risponde>> constatai guardando Calum.
<<Pensi che Luke ti abbia mentito? Pensi che ne sappia di più su tutta questa storia e non ci dica nulla?>> mi chiese prima che potessi chiamare di nuovo.
Mi sedetti sul letto da parte a lui e sospirai.
<<Sinceramente non lo so. È solo che non è da lui mentirmi così..>> alle mie parole Calum si trattenne dal rispondere, ma un suo sguardo mi fece capire tutto.
Ero stato io il primo che gli aveva mentito, ora stava solo ricambiando con la stessa moneta.
Gli lasciai un leggero bacio sulle labbra e continuai a chiamare.
Dopo dieci chiamate a Luke e tre a Michael mi cominciai a preoccupare.
<<Vado da loro>> dissi formulando la frase più come un affermazione che come una domanda.
<<È tardi, sono le otto, non puoi andare domani mattina?>> chiese lui abbracciandomi da dietro.
<<È mio fratello e se gli fosse successo qualcosa io non me lo perdonerei mai. Devo andare, anche solo per assicurami che mi sto sbagliando>> mi voltai e lo abbracciai con tutta la forza che avevo.
<<Vengo con te>> rispose.
Annuii alle sue parole.
Ci baciammo ancora e poi uscimmo, dicendo alla signora Smith che andavamo a fare una passeggiata.
Speravo di starmi sbagliando, ma la sensazione negativa che sentivo nel petto non accennava ad andarsene, anzi, si intensificava man mano che mi avvicinavo alla loro casa.

POV. Luke
TRE ORE PRIMA

Ero steso sul letto, parzialmente addormentato, che riflettevo.
Michael si stava facendo una doccia e io aspettavo con impazienza il suo ritorno.
Se non riuscivo a separarmi da lui per cinque minuti, come potevo state un intero inverno separato da lui?
I miei pensieri furono interrotti dalla sua uscita dal bagno. Era già vestito e si avvicinò a me, sedendosi sul bordo del letto.
<<A che pensi?>> mi chiese d'un tratto.
<<Nulla di importante>> sviai il discorso.
<<Ho pensato ad una cosa mentre ero sotto la doccia>> disse tentennando. Mi alzai appoggiando la schiena alla testata del letto.
<<Non mi hai più raccontato nulla di tuo padre..>> al solo nominarlo mi sentii male.
<<Hai ragione, in fondo tu mi hai detto tutto su di lui, mentre io quasi nulla..>> dissi abbassando gli occhi.
<<No, non sei obbligato a parlare di lui se non ti va, solo..vorrei che ti aprissi un po' con me. Non dovrebbero esserci segreti tra di noi>>
Al sentire l'ultima frase mi venne quasi da ridere. Forse però avrei potuto sfruttare la situazione a mio favore..
<<Proprio tu mi dici che non vuoi che ci siano segreti tra noi?>> dissi a voce bassa.
<<Che intendi dire?>> rispose leggermente sorpreso e probabilmente allarmato dal fatto che potessi sapere qualcosa.
<<Intendo dire che non sono l'unico tra i due che nasconde qualcosa>> questa volta parlai guardandolo dritto negli occhi.
<<Io non nascondo nulla..>>
Era ovvio che non avrebbe detto niente.
<<Andiamo Michael, è ovvio che nascondi qualcosa di cui non vuoi parlare. Probabilmente non ti fidi nemmeno di me>> mi alzai e uscii dalla stanza.
Non volevo sembrare scortese e obbligarlo a parlare, non volevo nemmeno sembrare arrabbiato. Ero solo stanco del fatto che non mi avesse ancora detto tutta la verità.
<<Luke aspetta!>>
Michael mi corse dietro e io mi fermai davanti alla porta per dire un'ultima cosa .
<<Non mi aspetto che tu mi dica ogni singola cosa della tua vita ma non voglio credere che tu mi ritenga così ingenuo da pensare di poter nascondermi delle cose e sperare che non le scopra. Non sto dicendo che so qualcosa di tutta questa storia, anzi non so praticamente nulla, ma non sono così stupido da non capire che è successo qualcosa tra te, Zach, Lee e Joseph. Non sono arrabbiato con te, solo che non capisco perché non vuoi aprirti con me. È una cosa che appartiene al passato, ormai è successa, qualunque cosa sia. Dovresti andare avanti>> dopo detto ciò uscii di casa.
Aspettai qualche minuto fermo lì, sperando che sarebbe uscito e mi avrebbe detto tutto.
Ma non uscì. La porta rimase chiusa.

Mi incamminai verso il centro città, per cercare di distrarmi un po'.
Probabilmente più tardi sarei andato da Ash per sapere se aveva scoperto qualcosa su Joseph.
Mi ricordai solo ora di non avergli detto il suo nome e di non avergli parlato della sua amicizia con Michael.
Guardai il telefono e vidi che erano solo le sei. Probabilmente stavano per cenare.
Ad un tratto però mi sentii strattonare brutalmente verso un vicolo secondario.
Cercai di girarmi per capire chi fosse stato a strattonarmi ma sentii un forte colpo alla testa e tutto si fece nero.
Purtroppo mi ero accorto che durante la breve colluttazione il telefono mi era caduto per terra...

Can you feel my heart? ❁  MUKEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora