24: Notti insonni

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POV. Ashton
Appena aprii gli occhi vidi Calum addormentato di fianco a me e ricordai cosa era successo nei due giorni precedenti.
Dopo che Luke se n'era andato in lacrime avevo cercato di raggiungerlo, ma Calum mi aveva preso tra le sue braccia, spiegandomi che dovevo lasciargli un po' di tempo per realizzare la cosa. Per lui probabilmente era stato un brutto colpo e, anche se la cosa mi faceva soffrire, gli avrei lasciato tutto il tempo che gli sarebbe servito. Quella stessa mattina Calum mi portò in un bar, parlammo di cosa sarebbe successo tra noi da quel momento in poi, di cosa saremmo diventati, ma non toccano mai l'argomento Luke, sapeva che probabilmente sarei scoppiato in lacrime.
Entrare in una relazione in quel momento sarebbe stato troppo doloroso per entrambi, perché io non avrei potuto dargli quell'amore che si meritava di ricevere, visto che sarei stato troppo preso a cercare di scusarmi con Luke e probabilmente ne avrebbe sofferto.
Così avevamo deciso di iniziare con dei semplici appuntamenti, delle semplici uscite al pomeriggio, fino a quando tra me e Luke non sarebbe tornato tutto a posto.
Eravamo tornati a casa e ci eravamo semplicemente stesi sul letto, abbracciandoci e rimanendo in silenzio.
Se avessi detto tutta la verità a Luke fin dall'inizio tutta questa situazione non sarebbe esistita ma, probabilmente, se gliel'avessi detto qualche anno fa, lui non avrebbe approvato comunque la nostra amicizia. Avrebbe avuto la medesima reazione, visto che non sembrava stargli simpatico neanche allora e quindi non sarebbe cambiato niente.
Forse aveva ragione Luke dicendo che, se glielo avessi presentato subito e non avessi cominciato a pensare di tenere segreta la nostra amicizia per non ferire i suoi sentimenti, avrebbero potuto anche essere amici.
Ma cosa ci dovevo fare? Non avevo mai pensato che l'amicizia tra me e Calum si sarebbe approfondita così tanto. Pensavo semplicemente che, dopo qualche anno, la nostra amicizia sarebbe semplicemente scomparsa e che all'inizio del liceo che non ci sarebbe più stato nulla tra noi oltre a semplice conoscenza. Ma invece Calum era entrato nelle mie giornate, nella mia quotidianità e ad un certo punto non ero più riuscito a farlo uscire dalla mia vita.
Eravamo rimasti stesi sul letto per tutto il pomeriggio mentre io cercavo di non pensare a nient'altro.
Ed ora eccomi qui, ad escogitare ad un modo per farmi perdonare da mio fratello.
La verità era che nulla mi sembrava abbastanza per compensare il fatto di avergli mentito per tutto quel tempo.
D'un tratto sentii la mano di Calum spostarmi una ciocca di capelli che mi ricadeva sulla fronte e mi svegliai dallo stato di trance in cui ero caduto.
<<Da quanto sei sveglio?>> chiesi lasciandogli un leggero bacio sulla guancia. Anche se non volevo fidanzarmi potevo sempre baciarlo e coccolarlo.
<<Abbastanza da poterti vedere fissare il vuoto per troppo tempo>> rispose abbracciandomi mentre eravamo ancora sdraiati. Non risposi e mi lasciai coccolare.
In quel momento mi investì una tristezza infinita, per un motivo non ben definito. Era come un colpo secco al centro del petto, che mi scosse violentemente, e mi misi a piangere crogiolandomi nel mio dolore.
Calum si limitò ad abbracciarmi, sapendo che ogni parola in quel momento sarebbe stata inutile.

POV. Luke
Appena mi svegliai vidi Michael addormentato di fianco a me. Quello si che era un bel risveglio.
Mi misi seduto appoggiandomi sui palmi delle mani, ma una fitta al polso mi fece gemere di dolore. Mi ero dimenticato del taglio.
La fasciatura che mi aveva messo Michael era parecchio sporca di sangue, dovevo cambiarla.
Mi alzai dal letto senza fare rumore e andai velocemente in bagno.
Guardai l'ora dall'orologio appeso al muro. Erano le 4:38 di notte.
Sarei potuto tornare a dormire e fare questo lavoro domani mattina, ma ormai ero qui e non sarei comunque riuscito a dormire.
Mi tolsi la benda e appena vidi quel taglio mi salirono le lacrime. Feci un bel respiro e impedii a me stesso di risultare debole un'altra volta.
Buttai la fasciatura vecchia, poi cercai velocemente nell'armadietto sopra lavandino delle nuove garze.
Stavo per porre la fasciatura sul polso quando mi fermai a pensare. Fissai quella ferita. Bruciava, faceva davvero male, ma era un dolore diverso da quelli che provavo di solito. A differenza del dolore interiore, questo potevo controllarlo più facilmente.
Non potevo negare a me stesso che avevo voglia di farne un'altro, a causa della sensazione che avevo provato facendo il primo, ma poi mi ricordai le parole di Michael.
Luke sovrapporre dolore ad altro dolore non ti fa stare meglio, non è la soluzione ai tuoi problemi. Parlare con le persone a cui vuoi bene, invece, ti fa stare meglio.
Cosi semplicemente finii di fasciarmi il polso e tornai in camera, tra le braccia di Michael, dove quel dolore che provavo un attimo prima, sembrò scomparire.
Rimasi comunque sveglio a lungo, non riuscendo a prendere sonno a causa dei brutti pensieri che avevo in testa, ma dopo qualche ora finalmente riuscii ad addormentarmi.

Quella mattina mi svegliai di soprassalto, in preda ad un incubo di cui non ricordavo nulla.
Mi guardai intorno e vidi che Michael non c'era più e, per un attimo, ne fui grato. Se fosse stato qui avrebbe fatto troppe domande.
Ma avevo parlato troppo presto visto che, neanche dieci secondi dopo, lui era già sulla porta.
<<Che hai?>> chiese preoccupato, probabilmente notando il mio aspetto stanco e spaesato.
<<Nulla>> mentii.
Mi tolsi le coperte, visto che stavo letteralmente morendo di caldo e mi diressi verso la cucina.
<<Appena mi sono svegliato non c'eri, cosi..nulla>> aggiunsi per non essere troppo sospetto.
<<Ero solo andato in bagno>> mi sedetti sullo sgabello mentre lui mi preparava un caffè.
Mi passai velocemente le mani tra i capelli e sbadigliai, ero davvero stanco, non avevo dormito molto, per non parlare del cambio della garza la sera prima.
<<Sicuro che è tutto okay?>> chiese di nuovo porgendomi il caffè.
<<Si, tranquillo>> risposi fingendo un sorriso.
Non sembrò crederci molto, ma non mi contraddì.
<<Hai cambiato la garza ieri sera?>> disse indicandola.
La manica del mio pigiama era parecchio larga e, nel passarmi le mani tra i capelli, era scivolata lungo il braccio fino al gomito, cosi lui se n'era accorto.
<<Già>> risposi prendendo un sorso dalla tazza.
<<Non mi sembra di averti visto andare in bagno prima di andare a dormire>> continuò sempre più insistente.
Non risposi, non sapendo cosa dire, e mi limitai a voltarmi e dirigermi in sala.
<<Non parlare di queste cose non ti farà sentire meglio, non ti farà apparire più forte o qualunque cosa tu abbia in mente>> disse seguendomi a ruota.
<<Apparire forte? Sentire meglio? Non te lo dico perché non mi va di parlarne e basta. Non sono mai stato bravo a parlare del mio dolore con qualcuno e avere te intorno sempre pronto ad ascoltarmi... è strano>> mi accorsi poco dopo della stupida espressione che avevo usato per descrivere la cosa, cosi mi corressi.
<<Voglio dire, non sono arrabbiato, sono felice di vedere che finalmente ho trovato qualcuno con cui parlare, ma cosa conosco davvero di te Michael? Capisco solo ora che tra i due, quello che si sta aprendo di più, sono io. Non ti voglio forzare a parlare, prenditi il tuo tempo, ma voglio solo sapere se stai almeno provando a dirmi qualcosa in più su di te, perché io lo sto facendo>> sembrò colpito dalle mie parole, abbassò lo sguardo per un attimo, e per un momento credetti di averlo visto anche esitare.
<<Io ci provo, ma credimi se ti dico che dovresti stare fuori dal mio passato, non sto scherzando>> non feci nemmeno in tempo a rispondere che subito prese di nuovo a parlare.
<<Posso vedere la fasciatura?>> chiese avvicinandosi.
<<Certo>> risposi porgendo il polso.
Mi sfilò la fascia e osservò la condizione della mia ferita. Appena la vidi distolsi lo sguardo.
Il dolore per un attimo fu atroce, poi desiderai di non sentire più nulla, e il dolore sparì.
Rimise a posto la fasciatura e non capii il senso di ciò che aveva appena fatto.
<<Volevo vedere se avevi messo bene la fasciatura che, infatti, era tutta storta>> disse come se mi avesse letto nel pensiero.
<<Ti fa male?>> chiese insicuro, non sapendo se fosse la domanda più adatta da fare in quel momento.
<<Solo quando voglio io>> risposi senza lasciar trasparire alcuna emozione dalla mia voce.
Ci furono dei lunghi attimi di silenzio, poi fece per tossire, come per spezzare quell'atmosfera che si era venuta a creare.
<<Alla fine ti va di andare al centro commerciale?>> mi chiese sorridendo.
<<Si volentieri>> risposi sorridendo a mia volta.

Can you feel my heart? ❁  MUKEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora