33: Panico

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POV. Michael
Tre ore.
Erano passate tre ore e Luke non era ancora tornato. Forse ero troppo paranoico, forse sarebbe tornato di li a poco, ma sentivo dentro di me che c'era qualcosa che non andava.
Lo avevo chiamato almeno dieci volte e gli avevo lasciato una ventina di messaggi in segreteria ma non aveva ancora risposto.
Forse era arrabbiato con me, ma non era stupido. Se aveva capito almeno la metà di quello che era capitato a Joseph mi avrebbe almeno scritto che stava bene ma non voleva parlarmi, anche solo per farmi stare tranquillo.
Non era da lui non dirmi nulla e lasciarmi qui con tutta quest'ansia.
Forse se fossi uscito di casa qualche ora prima, invece di lasciarlo andare, non sarei in questa situazione.
Cosi presi il mio golfino e uscii di casa per cercarlo. Non mi era mai piaciuto starmene con le mani in mano a non fare nulla.

Camminai per qualche isolato poi vidi per terra un telefono.
Era il suo.
Delle lacrime cominciarono a scendermi dalle guance e mi accasciai a terra, disperato.
Non poteva essere stato rapito, non poteva riaccadere la stessa cosa.
Corsi verso casa a perdifiato. Appena entrai chiamai Ethan, che dopo poco rispose.

<<Che succede?>> chiese lui allarmato, visto che non lo chiamavo mai.
<<Io e Luke a-abbiamo litigato e.. lui è uscito t-tre ore fa ma non è tornato. Ho t-trovato il suo telefono s-sulla strada e-e..>> cominciai a spiegare, singhiozzando, non riuscendo a finire la frase per colpa del forte dolore che mi si era diffuso nel petto.
<<Arrivo>> rispose chiudendo la chiamata.

Bastarono cinque minuti per sentire la macchina di Ethan e quella di Ben fermarsi sotto casa mia. Mia madre non era in casa a causa dei doppi turni che faceva al lavoro per cercare di coprire con il suo solo stipendio tutte le spese.
Ero accasciato per terra con la schiena appoggiata al letto, le ginocchia vicino al petto, le braccia appoggiate su di esse e la testa abbassata.

In un attimo furono in camera mia, ma io non smisi neanche un secondo di piangere.
<<Magari non è stato rapito, forse gli è solo caduto il telefono>> prese subito a parlare Ethan.
<<Io me lo s-sento dentro okay?! Sento che c'è qualcosa che non va. Lo sapevo con Joseph e lo so anche ora>> dissi scoppiando di nuovo a piangere.
Non potevo perdere anche Luke.
Era troppo importante per me.

<<Ben fai un giro in macchina, dimmi se lo vedi>> disse poco dopo Ethan capendo la mia situazione. Ben annuì ed uscì subito dopo dalla stanza.

<<Ethan io non posso perderlo>> dissi con voce strozzata, alzando per la prima volta lo sguardo e incontrando i suoi occhi.
<<Non ti ho mai visto stare cosi male per qualcuno, nemmeno per Joseph>>

Quelle parole mi fecero capire molte cose.
Quelle settimane erano passate cosi in fretta che non avevo potuto dire a Luke cosa provavo per lui. Non avevo potuto dirgli che era perfetto in ogni sua singola parte, con quei suoi occhi magnifici, che ogni volta che li guardavo mi sembrava di vedere il cielo d'estate; con quei suoi stupidissimi capelli che prendevano la piega che volevano e non c'era gel che poteva sistemarli; con quella sua paura di non essere abbastanza e quella sua angoscia costante. Anche se quelli erano dei difetti per lui, per me non lo erano. Avrei voluto dirgli che era bellissimo e che non doveva farsi del male perché non era vero che non aveva nessuno, che nessuno gli voleva bene. Io c'ero per lui, e ci sarei stato sempre.

<<Credo di amarlo>>
Ed era vero, perché se l'amore non era quello che provavo per Luke, allora l'amore stesso non poteva esistere.
<<Lo so>> rispose sorridendomi <<Te lo si legge negli occhi>>

Can you feel my heart? ❁  MUKEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora