Dopo qualche minuto che camminiamo in silenzio, mi risponde.
"Non ho nulla contro di te, ho sempre avuto difficoltà a fare amicizia."
"Anche io, credimi." spontaneamente, gli sorrido e lui ricambia.
"Allora" guarda l'orologio.
"Non siamo in ritardo, di più."
Detto questo inizia a scendere giù per la strada con il monopattino, mentre io le seguo a ruota correndo.
"Cavolo,allora corri davvero."
Mi concedo una risata e lo supero, arrivando prima di lui al campo da calcio.
Dopo qualche secondo mi raggiunge, seguito da suo fratello.
"Io vado a sedermi, a dopo."
Così dicendo, mi siedo su una panchina di ferro e inizio a guardare alcuni ragazzi nel campo.
Li conosco quasi tutti, ad eccezione di un ragazzo nuovo.
E' estremamente magro, con i capelli nocciola legati sulla testa e due occhi azzuri che stanno fissando la mia persona.
Un secondo.
Mi sta guardando.
Be', più che altro mi sta scrutando attentamente.
La cosa strana è che lo sto facendo anche io.
Distolgo lo sguardo e vedo che i miei amici sono entrati in campo.
Cavolo, mi ero dimenticata quanto fosse noioso guardare un allenamento.
Finalmente, dopo un'ora e mezza, l'allenamento finisce.
Mac viene verso di me, inzuppato di sudore.
"Vuoi un abbraccio?"
"Sto bene così, grazie."
Ridiamo insieme ma dopo poco viene trascinato via dai suoi compagni.
Io decido di non aspettarli, ho bisogno di stare un po' da sola.
Durante la giornata, a volte, ho bisogno di stare lontano da tutto e tutti.
Come ora.
Un'idea mi balena nella mente.
Corro verso casa e mi precipito sul retro.
Entro nel garage e affero la mia chitarra.
Esco nel giardino e mi siedo davanti al portico di casa mia.
Anche se è freddo, non mi importa.
Non prendevo in mano una chitarra da mesi.
Pizzico le corde, un po' per rinfrescare la memoria, un po' perchè mi è sempre piaciuto l'effetto che crea.
Inizio a canticchiare "Stay" di Alessia Cara, una cantante che stimo moltissimo.
Quando sento il rumore dei monopattini sulla strada, smetto di cantare e ricomincio a pizzicare le corde.
"Quante cose non so di te?"
"Be', fino a due ore fa mi ignoravi, Tinus."
I suoi occhi si fanno tristi.
So che magari ci sta male, ma non so, tutto questo mi sembra strano.
Si siede accanto a me e iniziamo a parlare per un po'.
Ad un certo punto, vedo arrivare qualcuno dalla strada.
"E lui chi è?" dice, un po' scocciato, Tinus.
Perfetto, il nuovo ragazzo della squadra con il quale ho fatto una figuraccia colossale.
"Ah, è Michael."
"Chi è?"
"E' un ragazzo nuovo della squadra, viene dall'Italia."
Vedo che si sta dirigendo verso di noi e mi allarmo un po'.
"Ehi, ciao."
"Ciao Michael, lei è Sara."
"Piacere" gli dico sorridendo leggermente.
"Piacere" risponde, stringendo la mano che prima avevo allungato.
"Che ci fai qui?" gli chiede Tinus, fortemente irritato.
"Mac mi ha invitato qua per fare due tiri con il pallone."
"Oh, allora sei a posto." gli sorride e si stende sui gradini di casa mia.
In questo preciso istante, sento una domanda che non mi sarei mai aspettata.
"Possiamo parlare?" mi chiede gentilmente Michael.
Realizzo dopo secondi, che la domanda è indirizzata a me.
"Va bene." rispondo, un po' titubante.
Mi alzo e ci dirigiamo sul retro.
"Come mai ci fissavamo a vicenda, prima?"
Che domanda é?
"Be', sono venuta molte volte a vedere gli allenamenti, perciò conosco un po' tutti. Non ti avevo mai visto, perciò stavo cercando di capire se eri nuovo o se dovevo cambiare paio di occhiali."
Inizia a ridere.
Non mi piace la sua risata, è simile a quella di una iena.
E' troppo acuta.
"Sei simpatica" mi dice.
Grazie, quindi? Avrei voluto rispondergli, ma ho semplicemente detto un
"Anche tu."
"Ti va di uscire, uno di questi giorni?"
STAI LEGGENDO
Heartbeat
FanfictionPerché proprio lui? Perché non potevo innamorarmi di un ragazzo normale, magari con gl'occhi azzurri e i capelli castani, un atleta e magari che va bene a scuola. No. Dovevo per forza innamorarmi di un Gunnarsen.