28.

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Ho sempre amato le giornate grigie.

Le nuvole sembrano cariche di acqua e il cielo viene ricoperto da batuffoli chiari.

Non sai mai cosa aspettarti, se pioverà, se tornerà il sole.

E' imprevedibile e non c'è niente che tu possa fare per capire che cosa accadrà.

Un po' come la mia vita.

La mattina mi sveglio e non so mai cosa potrà accadere fino a quando non chiuderò gl'occhi nuovamente.

Quindi, posso dire che la mia vita è un grande batuffolo chiaro.

I miei pensieri vengono interrotti dal suono della campanella che mi stordisce le orecchie.

Biologia è passata in fretta.

Solo quando mi ritrovo Nicole piantata davanti alla faccia con lo zaino in spalla, capisco che la scuola è finita.

Questa settimana, non sono riuscita a distrarmi dal mio pensiero fisso.

Damon.

Non riesco nemmeno a considerarlo mio padre.

Scuoto leggermente la testa e la voce gracchiante di Nicole mi riporta alla realtà.

"Come scusa?" domando, dato che non ho capito un accidenti di ciò che mi ha detto.

"Ah non mi ascolti nemmeno?" risponde, alzando il mento.

Sembrava mia madre in quel momento.

"Comunque, dicevo che devi stare alla larga da Tinus."

"E' il mio ragazzo." affermo, notando che la persona presa in questione ci sta scrutando attentamente dal lato opposto della stanza.

Nicole si gira di scatto verso di lui.

Poi riporta il suo sguardo verso di me.

"Me lo riprenderò."

Soffocai una risata.

"Non sperarci troppo."

"E' il mio migliore amico dalle elementari."

Inarco un sopracciglio, cercando di trovare un nesso con quella frase al discorso che stiamo facendo.

"Ehm... l'ho visto prima io." spiega, balbettando.

"Non è un trofeo da vincere, e comunque nemmeno Emma fa discorsi simili."

"Perché parlate di Emma?" domandò, portando un braccio attorno alla mia vita.

"Sei serio, Gunnarsen?" esclama Nicole, seguendo con gl'occhi il braccio di Tinus.

Sento che si irrigidisce, ma non si nota molto.

Lentamente, si avvicina e mi bacia la fronte.

Noto che Nicole ha quasi le lacrime agl'occhi, perciò decido di staccarmi dalla presa di Tinus.

"Avete molto di cui parlare." gli sussurro all'orecchio.

"Aspettami fuori."

Afferro il mio zaino da terra ed esco.

Mi pento immediatamente di quella azione.

Mi appoggio al muro e non ho il coraggio di provare a sbirciare ciò che sta succedendo.

"Va' al diavolo!" esclama Martinus, uscendo dalla stanza.

Inizia a correre verso l'uscita, non mi ha nemmeno vista.

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