13.

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(Sara)

Non ha nessun senso.

Lui non sa minimamente quanto mi piace.

Devo andare a correre.

Salgo in camera mia e mi infilo dei pantaloni della tuta ed una maglietta bianca.

Mi lascio le superga nere, non ho la minima voglia di cambiarle.

Chiudo la porta di casa ed inizio a correre.

I miei piedi fanno quello che vogliono, seguo la loro strada.

Sarà già mezz'ora che sono fuori ed è praticamente mezzogiorno.

Il sole mi pizzica la pelle.

Non sto più correndo, sto volando.

Ho le cuffie nelle orecchie e non penso a niente.

Ovviamente Spotify mi odia, perciò parte Without You.

'I need you, but you are so hard to fine.'

Lo puoi dire forte, Mac.

Ovviamente una lacrima mi riga il viso, ma lascio fare.

Inizio a correre così velocemente che ormai non le sento più.

Dopo un'oretta circa mi fermo.

Non so nemmeno io come faccio a correre così tanto senza morire sul colpo.

Le ginocchia mi reggono appena, segno che devo trovare un punto dove sedermi.

Mi ritrovo al campo da calcio e penso che le mie gambe non abbiano mai desiderato così tanto quella panchina di ferro.

Mi siedo e inizio a regolare il respiro.

I ragazzi che sono nel campo mi guardano.

Alcuni sono amici di Mac e Tinus, altri penso siano più grandi di qualche anno.

Mi guardano praticamente tutti e questa cosa mi mette a disagio.

Non capisco perchè continuano a fissarmi.

Faccio cenno a Nathan, uno dei migliori amici di Tinus.

Mi sorride e viene verso di me.

"Nathan, perchè mi stanno fissando tutti?"

"Be, con quella maglietta tutta sudata ed aderente, è un po' difficile che non lo facciano."

Siamo a posto.

Mi guardo la maglietta ed è come se avessi una seconda pelle bianca.

Sorrido a Nathan.

"Grazie mille, ora me ne vado. Stasera vieni?"

"Sì, passo da voi alle 19."

"Perfetto, a dopo Nathan."

Lo saluto con la mano e corro verso casa.

Due minuti dopo, sono già sotto la doccia.

Non avevo mai corso così tanto.

E' stato stupendo.

Pregusto già la prossima corsa.

Scendo al piano di sotto e mangio una mela.

Afferro la mia chitarra dal salone e mi metto sul dondolo nel portico.

Pizzico le corde, come mio solito, ma mi sento osservata.

Alzo lo sguardo e mi ritrovo Michael dietro ad un albero.

"Muoviti, imbecille." gli dico e sbuca con la sua mountain bike.

Gli faccio cenno di venire qui ed il suo sguardo si fa più sognante di quanto sperassi.

Non voglio illuderlo, non lo perdonerò mai.

"Ehi, posso?" mi dice, facendo cenno di fianco allo spazio vicino a me.

"C'è uno sgabello là." gli rispondo, con aria indifferente.

Lo afferra e si posiziona di fronte a me.

Siamo così vicini che le nostre ginocchia si sfiorano.

"Perchè mi hai fatto venire qua?"

"Preferivi guardarmi da dietro un albero?" il mio tono è troppo irritato per nascondere la rabbia che ho.

"Ti fidi così tanto di me?" so benissimo dove vuole andare a parare.

"Dopo che mi hai schiaffeggiata due volte sapendo benissimo che se qualcuno mi pizzica devo andare all'ospedale? Ma certo sei la persona di cui mi fido di più al mondo."

"Una volta lo ero." risponde, non lasciandomi quasi finire la frase.

"Prima che mi schiaffeggiassi, Michael."

"Ti posso spiegare" risponde, con tono mortificato.

"Ah guarda, non vedo l'ora di sapere il motivo."

Non sono mai stata così soddisfatta delle mie risposte.

A questo punto si alza e mi sa che sono nei guai.

Mi toglie la chitarra dalle gambe, che fino a quel momento era stata l'unica cosa che mi aveva fatta sentire più protetta.

Senza Tinus, mi sento una bambina.

Mi afferra i polsi e mi fa alzare in modo brusco.

Mi sto trattenendo dal tremare.

Mi guarda ed è un misto di rabbia, tristezza ed un'altra emozione che non so decifrare.

Si avvicina e le nostre labbra si sfiorano.

No.

Ti prego, non vuole davvero.

"Hai sempre preferito gl'altri a me. Ma questa volta devi volere me per forza."

Si fionda sulle mie labbra ma io le serro.

Prima che potessi realizzare, mi tira uno schiaffo ed io non so più come reagire, ma ho capito cosa ha in mente.

Sa che sono debole.

E sa che se continua, ad un certo punto mi farò baciare, pur di non ricevere schiaffi.

Apro appena le labbra e lascio che mi baci, ma è la cosa più disgustosa dell'universo.

Spinge troppo sulle mie labbra.

Perchè l'ho fatto venire qua?

All'improvviso, sento qualcuno salire sul portico.

Lo riconosco subito.

Dio, è bello pure da arrabbiato.


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