25.

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Questa mattina, a scuola, è andata piuttosto bene.

Nicole ha chiesto di cambiare compagno di banco e il che, lì per lì, mi ha sconvolta.

Poi sono sbiancata quando ha chiesto esplicitatamente di stare di fianco a Martinus.

Lui mi ha guardata e tranquillizzata in un attimo.

La proffessoressa non ha avuto niente da ridire quindi, Nicole è trottata verso il suo nuovo posto.

Ma, per una volta, la dea bendata è dalla mia parte e ora sono di fianco a Nathan.

Da quando siamo in macchina, Tinus non apre bocca, mentre Mac ed Emma parlano a raffica su quanto sia stata entusiasmante la mattinata.

Si limita a guardarmi.

Io sostengo il suo sguardo ma non faccio a meno di notare i suoi capelli ruffi sulla testa per aver corso troppo ad educazione fisica, con la stessa fascia che gli avevo dato io la sera prima.

Ad un certo punto, i suoi occhi si puntano sul finestrino e rimangono incollati lì fino a quando non arriviamo a casa.

Sto per entrare, quando sento qualcuno dietro di me.

"Ti va di venire da noi stasera?" mi sussurra all'orecchio.

Sento il suo sorriso a contatto sulla mia guancia quando nota che rabbrividisco.

"Ho davvero questo effetto?" domanda divertito.

Sogghigno prima di rispondere.

"A stasera."

Così dicendo, entro in casa.

Mi meraviglio quando trovo mia madre seduta sulla poltrona.

Rabbrividisco all'istante quando noto il suo aspetto.

Ha un vestito rosso con una cintura che le delinea la vita sottile.

La bretella destra un po' abbassata, le scarpe gettate a caso nella stanza e lo sguardo assonnato.

Noto poco dopo che ha una birra in mano.

"Ciao, tesoro." biascica.

"Che è successo, mamma?" mi guardo attorno, alla ricerca di mio padre.

Quei due non fanno un passo se non sono insieme.

"Dov'è papà?" chiedo frettolosamente.

"Se n'è andato." risponde, con le lacrime agl'occhi.

"Dove?"

Sbuffa, quasi come una bambina che fa i capricci.

"Sei così sciocca, bambina mia."

Il sangue mi si gela nelle vene.

"Dov'è andato, Karen?" ringhio, sottolineando il più possibile il fatto che l'ho chiamata per nome.

"Ha un'altra, va bene?" grida.

Rimango senza parole, ma poi realizzo un attimo di chi stiamo parlando.

E' mio padre, lo conosco.

Ama mia madre, non la tradirebbe mai.

"Come fai a saperlo?" le domando.

Alla mia domanda, il suo petto inizia ad alzarsi ed abbassrasi velocemente.

E' sul punto di avere una crisi di nervi.

"L'ho visto, di fronte al suo ufficio. Stavo andando a dirgli che mi avevano proposto di andare ad Oslo per fare una conferenza, quando mi sono ritrovata mio marito appiccicato alla segretaria."

"Ana?"

"Ana." afferma, portandosi la bottiglia di birra alla bocca.

Iniziano a tremarmi le gambe.

Sapevo benissimo che Ana aveva qualche simpatia per mio padre, me lo aveva sempre detto.

Ma le avevo fatto giurare di non provarci con mio padre, e lei me lo aveva promesso.

No, non è possibile.

Mio padre ama mia madre.

E mia madre lo ama.

Anche Ana lo ama.

Dov'è Martinus?

Pero mio padre non ricambia.

Vero?

Ho la testa che mi bolle.

Mentre io sono pietrificata, mia madre si alza e, barcollando, va in camera sua.

Appena realizzo, mi precipito fuori casa.

I gemelli sono su trampolino e, quando mi vedono, iniziano a chiamarmi.

Sento le loro voci in lontananza.

Ho il battito del cuore che diventa sempre più assordante.

Gl'occhi mi diventano lucidi e, istintivamente, inizio a correre.

Sento una voce, in lontananza ma non capisco chi sia.

D'improvviso, qualcuno mi afferra il polso e mi fa voltare.

Martinus.

L'unica persona che voglio davvero ora.

Due secondi e sono fra le sue braccia.

Inizio a piangere e penso di avergli bagnato la maglietta.

"Che succede?" chiede, preoccupato.

Prendo un respiro profondo, ma non mi stacco dalla sua maglietta.

Se la lasciassi, cadrei a terra.

Le ginocchia mi tremano fortissimo.

Lui lo nota, e sento che mi sta prendendo in braccio.

"Sara, che succede?" chiede nuovamente, asciugandomi con il pollice una lacrima.

"Devo andarmene."


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