Non dice una parola.
Si limita a camminare con me attaccata a lui.
Quando arriviamo al trampolino, mi posa su di esso.
Ho capito.
Quando è nervoso, ha bisogno di giocare a calcio.
Mentre mi sistemo nel trampolino, lui afferra la palla ed entra.
Inizia a fare qualche trucchetto mentre io sono lì seduta.
Non dice nulla.
Mi sta davvero ignorando?
Gli ho appena detto che devo andarmene, e lui gioca a calcio?
Non faccio in tempo a finire quel pensiero che vengo interrotta da lui.
"Okay, non ce la faccio ad ignorarti" dice, sedendosi di fronte a me.
"Stavi scherzando, prima, vero?" chiede.
Deglutisco, mandando giù un nodo doloroso che mi si era formato in gola e faccio segno di no con la testa.
"Non è possibile" risponde, tormentandosi i capelli con la mano.
"Perchè devi andartene?"
"E' successo qualcosa?" chiede immediatamente.
Respiro profondamente.
Lui mi afferra e, non so come, mi ritrovo con la testa appoggiata alle sue gambe.
"Mia madre ha scoperto mio padre con un'altra."
"Davvero?" chiede, accarezzandomi una guancia.
Faccio un mezzo sorriso.
Mi guarda intensamente ed io capisco di dover continuare la spiegazione.
"Mia madre lo lascerà, molto probabilmente. La casa però è intestata a mio padre e, se divorzieranno, io sarò costretta a tornare con mia madre in Italia."
"Non potete restare qua? Magari cercando un'altra casa." domanda.
Ha l'aria turbata, triste.
Gli porto una mano tra i capelli, fissandolo.
"Mia madre aveva già in mente di tornare in Italia, l'unica cosa che la tratteneva qua era papà."
Mi blocco.
Sento i rumori degli pneumatici sulla ghiaia.
Mio padre è tornato a casa.
Mi alzo di scatto ma Tinus mi prende e mi abbraccia da dietro.
"Aspetta." sussurra.
Guardo la scena che si svolge davanti a me, esterefatta.
Mia madre esce di casa, con delle valigie in mano e lo stesso vestito con la quale l'avevo lasciata.
Il mascara aveva tracciato nuovi segni sulle sue guancie.
Mio padre è sullo stipite della porta, su tutte le furie.
Mi giro verso Martinus e noto che è più esterefatto di me.
"Dai vai." dice, sciogliendosi dall'abbraccio.
"Preferisco stare qua con te."
Mi guarda.
Mamma mia, quanto vorrei baciarlo.
Il mio sguardo vorrebbe puntarsi sulle sue labbra ma cerco di guardare da qualsiasi altra parte.
Noto che, però, anche il suo sguardo si posa sulle mie labbra.
Inizia a passarsi la mano tra i capelli ed io mi tormento il labbro inferiore.
Dopo poco le sue labbra sono sulle mie.
Sembrava il nostro primo bacio.
Sentivo le stesse emozioni, le stesse scosse che mi percorrevano la schiena, le stesse farfalle che mi divorano lo stomaco.
Non ne avrei mai avuto abbastanza di Martinus Gunnarsen.
Quando ci stacchiamo, sono senza fiato.
Vorrei baciarlo di nuovo, ma mi limito a guardarlo e a sorridere.
"Sarà sempre così?" domando, ancora con poco fiato.
"Non lo so." risponde sorridendo.
"Io so solo appena ti vedo ho voglia di baciarti ed abbracciarti quindi sì, penso sarà sempre così."
Il mio sorriso si allarga alle sue parole.
Mi prende i fianchi e mi porta fra le sue gambe.
Mi stampa un bacio dolce sulla guancia.
"Così resisto alla tentazione di baciarti."
Appoggio la mia testa alla sua spalla mentre lui mi stringe più forte.
E' la mia droga.
Non sarei riuscita a stare lontana da lui neanche per un istante.
All'improvviso, Mac corre verso di noi.
"Sa, corri." urla, ansimando.
"Che succede?" chiedo, uscendo dal trampolino.
"Tuo padre sta dando di matto."
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Heartbeat
FanfictionPerché proprio lui? Perché non potevo innamorarmi di un ragazzo normale, magari con gl'occhi azzurri e i capelli castani, un atleta e magari che va bene a scuola. No. Dovevo per forza innamorarmi di un Gunnarsen.