COMPITI

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È mattina e mi sveglio di malavoglia, per di più mezza addormentata. Sono sfinita.
Indosso la solita divisa nera con camicia bianca e tacchi a spillo neri.

Mi reco alla mia sala da hobby con una tazza di saffé in mano, e me lo sorseggio tranquillamente.
Devo mettermi immediatamente a fare un vestito per la festa...come posso fare?
Prima di tutto smaterializzo dal nulla un manichino, stessa mia corporatura stessa altezza...perfetto.
Ora manca la stoffa, ovviamente nera.
Cerco la mia piccola borsa rossa, ficco l'intero braccio al suo interno e ne tiro fuori aghi, fili e dei rotoli di stoffe di vario tipo e di tessuti neri.
Ora, basta solo tirarmi su le maniche fino ai gomiti...ce la posso fare entro stasera.

Prendi il foglio e la matita, butta lo schizzo, perfeziona, cancella, rifai, colora, cancella e aggiungici dettagli...poi cos'altro? Ormai i meccanismi sono controllati e automatici.

Mi mancano i giorni passati a disegnare con la mia madre adottiva, la mia amica del cuore. Tutti i momenti passati insieme nel suo laboratorio delle creazioni, dove la mia creatività sprizzava da tutti i pori...mi manca tutta quel allegria.
Quanto mi manca...
Avrei tanto bisogno del suo aiuto in questo momento. Mi darebbe consigli, direbbe di aggiungere o togliere, di perfezionare e cambiare...mi suggerirebbe di migliorare le mie idee e di esprimerle meglio.
Era la mia maestra preferita.
Era...

Pensando a quei ricordi, senza accorgermene, mi pungo il dito con l'ago invece di agganciare la stoffa al corpetto. Mi sono distratta e questo è il prezzo.
Ma...il mio sangue è, diverso...non è rosso, quel liquido cremisi che ben conosco, denso e caldo.
No, per niente.
Il liquido che ne esce da quel puntino, da quella piccola porticina verso il mondo esterno.
È nero.
Nero come il petrolio, inchiostro...come le mie lacrime.
Mi chiedo se questo non sia solo il frutto della mia immaginazione.
Oppure sto sognando?
No, mi sarei già svegliata.

Assaggio quella piccola goccia che scivola via dal mio dito, prima che macchi il vestito.
È freddo, gelido...eppure mi ricordo che sarebbe dovuto essere minimo tiepido.
Strano, troppo strano.
Ma che dico? Io sono strana.

Continuo a infilzare la stoffa nera e a congiungerla con l'altra sponda del medesimo colore.
Uno strano prurito mi colpisce sulla spalla sinistra, subito agisco come è solito il nostro istinto.
Non dò peso a questo fatto e vado avanti. Sento quasi che qualcosa si stia nascondendo ai miei occhi.
Ma cosa?

Guardo l'ora, le 11:19. Devo muovermi, se non voglio arrivare stanca morta.
Voglio concedermi almeno un po' di riposo prima di prepararmi.
Cucio le spalline in modo che stiano un po' più sotto delle spalle, abbassate sulle braccia.
Concluso, mi allontano per ammirare la mia prima opera d'arte, trasmessa alla realtà, dallo schizzo all'oggetto.
Dovrei andarne fiera.
Un mare di nero abbaglia i miei occhi.
Corpetto stretto in vita con scollatura a cuore, gonna che scende leggera, come una tenda con lunghe pieghe, allungata nella parte posteriore.
Meraviglioso.
Quasi mi commuovo...vorrei tanto che la mia maestra lo vedesse, ne sarebbe estasiata.
Sono riuscita a realizzare qualcosa di vero. Qualcosa che esiste al tatto e che non rimarrà racchiuso in un foglio.

Ora basta, vorrei dormire. Devo riposare, almeno un po'.
Ho strizzato troppo la mia creatività e il mio ingegno, per oggi può bastare.

Esco con la tazza, precedentemente piena e ora prosciugata dal saffé che poco fa conteneva.
La porto in cucina e torno di corsa in camera da letto, per l'onda di sonno che mi travolge.
Sono una che dorme molto, se potessi dormirei tutto il giorno.
È mia abitudine racchiudermi nei miei sogni, soprattutto se accompagnati dalla musica.
Come se entrassi nella mia "seconda realtà" ed è fantastico, anche se so che fa parte della mia immaginazione, i miei sogni sono per metà partoriti dal mio subconscio. È sgradevole per me risvegliarsi...soprattutto se la tua vita non ti piace e non è una delle migliori, o non è come ti aspetti che sia.
Ma questo ormai appartiene al mio passato.
Ora quando mi sveglio so che c'è qualcuno che mi ama, che mi vuole al suo fianco nella vita e mi accetta per quello che sono...non mi odia per quello che so fare o per come sono.

Apro la porta della stanza e mi fiondo sul letto che subito ondeggia per il mio peso...così morbido e caldo, mi rannicchio in posizione fetale e mi lascio avvolgere dalla nebbia nera che mi copre gli occhi.
Il respiro rallenta, sprofondo fra le coperte del letto e le palpebre si sigillano.

Arrivo nel mondo dei sogni.

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora