LA STANZA

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Apro la porta con calma.

Lui spezza la quiete che si era andata addensando nella stanza e che piano piano mi stava facendo impazzire.
Il suo volto pallido e vuoto sbuca dalla fessura.
-va tutto bene?- mi chiede con uno strano accento preoccupato.
-si, perché?- strano che si preoccupi per niente.
-beh, ho visto che non hai fatto colazione e non sei venuta a pranzare-
-cosa?! Scusa che ore sono?- com'è possibile che sia passato così tanto tempo, di solito ci metto 20 minuti a fare uno schizzo.
-sono le quattro del pomeriggio- diamine, come ho fatto a non accorgermene...nemmeno guardando il celo dalla finestra, eppure sembrava ancora mattina.
-scusa è che...non me n'ero accorta, l'orologio si è bloccato alle 11 e l'ho appena notato- mi scuso io dispiaciuta.
-ah non fa niente, comunque come va con la stanza?- esco per parlare con lui nel corridoio, chiudendo la porta alle mie spalle.
-oh va benissimo- esclamo entusiasta.
-mi fa piacere...allora...ti lascio al tuo lavoro- non so ma sento la sua voce incerta, quasi fosse a disagio.
-si ok...- lui si gira per andarsene.

-oh aspetta!- lo blocco e lui si volta sorpreso, o forse dovrei dire contento.
-si?- mi fa lui stranito ma con felicità, chissà a cosa sta pensando.
-non vorrei essere scortese o di peso ma...mi servirebbe un'altra stanza- spero non si arrabbi al riguardo.
-come, non ti basta quella da hobby?- domanda.
-si ma, me ne servirebbe una dove posso sfogarmi...dove possa allenare i miei poteri ecco- chiedo con incertezza, non vorrei farlo innervosire.
-e hai paura di distruggere qualcosa, vero?- come al solito mi legge nella mente.
-si perché non sono ancora esperta e abile quindi, ho paura di combinare qualche disastro. Mi basterebbe solo una stanza vuota, tutto qui...sempre se non è un problema, ovvio- devo applicarmi e cercare di gestire i miei poteri il prima possibile, prima che accada l'inevitabile.
-sì certo, seguimi ne ho una che fa al caso tuo- lo seguo per quel lungo corridoio stretto, umido, dagli angoli bui e con le alte pareti grigie.

Ci dirigiamo a una porta stretta in metallo con una valvola posizionata al centro. Solo con lo sguardo capisco che possa pesare tonnellate e che sarà di sicuro molto spessa.
Per aprirla ci mette ben sei giri di mano e quando, si sente quel sottile spiffero come di sottovuoto, la porta si apre e il mio presentimento era esatto, è spessa.

La stanza che si presenta davanti ai miei occhi è...la tipica camera da isolamento, presente nei manicomi. Da quel che so, spesso ci rinchiudono i "casi problematici" avvolti dalla camicia di forza.
Tutte le pareti compreso il soffitto, sono ricoperte da uno strato morbido di cuscino bianco, anche il pavimento è un materasso.
-può andar bene? Qui non distruggeresti niente e non ti faresti del male, no?- ha ragione.
-è perfetta.- sono sotto shock.
Non mi sarei aspettata una stanza del genere in questa casa ma...forse avrei dovuto, dopotutto sto vivendo con una famiglia di folli assassini.
-ok...allora...ti lascio ai tuoi poteri...-mi sa che è curioso o forse, per l'ennesima volta, ha letto i miei pensieri e si è offeso?
-si, grazie mille per la stanza- mi servirà parecchio.

Lui richiude la porta e questa si confonde con tutta la stanza, così tanto che l'ho già persa di vista.
Mi guardo attorno, non so da dove iniziare.
Forse è meglio vedere cosa riesco già a fare.
Mi siedo in posizione da meditazione, il mio sguardo si perde paralizzandosi.
Mi rilasso, respiro lentamente come se stessi dormendo.

LEVITAZIONE

Il mio corpo si stacca dal suolo, mi sento sollevare e io rimango incantata, immobile. Mi ritrovo a fluttuare a mezz'aria, tra il pavimento e il soffitto. Inizio lentamente a ruotare.
Il mio sguardo è fisso, privo di emozioni.

TELECINESI

Mi siedo. Un elettricità attraversa il mio corpo fino alla testa, esce e si divide in milioni di scosse.
Il crepitio dell'aria si percepisce appena in quel silenzioso vuoto.
Sento dei pizzichi sulla cute.
Le punte dei miei capelli si sollevano e si innalzano. Sembra siano sott'acqua, ondeggiano come serpenti incantati.
O sono loro a incantare me.

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora