LEGATA FINO ALL'OSSO

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Mi sono lasciata catturare, avvolgere nella loro tela di ragno. Ho opposto resistenza, ma non abbastanza da liberarmi completamente, quel che bastava per completare la seconda parte del piano.
Se la sono bevuta, li ho fatto credere di essere una preda facile da catturare...da tenere a bada.
Tutto ciò purtroppo, mi ha portato ad un punto critico.

Ero ancora dentro quella scatola di semplice ferro, un'atmosfera scura e tiepida si era formata durante il tragitto. Fino a quando qualcosa non mi ha messo a dormire.
Non saprei cosa e come.
So solo che, nel momento in cui hanno fatto entrare la mia gabbia nel cortile della sede, una strana sensazione si è appropriata della mia mente, mettendo a tacere ogni mio pensiero e facendomi scivolare nell'abisso dei sogni.
Chissà cosa mi hanno fatto nel frattempo.

Il buio avvolge il mio corpo, il mio volto è coperto da una maschera metallica. Mi sento avvolta da un freddo guscio duro, con gli arti tirati e tenuti saldamente incatenati nel vuoto. Non vedo, sento solo dei pali di ferro che sprofondano nei miei occhi, fra ogni mio dente fino ad incastrarsi nella parte finale della bocca. Li sento nelle mie spalle, tra ogni costola, sono infilati nel mio petto fino al mio cuore che ancora batte. Incrociati dentro le mie membra e nelle ossa delle mie caviglie, come nelle mie braccia e fra ogni mio dito. Li sento gelidi uscire dalla mia schiena. Entrano ed escono da ogni parte, sono completamente attraversata da questi lisci, ma come spinosi, pali di ferro.
Non riesco a respirare, a stento sento una scia d'aria che tiene allargati i miei polmoni. Il battito è lento, quasi assente a tratti...ciò stranamente non mi spaventa.
Non posso muovermi, anche se solo di un millesimo di millimetro, sento bruciare ogni parte del mio corpo.
Mi sento attraversata da morbide frecce, che al mio interno si frammentano ad aghi metallici. Sento di poter morire da un momento all'altro, ma un secondo dopo sento nuovamente il petto alzarsi, e ancora lo stesso dolore lancinante, che si allarga a macchia d'olio per il resto del mio corpo.
Un effetto ben riuscito, una copia quasi esatta di ciò che si prova ad un passo dalla morte.

La mia testa è tenuta sollevata con forza, quasi guarda verso il cielo. Sembra quasi che i miei capelli vengano strappati e tirati verso l'alto. Lo stesso per i miei piedi, li sento cadere pesanti a terra. Credo mi abbiano messo delle scarpe chiodate all'interno, con una suola incollata al pavimento o peggio collegata ad un peso.
Non riesco ad allargare le mani, come se fossero rinchiuse in una gabbia troppo stretta.
Sento i miei arti allungarsi per la forza...il punto è che non sento tirare.
Ammetto che hanno trovato una tortura perfetta. Non ho idea di come uscire, di come slegarmi da questa bizzarra armatura. Non so neppure come farò a creare un contatto di teletrasporto perfetto, in queste condizioni.
Non mi resta altro che pensare, mentre mi tengono sospesa in aria in questa stanza nera e vuota.
Non posso fare altro che ascoltare l'esterno, i pensieri ed i movimenti delle persone che se ne stanno al di fuori da queste pareti.
Ho molto lavoro da fare in questi dieci lunghi giorni...avrò molto dolore da sopportare.
Come potrò uscire da questo stato di stallo, da questa gabbia che è il mio stesso corpo?

Non mi resta altro che lasciare libera la mia mente, riempirla dei pensieri altrui ed ascoltare, ascoltare, ascoltare...escogitare.

Devo soltanto ascoltare, escogitare...ed agire.

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora