CATENE

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Cammino con la testa vuota, senza pensieri.
Mi sto lasciando andare, mi sto lasciando fregare.
Non sento nulla e non provo nulla.
Sono come paralizzata, morta.
Non percepisco presenze ne anime nelle vicinanze.
Sembra non ci sia nessuno ma non è così.
Non sarà mai così.
Perché si ostinano così tanto ad avermi?! Cosa ho io che gli attira così tanto?!
A che gli servo io?!

Sento in continuazione movimenti: dietro le mie spalle, quel cespuglio, sugli alberi. Mi circondano, mi hanno circondato.
Non mi volto ne per controllare o guardare, ne per attaccare.
Ormai so che non ho scampo.
Mi sono stati alle calcagna fin dall'inizio.
Da quando ho messo piede fuori casa, da quando sono tornata, alla festa, quella sera in quel appartamento, quel giorno.
Fin dal primo giorno, o forse da sempre. Da quando sono nata?
No sapevano già della mia esistenza. Dopotutto, sono ormai secoli che cercano in ogni modo di catturarmi.
Mi hanno studiato da lontano per tutto questo tempo, credono che sia ora di rinchiudermi e di analizzarmi da vicino...finalmente.

Era ora.
Avranno ciò che vogliono.
Non sarà di certo una donna dalle forze sovrumane, dai poteri più insoliti e potenti, o dall'aspetto innocuo e innocente...dalla mente contorta a fermarli.
Non sarò di certo io a fermarli.
Gli lascerò fare se è quello che vogliono, ma.

Cosa voglio io?

Il più grande dilemma, così semplice e allo stesso tempo difficile.
Cos'è che bramo di avere dopo tutta questa vita, dopo tutte queste vite?
Cosa?!

Sento il cuore sopprimersi sotto un velo di paura per le persone che mi circondano.
Angoscia per quello che mi faranno e per quello che vorranno portare alla luce.
Ma non lascerò che l'abbiano vinta loro, no signore, sarò io a vincere alla fine.
Me lo sento, anche se non so cosa mi aspetti o cosa abbiano in serbo per me.
Di certo non saranno carezze.
Credono che un essere come me, debba essere oppresso.
Beh...che aspettano?

Giro dietro ad un albero, lascio il mio vero aspetto rinchiudendomi in un corpo umano che non mi appartiene.
Di nuovo, ancora rinchiusa, alle strette.
Non succede nulla, continuo a sentire fruscii.
Continuano a fare rumore, hanno poca tecnica nelle coperture, potrei essere più brava di loro.

Esco dal mio "nascondiglio" e nessuno mi assale o mi punta una pistola urlandomi ordini da eseguire.
Se aspettano ancora sarò io a metterli al muro ma non lo farei, pur volendolo.

-che fate? Volete continuare a nascondervi per altri decenni?- domando alle persone che non percepisco ma ai rumori che sento.
Me ne sto immobile, con le mani sui fianchi, impaziente.

Silenzio.
Hanno ascoltato e quindi staranno pensando. Che faranno?
Cosa si azzarderanno a farmi?
Solo ora comprendo il significato del sogno.
La donna voleva avvertirmi di tutto ciò ma ora i ruoli si sono ribaltati. Ora sono io quella che vuole essere catturata o forse, mi sono solo arresa?
Voleva che io non cadessi nella loro trappola invece ci sto per entrare tuffandomi.
Voleva che mi astenessi alle regole però sono ceduta alla paura, mi sono arresa a questo destino, al mio destino.
Me l'ha urlato forte e chiaro e ora non gli sto dando ascolto, non gli avevo dato retta.
Me la sto cercando, testarda quale sono.
Sciocca.

Mi volto e riprendo la via che avevo intrapreso dall'inizio.

Sento anzi, pesto qualcosa di duro, del metallo.
Guardo in basso, sotto il mio piede vi è una catena.
Dei cigolii improvvisi irrompono in quel silenzio.
Arrivano dall'alto e io non riesco a muovermi, come se il mio corpo stesse facendo quello che loro vogliono.
Tuttavia io ho paura, me la sarei data a gambe.
Una rete cala su di me pesantemente.
Questo ferro  brucia, cado a terra per il peso e per il dolore.
Brucia e sembra corrodere la pelle. Più si avvicina a me e più diventa rosso come rovente appena tolto dalla brace.
Come se fossi io la fornace.
Brucia così tanto che rende la mia vista sfocata. L'aria turbina di calore, lo sento incandescente fra le mie mani.

Quasi urlo per il dolore, un gridolino lo lascio andare ma non di più, non sono una debole e non mi importa quanto possa bruciare.
Una sagoma esce da dietro il tronco di un albero avvicinandosi, nera.
Le mie energie ne risentono come se quelle catene prosciugassero le mie forze.

-finalmente ci incontriamo, Blum- parla l'uomo dalla voce malvagia, non ha buone intenzioni come non ne ho io.
Sicuramente è il capo, altri escono allo scoperto mentre cerco di scivolare via da quel muro di ferro. Sorreggono delle armi, dei fucili. Non riesco a vedere nessuno di loro in faccia, le palpebre si fanno pesanti, pure la catene che soffocano le mie ossa e mi comprimono al terreno.
-sembra che l'osmio funzioni- continua...osmio?!

Non ce la faccio più, nessuno verrà in mio soccorso e non voglio che nessuno mi veda in questo stato. Nessuno si deve immischiare, sono faccende private.
Faranno del male a me e a nessun altro. Osino soltanto a toccare chi voglio bene e se la vedranno con il demone che vive in me.

Le forze sono ormai a zero, il buio mi sovrasta mentre delle voci ondeggiano fra le mie orecchie.

State attenti.

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora