Capitolo 1

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New York, Manhattan.
Il caldo sole primaverile splende in cielo

/e per finire anche oggi si preavvisa un tempo tranquillo e sereno, signori. Questa è Cloud Tv eeeeee... sappiamo di cosa parliamo/
"Ok STOP! PAUSA" Un urlo autoritario mise la parola fine alle riprese di quella mattinata. Il sole splendeva alto sullo studio di Manhattan come su tutte le teste dei cittadini fuori dalľ edificio. Subito due ragazze corsero ad armeggiare con il trucco del conduttore che aveva appena finito il suo turno mattutino. Una volta struccato, senza degnarsi nemmeno di ringraziare, si alzò andando verso il suo ufficio abbandonando il telone verde che fino a poco tempo fa rappresentava metà del paese americano. Ľ insegna sulla parlava forte e chiaro : JIM STAN ed anche la sua voce non scherazava rimanendo dal tono alto sia fuori che dentro il set.
"Chiamatemi Persia. Mandatemi Persia McGregor. Oh insomma ma dove sta?"  la sua voce si poteva sentire ovunque e, naturalmente, anche nelle orecchie della poveretta. Dopo essersi raccolta i capelli con una penna ed aver preso il suo quadernino degli appunti di lavoro raggiunse il suo capo nel suo ufficio/camerino. Una volta arrivata davanti alla porta, prima di entrare, dovette respirare e tranquillizzarsi. Diede un'ultima occhiata al suo outfit cercando di farselo andar bene benché non molto professionale: jeans attillati blu, vans e canotta nera. "Easy beezy lemon squeezy" la tranquillizava Samantha ogni volta che era in agitazione e di lì quello diventò il suo motto.                  
Alľ ennesimo capriccio del capo, Persia non potè che entrare timidamente. Cacciò fuori altre due assistenti che con la loro premura nel continuare a prepararlo, anche se a puntata finita, lo stavano irritando. In effetti il signor Jim non era affatto un uomo facile ma per fortuna Persia sapeva come prenderlo diventando sin dal primo giorno sua assistente più fidata.

 Una volta entrata si accorse di non aver niente a coprirle le cicatrici. Si sfilò la giacca bordeaux dalla vita e se la mise indosso prima che Jim potesse dire altro. Si voltò di scatto verso di lei girando su se stesso grazie alla poltrona girevole. Aveva lo sguardo di chi nascondeva qualcosa ma anche di chi la stava studiando. La guardò dalľ alto al basso cosa a cui ormai era abituata. Si alzò velocemente infilandosi le mani in tasca e girandole attorno chiudendo la porta "s-signor Stan... ha bisogno di qualcosa?" Quando si comportava così la spaventava. Si fermò fissandola negli occhi e con tutta la gentilezza che gli era possibile provò ad allungare i lati della bocca "/e quello sarebbe un sorriso spontaneo?" Si chiese Persia. Ma forse semplicemente non voleva impaurirla. "In effetti si: vedi...oggi mio figlio arriverà a New York e sarà qui..." controllò il rolex ď oro sul suo polso "...a momenti e voglio fargli trovare una bella accoglienza. Tranquilla, nulla di speciale. Tu devi solo portarmi 2 capuccini porzione maxi. Una volta arrivato dovrai fargli fare il giro delľ edificio dato che comincerà a lavorare qui. Mi raccomando" detto questo non le diede nemmeno il tempo di ribattere che ľ accompagnò fuori. "Vai oh mia Persia  e spicca il volo" esclamò con voce teatrale prima di sbatterla fuori. Certa gente non cambierà mai.

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora