Cap.12- Dalle stelle alle stalle

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Persia non potè prevedere serata migliore.
Per lei fu un qualcosa di totalmente nuovo.
 Sebastian ancora una volta si rivelò un vero gentleman con lei:
le apriva la porta dei locali,
le tirava indietro la sedia e nonostante  lei fosse contraria lui testardo le pagava ogni consumazione e quando prima del cinema Persia si sentì un attimo girare la testa sul marciapiede, Sebastian era lì pronto a sorreggerla.

"Vuoi tornare a casa?"
Le chiese appoggiandole dolcemente la mano sul fianco.
Essa sussultò

"Sto bene Seb... davvero"

gli rispose sorridendo cercando di nascondere le gote rosse.

Il ragazzo ricambiò il sorriso e le spostò una ciocca di capelli dietro ľ orecchio.

La mano poi andò a caderle sul collo fino ad arrivare al viso.

 Il viso di lei avvampò una volta notata la distanza che si stava sempre più accorciando tra di loro.

Ma che stava succedendo?

La mano di lui la stava forse lentamente avvicinando a lei?

Una musica di sottofondo accompagnata da una leggera vibrazione distrusse ľ atmosfera che si era appena venuta a creare. Istintivamente Sebastian si allontanò sebbene seccato e Persia prese il cellulare dalla sua tasca.
Salvata dalla suoneria.

"Pronto?"
La voce della sua migliore amica a momenti non le sfondò i timpani con il suo tono squillante tanto da rasentare ľ irritabile.
Ľ amica preoccupata e dal tono impanicato le chiedeva costantemente dove fosse variando voce e strilli. Persia si allontanò di due passi mentre Sebastian che aveva sentito tutto la guardava con uno di quei sorrisi che sembrano dire "tranquilla ti capisco". Persia avvicinò il microfono alla bocca
"Sam calmati. Sto bene"
"Ma dove sei?"
La ragazza guardò un' altra volta Sebastian
"Sono con lui. Siamo usciti per una passeggiata dopo il lavoro"
 in tutta risposta Sam cominciò con ridicole supposizioni velate da sottili prese in giro alľ amica

"Verso che ore torni a casa?"

Si erano già fatte le 21:00 ma sembrava passata solo mezz'ora

"Non lo so. Ora stiamo andando al cinema ma entro la mezza notte ci sarò"

Al di là del telefono una risatina soffocata

"Va bene Cenerentola. A dopo"
" a dopo"

Neanche il tempo di mettere in tasca il telefono che Senastian si avvicinò a lei. Scherzosamente le porse il braccio da afferrare
 "Vogliamo andare signorina?"

 Gli chiese ingrossando la voce in un' imitazione di qualcuno più vecchio. Persia sorrise prima con gli occhi poi con le labbra

"Certo"

 rispose con un leggero inchino. Mise il braccio sotto quello di lui e con l
a mano prese ľ incavo gomito.
Mentre camminavano Persia lo guardava di sottecchi cercando di non farsi scoprire ma con vani sforzi.
Come per magia Sebastian la beccò senza nemmeno voltarsi

"Perchè mi guarda signorina?"

Lui stava ancora giocando e a lei non dispiacque affatto.

"Ammiravo la tua bellissima mascella, i tuoi occhi concentrati verso ľ orizzionte ed i tuoi capelli sbarazzini"

 pensò di dirgli ma tutto ciò rimase nea sua testa

"Nulla. Solo nessuno è mai stato così gentile con me prima ď ora"

rispose semplicemente con lo sguardo verso il basso.
Persia si fermò.
Voleva ringraziarlo ma dopo tutto, pensò, non poteva baciarlo sulle labbra e nemmeno dirgli un semplice grazie perchè non sarebbe bastato.
 Aspettò che Sebastian si voltasse verso di lei.
Persia si alzò in punta di  piedi cercando di colmare la distanza tra loro .
Sfioro con le sue labbra le sue guance prima di schioccarli un bacino sussurrando poi un lieve "grazie".
 Non si spiegò perchè lo fece: forse furno i numerosi Long Island che le aveva offerto o quelľ ultimo Martini che, dopo numerose proteste riuscì a pagarsi da sola.
Fatto sta che ormai si sentiva priva di timori e paure.
Non era sbronza e nemmeno lui.
Erano soltanti un po brilli nonostante avesser bevuto ciascuno per due persone.
La loro sembrava una gara a chi avesse più enzimi.
Potevano bere ancora che nessuno dei due avrebe dato segni di cedimento. Nel tragitto fino al cinema bastò un nulla, una battuta di Sebastian a farla ridere e ridere.
Non tanto per la battuta quanto per la risata in se.
Era buffa ed era soave.
I drink non ľ avrebbero stesa ma di sicuro la ridarella non potè evitarla. Con la mano libera si teneva la pancia oppure si asciugava le lacrime. Sebastian intanto continuava con le sue stupide battutine da cabaret ricamandoci sopra commenti altrettanto divertenti

"Ma dai ti faccio così ridere?"

Le chiese davanti al cinema in fila per il biglietto.
Persia aveva gli occhi lucidi ed il fiatone ma il sorriso... quello rapì Sebastian.

"Tu mi fai ridere come pochi Sebastian"

Traballò un attimo reggendosi alle braccia del ragazzo

"Ti ripeto: sicura di star bene"

Persia non potè più mentire ma nemmeno volle farlo preoccupare.
Non era ľ alcol , si vedeva che non era ubriaca, ma un problema più di fondo: anemia e bassa pressione possono fare brutti scherzi.
Soprattutto se mischiate ad una buona dose di sonno da recuperare.
Provò a rimettersi retta ma ancora una volta fallì.
A momenti non svenne.
Era diventata pallida e leggermente sudata con lo sguardo vuoto.
Sebastian la tenne su

"Non possiamo stare qui. Ti porto via"

 detto questo la accompagnò verso il marciapiede sostenendola con delicata premura e gentilezza.
Persia, la povera Persia... ľ ultima cosa che vide fu un taxi accostare subito dopo il fischio di Sebastian.
Le figure, i suoni e tutti i sensi... offuscati da una terribile, inspiegabile, devastante stanchezza.

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora