Passion

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Alla fine la testarda Persia ebbe la meglio.
 Per tutto il giorno era rimasta chiusa in casa cosa per una ragazza iper attiva come lei si poteva dire ľ inferno in terra.
Dopo aver finito di cenare la ragazza cominciò, con una semplice proposta fino a dare sempre più corpo al suo desiderio.
Aveva bisogno di uscire, di aria.
Di camminare e di vedere la sua città.

"Non se ne parla"
 ribattè risoluto Sebastian buttando nel pattume la plastica del sushi

"Ma ti prego! Un giretto e poi basta"
"Hai sentito cos'ha detto ľ agente di polizia ieri? Devi stare in casa. È troppo pericoloso"
Persia alzò gli occhi al cielo, scocciata da quelle parole per poi usare quegli stessi occhi in un espressione da cucciolo bastonato mettendo il broncio
"È inutile che fai così. Non mi convinci"
Continuò
"Ho detto di no ed è no"
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Sebastian si spiaccicò una mano in faccia
"Non ci posso credere"
mormorò mentre svogliato si trascinava per la città.
Eppure ce ľ aveva messa tutta: fin dalľ inizio il suo era stato un fermo e deciso NO anche solo alľ idea di mettere mezzo piede fuori di casa.
Inoltre nonostante quella sera volesse prendersela con calma si ritrovò a dover accelerare il passo per stare dietro a quella piccola peste ma molto più veloce di lui.
 Si destreggiava come un cane tra la folla che rischi di perdere ogni volta che lo porti fuori.
Il problema? Nessun guinzaglio a tenerla ferma.
 Era la perfetta raffigurazione delle conseguenze di quando un bambino abusa troppo di zuccheri traformandosi in una pallina impazzita.
Persia amava la vita.
Entrarono in un locale Jazz in periferia.
Uno di quei luoghi anni '2o dove si può ancora fumare ai tavoli e girare per la sala mentre camerieri sottopagati ti servono liquore scadente per risparmiare.
 Eppure Persia ne era affascinata: la musica, ľ ambiente e le luci rese ancor più soffuse dal quel sottile alone di fumo che riempiva la sala.
Le panche erano coperte di velluto verde ed i tavolini rotondi erano quasi tutti pieni.
La ragazza se ne innamorò appena misero piede dentro
"Rimaniamo?"
Chiese con voce implorante.
Notò la faccia scocciata di Sebastian, ancora convinto che quella fosse una cattiva idea.
Approfittò di quelľ attimo di esitazione per afferrarlo per il braccio e trascinarlo ad un tavolino un po più lontano dagli altri.
Subito un cameriere portò ai due un omaggio della casa: un bicchiere di bourbon 4 roses a testa.
La ragazza lo alzò sopra le loro teste. Le gote rosse per la camminata
"Direi di fare un brindisi"
 esclamò provando a farsi sentire sopra il suono delľ assolo di sax
"E a cosa?"
Chiese lui sciogliendosi un pelo davanti a tutto quelľ ottimismo alzando così il bicchiere
"A noi!"
 Quella affermazione gli fermò per un attimo il cuore
"Alla coppia di coinquilini ed amici più improbabile che esista"
continuò poi brindando
"Si... amici"
mormorò con le parole coperte dal bicchiere alle sue labbra.
La serata proseguì con brani blues e Jazz lasciando spazio a grandi autori come Ray Charles, Nina Simone e a tutta la colonna sonora dei Blues Brothers.
 Sebastian non credeva che Persia potesse avere gusti simili ed invece la ragazza lo sorprese ancora una volta. Verso le 03:45 il ragazzo e la ragazza cominciarono ad accusare, cosa molto rara, gli effette di tutti quei bicchieri di bourbon e wiskey che si erano scolati. Ad un certo punto il proprietario del locale prese posto sul palco
"Grazie ancora. Grazie a tutti voi per essere venuti. E grazie ai Blues Soul per questa magnifica esibizione"
Ed un boato di applausi si alzo riempiendo tutta la sala che andò calando alla muta richiesta del presentatore
"Ora per chi volesse potete raggrupparvi al centro qui davanti al palco per un ultimo brano. Un lento"
E così tutti a muoversi verso la pista appena liberata da quei pochi tavoli che prima la occupavano.
Persia non dovette dire nulla.
Tutto quel liquore che scorreva nelle vene di Sebastian bastò a muovere il corpo di quest'ultimo in una serie di azioni irrazionali.
Partì con ľ afferrarle il polso quando entrambi erano già in piedi.

Persia credette che dopo una serata passata a bere Sebastian volesse soltanto andarsene a casa lamentandosi come un vecchio bacucco di quanto quella fosse stata una cattiva idea e bla bla bla.
Invece anche lui era pieno di sorprese in serbo per lei.
Persia lo guardò con sguardo interrogativo quando Sebastian le cinse anche il fianco portando i loro petti a scontrarsi.
In un attimo i loro fiati si fusero in un tutt'uno
"Sebastian ma che stai..."
Neanche il tempo di finire che a ritmo di musica la trascinò verso il centro della pista.
Solo dopo Persia scoppiò a ridere
"Sicuro? Rischiamo di coprirci di ridicolo. Io non so ballare"
Ma Sebastian non ľ ascoltò
"Lasciati guidare"
sussurrò portando la bocca al suo orecchio.
Lo spostamento ď aria dovuto alle sue parole  che le sfiorò le orecchie la fece trasalire.
Lo fece.
 Si fece guidare da lui.
Gli oppoggiò una mano sulla spalla e dalľ altra la testa.
Dopo un minuto Persia ruppe il silenzio
"Signor Stan mi sorprendete: non vi credevo così suscettibile alľ alcol"
Lo stuzzicò
"Signorina McGregor ci sono così tante cose che non sapete di me"
Le fece fare una lenta piroetta su se stessa prima di tornare col viso davanti al suo
"Lasciate che ve le mostri"
"Lo prendo come un invito a nozze"
Come sempre la battuta pronta.
La musica cessò improvvisamente
"Per voi che siete rimasti"
ricominciò il presentatore rompendo quel magico momento
"Ancora un' ultima per darci la buona notte"
Persia e Sebastian rimasero in ascolto, curiosi del prossimo brano.
Dalle casse partì -Sway- di Michael Buble.
"Sebastian andiamo. Non so ballare ul tango e non credo che tu..."
la tirò a sè con passione facendo sbattere i loro corpi
"Oh no! Questa dobbiamo ballarla" rispose con tono autoritario
Le mosse di Sebastian si fecero man mano più azzardate e decise. La sua mano abile scivolava in punti del corpo di lei da suscitarle dolci sensazioni e brividi di eccitazione ma mai Sebastian risultò volgare anzi molto rispettoso. Ancora una volta la sua bocca andò verso ľ orecchio di lei facendola anche scivolare lungo il collo.
Il suo respiro pesante.
 Il ragazzo conosceva i punti giusti da toccare.
E cosa potè fare Persia se non farsi guidare ancora e ancora?
Le mani scivolarono su per giù per la schiena di lei mentre gli occhi di Seb non facevano che urlare quanto lui la desiderassero.
Solo una volta, alla fine, la mano scivolò sulla coscia per portarla al suo fianco.
Infine un ultimo passo che li costrinse ad unire i loro visi e, se non fosse per la musica che in quel momento finì, anche le loro bocche si sarebbero scontrate.
Improvvisamente il caldo prese possesso dei loro corpi sudati.
 Per Persia che non era abituata a ballare con qualcuno anche il Prom era stato per lei sempre e solo un fastidio. Certo, doveva imparare a lasciarsi andare.
Samantha ľ aveva invitata varie volte a farlo.
Che quella con Sebastian sarebbe stata la volta buona?
La SVOLTA buona?
I due, dopo essersi presi ľ applauso per miglior coppia di ballerini, vennero invitati a presentarsi anche la serata seguente.
In tutta risposta dissero che ci avrebbero pensato.
Quando Persia si fermò sulla porta per aspettare il suo 'cavaliere' mentre parlava con il titolare e prendeva le sue cose si soffermò su vari pensieri. Quel ragazzo era passione pura.
Era un tornado che in cinque minuti era riuscito a travolgerla, imprigionarla ma allo stesso tempo liberarla.
Si era tolto la camicia restando con una semplice canottiera attillata in cotone.
Le sue forme... i suoi muscoli... in quel momento la lasciarono senza respiro. Ancora nelle sue orecchie risuonava Sway con un lento e seducente richiamo a tornare a ballare.
Il suo inconscio desiderava solo toccare quel corpo divino per vedere se davvero non fosse solo un sogno.
Ma dovette trattenersi quando si avvicinò a lei.
"Allora? Piaciuta la serata?"
Le chiese una volta usciti
Se le era piaciuta?
Non poteva desiderare di meglio.
Come ultima cattiva idea decisero di accompagnare gli ultimi momenti fuori casa con un hot dog ed una birra presi da un baracchino di fronte al locale.
Inutile dire che fu Sebastian ad offrire.
Alle 05:30 ancora sul muretto a parlare, ridendo fino alľ alba
"Non te la cavi malaccio col ballo"
 disse giocherellando con la bottiglia vuota tra le sue mani
"Anche tu saresti niente male se solo ti lasciassi andare"
stava ovviamente alludendo a quello che con tanto trasporto le aveva sussurrato durante quel meraviglioso momento .
Vide il suo viso avvampare come un braciere nonostante per risposta ebbe solo un lungo silenzio
"Sono stato davvero bene con te questa sera"
"Anche io. Credimi"
mormorò mettendosi a cavalcioni sul muretto per guardarlo meglio negli occhi.
Sebastian fece lo stesso e le loro ginocchia si scontrarono
"Sai che è da quando sono piccola che vorrei imparare a ballare?"
Cominciò guardando alla sua sinistra il sole sorgere sul ponte di Brooklyn.  Sebastian sgranò gli occhi
"Si lo so che non è da me. Non sono sempre stata così noiosa"
"Ah no?"
La stuzzicò con quella mezza ironia socratica che entrembi conoscevano
"Stai zitto che oggi..."
 si corresse
"...ieri sei tu quello che non voleva uscire. Vecchio bisbetico"
A quelle ultime parole Sebastian si finse offeso
"Vecchio bisbetico?"
"Vecchio bis.be.ti.co"
ripetè sillabando
"Adesso vedi"
 le afferrò le gambe alľ altezza della coscia per trascinarla a se. Le sue gambe di lei sopra quelle di lui. Cominciò a farle il solletico fino alle lacrime
"Sebastian ti prego smettila"
Si sgonfiò come se fosse un palloncino
"Come hai detto scusa? Non sento. Sono solo un vecchio sordo"
"Scusami scusami mi rimangio tutto. Ti prego basta"
Assecondò la sua implorazione
"Non credevo lo soffrissi così tanto. Sei bella quando ridi. Perchè non lo fai più spesso?"
"Cosa?"
"Sorridere"
E Persia sorrise imbarazzata
"Se è questo ľ unica cosa che c'è di bello in me riderò più spesso"
Il ragazzo le spostò i capelli dietro ľ orecchio portando la mano alla nuca
"Non è ľ unica cosa. I tuoi capelli quando li raccogli con la matita"
Si avvicinò lentamente a lei
"I tuoi occhi appena sveglia"
La distanza, il confine stava diventando davvero labile
"Le tue guance che ora stanno prendendo più colore"
la voce stava pian piano diventando più roca, sussurrata mentre la mano le coccolò la nuca fino alla base del collo
"E le tue labbra. Ora le tue labbra..." non finì di parlare.
Persia ľ aveva anticipato.
E come faceva a resistere ad un tale invito?
Da tempo voleva assaporarle, voleva toccarle.
Scoprì che avevano il sapore che da sempre aveva pensato.
 Un bacio travolgente ed appassionato il loro in cui Persia si mise in ginocchio sul muretto sovrastandolo con la sua esile figura.
Durarono così qualche minuto poi Sebastian si fermò
"Torniamo a casa"
 rispose affannato
"Si ti prego"
E fu così che andò.
Tornarono a casa di corsa passando tra le persone appena uscite di casa per andare al lavoro.
Una volta a casa beh... cari lettori... ora la vostra fantasia vi è padrona.

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora