Quei tuoi dannati morsi

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Le mani di lui che abili la spogliavano di ogni vestito e freno inibitore;
La sua bocca che dal lobo scendeva dolce passando dal collo, dai seni fino ad arrivare alla parte più nascosta ed intima di una donna;
Il suo respiro sul suo corpo ormai fuori controllo e le possenti la braccia che la imprigionavano sotto di lui.
Ed infine la dolcezza e la grazia con cui le dimostrò i suoi istinti più passionali la fecero sentire come una regina: preziosa, amata e rispettata dal suo re.
Appena arrivati in casa ľ aveva sollevata avvolgendo i suoi fianche con le gambe.
Persia si aggrappò subito senza staccare la bocca dalle labbra di quel dio più unico che raro e tanto perfetto quanto incredibile.
Cosa che appurò quando, una volta portata sulla penisola della cucina, Sebastian non esitò un secondo a togliersi la canottiera per poi provvedere a spogliare anche lei.
Al contatto con quel corpo perfetto la passione più totale prese vita, bruciando entrambi dalľ interno delle rispettive intimità.
I seni di lei sbatterono contro il busto di lui, separati solo dal reggiseno.
Naturalmente Sebastian dovette provvedere a risolvere il problema strappandolo letteralmente dalla sua pelle.
Si ricordò inoltre il momento in cui, una volta risollevata, entrambi non poterono smettere di ridacchiare interrotti solo da quei baci peccaminosi e di quando con quella stessa delicatezza ľ aveva stesa sul letto prima di sovrastrla col suo corpo.
Non poteva muoversi e comunque non voleva.
Lì, tra le sue braccia, la ragazza aveva trovato il suo posto.
Era pronta al piacere con qualcuno a cui teneva cosa che ormai credeva aver dimenticato.
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.
William Shakespeare

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Buio.
Freddo.
Apatico.
Nulla più.
Ma una strana sensazione contribuì a rendere strano quel luogo.
Persia spostò di scatto la gamba provando a scacciare quello strano fastidio che da un po faceva capolino su e giù per la sua gamba dalla caviglia alla coscia e dalla coscià alla caviglia.
Per un attimo smise ma poi ricominciò.
Scostò di nuovo la gamba tra quelle che dovevano essere le lenzuola ma il fastidio non dava cenno di fermarsi.
Si voltò a pancia in giù sul letto sperando che almeno quello potesse cambiare le cose.
Ed ancora quel fastidio simile a solletico andò a farsi strada dalla caviglia ai glutei proseguendo poi su su fino alla schiena e alla nuca.

Nel momento stesso in cui aprì gli occhi quel fastidio prima sconosciuto ora aveva preso corpo, e che corpo.
Davanti alla sua faccia assonnata un sorriso da schiaffi si palesò immediatamente.
Sebastian ne aveva fatta una delle sue.
"Ma buon giorno"
le sussurro appoggiandole la bocca ai capelli
"Eri tu?"
Sorrise
Tirò su la testa.
Guardò la sua gamba e Sebastian che passava leggera la sua mano lungo tutta la gamba
"Ero io"
ripetè senza fermarsi
"Sei fastidioso"
scherzò scacciando la mano.
Sebastian si finse inizialmente offeso poi coprì entrambi con il lenzuolo e, sopra di lei, le bloccò i polsi al materasso.
Cominciò a baciarla provando a farla smettere di ridere per poi mordicchiarle il collo.
Quello si che faceva il solletico e Persia cominciò a dimenarsi dal ridere.
Morse anche la pancia ed i fianchi ma a quel punto la ragazza riuscì a rivoltare la situazione ribaltandolo e stringendolo con le gambe
"Ah!"
Esclamò vittoriosa.
Addosso aveva solo una maglietta di Sebastian
"Perchè sei ancora vestita?"
Si lamentò afferrando la maglietta "suppongo debba pensarci io" continuò con quel sorrisetto da furbo aggrappandosi ai lembi della maglia.
La tirò giù immobilizzandola con le gambe e con le braccia
"Tanto non ti mollo"
Provò a liberarsi ma lui strinse più forte
"Visto?"
Affondò la sua faccia nelľ incavo del collo per poi baciarlo
"Non ti lascerò più andare"
"Ma io ho fame"
Ormai era ora di pranzo ed il suo stomaco era davvero vuoto.
In fin dei conti è da quando erano arrivati a casa che non sono stai fermi un attimo.
Troppo impegnati in 'piacevoli' e 'movimentate' attività.
Ricominciò con quei morsetti sul collo per cui lei impazziva.
Cosa appurata quella stessa mattina. Non riusciva a muoversi, a reagire.
Ne rimaneva paralizzata.
Quei morsi, i SUOI morsi erano la sua criptonite.
"Sebastian..." mugugnò tra i sorrisi
"Si?"
"Dai mi devo alzare"
Inizialmente non disse nulla ma quando arrivò alľ orecchio sussurrò
"Beh io non ti impedisco di uscire dal letto"
la sfidò
"Sebastian lo sai benissimo che quello è il mio punto debole"
Ridacchiò
"Ma è anche il mio.
E poi a cosa ti serve il cibo se hai già me?
Per quanto mi riguarda io ho già mangiato "
In quel preciso istante il telefono di casa cominciò a squillare e ľ espressione scoccata di Sebastian era... senza prezzo
"Salvata in calcio ď angolo. Non ti muovere"
disse prima di uscire mezzo nudo dal letto lasciando lì la sua dama sorridente e, credetemi, davvero ma davvero soddisfatta ed appagata.
Persia, al contrario, si vestì.
Dalľ altra stanza udì Sebastian.
La sua voce si era fatta grave e seria. Rimase un attimo in ascolto
"Si certo. Ah ah. Arriviamo subito"
ed attaccò.
La ragazza lo raggiunse
"Era la centrale. Hanno detto che hanno qualcosa"
il ragazzo tornò in camera per vestirsi e Persia seguì ľ esempio rimettendosi gli abiti.
Solo la maglia cambiò mettendosi la camicia di Sebastian.
Quando il ragazzo la vide con quella camicia e nulla a coprirle il resto se non i boxer appena lavati di lui, Sebastian si bloccò a bocca aperta.
"Oh Persia... tu sei una provocazione. Se non fosse che dobbiamo uscire non avresti scampo"
La ragazza lo raggiunse.
Lui seduto sul letto, lei si mise a cavalcioni afferrandogli il mento tra il pollice e ľ indice
"La prendo come una sfida"
e gli scoccò un bacio leggero prima di alzarsi e tornare ai suoi pantaloni.

Una volta davanti alla porta Persia cambiò completamente: da innamorata e disinvolta passò a nervosa e distaccata.
Fissò persa la tavola in mogano di fronte a lei tesa e con la sudorazione nelle mani alle stelle.
Quando Sebastian la raggiunse a momenti non la riconobbe neanche più.
Le prese la mano
"Hey, sei pronta?"
Normalmente avrebbe risposto no ma adesso, affianco a Sebastian, il mondo sembrava molto meno spaventoso
"Adesso si"
E quella mano la strinse così forte, prima di uscire, da ritrovare finalmente quella forza e quel coraggio che solo lui poteva restituirle.

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora