Morbido, caldo, confortevole, torpore, odore di fresco e la luce del sole che dalle tende inonda la camera.
Cos'hanno tutte queste cose in comune?
Solitamente sono le prime cose che i nostri sensi percepiscono al primo momento del risveglio.Il corpo di Persia giaceva abbandonata tra le lenzuola di un letto matrimoniale.
Le braccia aperte andarono a finire abbracciate verso qualcosa di indefinito.
Ancora non aveva aperto gli occhi ma la sua mano vagò su quella morbida superficie.
Era pelle ma non la sua.
Sembrava una pancia e sembrava dura, tonica.Ancora mezza addormentata spostò la mano su quello doveva essere il viso.
Un pensiero agghiacciante le pervase il cervello facendola scattare sulľ attenti: il lavoro.
Pensiero che si rivelò ľ ultimo dei suoi problemi.
Quando aprì gli occhi non potè credere a ciò che vide.
Non le lenzuola che non erano sue, non una camera da letto a lei sconosciuta ma Sebastian sdraiato e con un braccio steso sul suo seno, coperto solo dal reggiseno.
La sua bocca a due centimetri di distanza.
Si fiondò giù dal letto ad una velocità felina di cui lei stessa si meravigliò coprendosi con il cuscino.
Eh beh Sebastian... Sebastian era Sebastian: un adone dai capelli mori e con gli occhi color ghiacchio del nord.
Il viso di Persia si fece bordeaux quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui.
"Buon giorno"
disse il ragazzo con un sorriso da orecchio a orecchio.
La sua voce era calma mentre con il braccio reggeva la testa.
Ma come poteva essere così rilassato?
Boccheggiò qualche istante prima di riprovare a prendere il controllo di se stessa.
Delle sue emozioni.
Si guardò attorno stringendosi il cuscino al petto
"D-dove sono?"
Chiese nonostante la risposta fosse più che evidente.
Quando guardò il ragazzo sembrava divertito e quando si alzò dal letto, grazie al cielo con i pantaloni ancora addosso, e si avvicinò a lei, Persia raccolse quella che riconobbe come sua scarpa e glie la puntò contro
"Non ricordo nulla riguardo a ieri sera"
Provò a fare mente locale ancora una volta igorando Sebastian che la invitava a calmarsi.
In un istante il suo sguardo cambiò
"Certo che non mi ricordo nulla. Tu mi hai drogata. Mi hai pagato da bere, ecco perchè eri così gentile. Dio solo sa cosa mi hai fatto qui"
Sebastian cercò inutilmente di trattenere una risata sorpendendo Persia
"che hai da ridere? Non è divertente"
gli puntò ancora contro la scarpa ma con più determinazione benchè fasulla.
Sebastian le si avvicinò e con 'delicatezza' le strappò la scarpa dalla mano
"Ah si hai ragione. Non è divertente. È esilarante!"
Ma il suo tono non lo sembrava affatto.
Non la smise di avanzare e Persia di indietreggiare fino a finire con le spalle contro il muro.
Sebastian ancor più vicino.
Sembrava offeso."E lo sai perchè esilarante?
Perchè mentre tu mi sei svenuta tra le mie braccia ed io ti ho portata a casa ed anche quando ti ho stesa sul letto ed io accanto a te...
finchè non ho chiuso gli occhi non ho fatto altro che assicurarmi che non ti accadesse nulla di male"
si allontanò da lei il necessario per arivare alla porta
"Non avevo secondi fini e mai ne ho avuti ma chissà perchè non riesci proprio a fidarti di me.
E se ti stai chiedendo della maglia, si è infradiciata per colpa della pioggia quando siamo entrati in giardino se la vuoi è sul letto "
Persia colma di vergogna abbassò lo sguardo.
Voleva scusarsi ma Sebastian se n'era già andato nelľ altra stanza.Prese la maglia ed ancor più velocemente se la mise.
Ripensò a ciò he era appena accaduto e si sedette sul letto.
La testa abbandonata tre le mani.
Come poteva essere stata così stupida da dubitare anche solo per un secondo di un ragazzo sincero come Sebastian?
Lui, ľ unico al lavoro che avesse mai provato a conoscerla davvero.
Non voleva allontanarlo.
Non anche LUI. In un attimo lo sentì.
Sentì quel bisogno che attanaglia il cuore e lo stomaco. Che spegne il cervello.
Aveva bisogno di LUI.
Sebastian si era solo preso cura di lei e nulla più e di quella cura non ne avrebbe mai avuto abbastanza."Che stupida!"
mormorò stringendosi i capelli tra le dita.
Non solo per come ľ aveva trattato.Si sentiva stupida ogni volta che era incapace di dare un nome a quello che provava quando per tanti altri invece era la cosa più semplice del mondo.
Il primo passo doveva essere scusarsi.
Si mise le scarpe stese atterra e si sistemò i capelli in una crocchia di fortuna.
Prima di andare in cucina camminò avanti e indietro per la camera, decisa a farsi coraggio. Doveva agire e subito.La cucina era la stanza subito dopo.
Era praticamente uguale alla sua ma con tonalità più fredde.
Rimase vicino allo stipite guardando un Sebastian indaffarato a cucinarsi da mangiare.
Il viso currucciato.
Si avvicinò timidamente tenendo lo sguardo basso e a passi sempre più corti.
Non evitò di guardarlo per più 30 secondi per il dispiacere e la vergogna ma perchè altrimenti, e che possa colpirmi un fulmine se mento, la salivazione avrebbe fatto cilecca, il cervello totalmente sconnesso dalla bocca e probabilmente il cuore avrebbe galoppato come un mustang impazzito tutto il giorno.
In camera non ci aveva fatto così attenzione ma Sebastian non era solo... come dire... bello dentro ecco.
Era davvero un gran pezzo di ragazzo.
Persia fissò i suoi piedi che si muovevano verso di lui per poi guardarsi le mani"Sebastian io..."
Il ragazzo alzò la testa appoggiandosi con le braccia al tavolo. Socchiuse gli occhi in ascolto.
"Volevo scusarmi. Tu sei stato solo gentile con me ed io ti ho attaccato senza ragione"
anche lei si appoggiò al tavolo con i gomiti
"Sappi solo che se non mi vuoi più parlare perchè ti sono sembrata troppo maleducata ti capisco"
concluse con ľ errore di guardarlo negli occhi.
Uno sbaglio che come la sera prima rischiò di costarle parecchio.
Sebastian si rilassò visibilmente, regalandole uno di quei sorrisi che valgono oro"Persia... il non parlarti più sarebbe la cosa peggiore che potrei fare a me stesso. E a te"
ľ ultima parte la fece sorridere e contagiò anche lui.
Il bello è che aveva ragione.
Non avere più rapporti con lui sarebbe stata la pena più grande che potesse immaginare in quel momento.
Ma ogni bella favola ha un finale.
Persia si ricordò del lavoro ma poco prima di cadare in panico, Sebastian la tranquillizzò
"Ieri sera mentre tu giacevi 'drogata' nel mio letto ho chiamato mio padre per dirgli che oggi servivi a me per sbrigare delle faccende"
rimarcò ľ ultima parola facendole scherzosamente ľ occhiolino. Persia gli diede un pugno sulla spalla
"sei uno scemo!"
"Beh questo scemo è ľ unico che può prepararti la colazione"
"Vai a sederti"
le disse infine indicando il divano davanti al televisore.
Intanto Persia prese fuori il telefono dalla borsa accanto a lei il cuo display diceva di avere 15 chiamate perse e tutte da una persona.
Samantha.
Quando però la richiamò la voce delľ amica non era ne tesa ma nemmeno adirata.
Stava bene.
Chiacchierarono qualche minuto poi si salutarono.
Sebastian intanto le chiese di accendere la tv enorme. Avrebbero visto suo padre dire il meteo mentre mangiavano bacon, uova e pancackes accompagnati da una tazza di uno dei migliori caffè del sud America ma prodotto.
Sebastian si mise vicino a lei e con estrema nonchalance le mise un braccio dietro le spalle senza però sguardi languidi o roba simile
"Grazie ancora"
gli disse, prendendosi poi la libertà di appoggiarsi alla sua spalla.
La testa era ancora pesante.
Erano solo le 08:00 di mattina ma Persia sapeva che quella sarebbe stata una delle migliori giornate che avesse mai potuto desiderare.
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Un amore color Manhattan| Sebastian Stan
Romantizm"Quindi...parlami di questo Sebastian" Sam ricominciò la conversazione dopo due minuti di silenzio studiando eventuali reazioni delľ amica. Persia fece spallucce tenendo lo sguardo basso sulla verdura che stava preparando con cura "cosa vuoi che ti...