Help from the land of memories

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Persia portò esitante la mano alla maniglia della porta chiudendola.
Per un attimo si sentì mancare la terra sotto i piedi ed il fiato dai polmoni
"Come hai avuto questo numero?" Chiese cambiando atteggiamento: più sicuro.
Una volta entrato in prigione Persia aveva deciso di cambiare sia numero che operatore ma tutto inutile
"Non ti riguarda. Prova ad urlare ed il puntino rosso sulla testa di Samantha si trasformerà in un buco enorme. Stessa cosa per Sebastian"
Persia elaborò tutte quante le parole crudeli pronunciate da lui. Se non metabolizzava il fatto passo per passo avrebbe perso il controllo.
Improvvisamente si fece spazio dentro di lei il bisogno di quelle dannate pillole.
Con Sebastian non ne aveva bisogno.
Fece un profondo respiro
"Dimmi cosa vuoi Matt. Perchè continui a perseguitarmi?"
"Beh ovvio"
le rispose
"Perchè noi ci amiamo"
quelle parole la pugnalarono il cuore
"Matt smettila. Il tuo non è mai stato amore"
"Ma il tuo si"
Silenzio.
Matt aveva beccato nel segno.
È vero, ľ aveva amato, ci aveva tenuto ed anche troppo.
 Ci aveva tenuto così tante da lasciarlo trasformare quella relazione in un rapporto tossico fatto di sesso, sangue e violenza.
Ma ľ amore?
 Nessun segno da parte di Matt del sentimento Amore.
Appena aprì bocca la voce risultò spezzata
"Devi lasciarmi stare Matt. Vattene, ti prego"
"Oh si continua. Mi mancava la Persia che mi implorava di smettere"
"Te lo chiederò un'ultima volta Matt. Cosa vuoi?"
"Lo scoprirai a tempo debito"
mormorò con la sua voce rauca.
Se anni fa ľ amava ora non ne poteva soffrirla.
"Per ora torna dal tuo fidanzatino a dalla tua amichetta e guai se ne parli con quei due. Mi farò vivo io. È stato bello sentirti dolcezza"
 e dopo un bacio schioccato alla cornetta mise giù.
Quando Persia si rese conto che la chiamata fu finalmente terminata si sentì cedere le gambe cadendo in ginocchio e tenendosi il grembo.
 Gli occhi sbarrati fissi sul pavimento e la mano che si copriva ancora la bocca per evitare di fare rumore.
Sgattaiolò in bagno ancora sotto shock.
Non trovava più le pillole.
Doveva prendere le pillole.
Cercando negli armadietti si ricordò di averle dimenticate nelľ appartamento.
 In qualche secondo le gambe cedettero definitivamente ed il corpo subito dopo facendola sbattere la testa atterra.
Un forte dolore ed infine il nulla.
 Da un edificio non molto lontano Matt con il suo fucile, ovviamente detenuto illegalmente, osservava Sebastian e Samantha che allarmati da un qualche tonfo correvano verso il bagno.
Sorrise soddisfatto.

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Persia McGregor si guardò furtivamente e velocemente attorno cercando di fare mente locale.
Provò a ricordare, riflettere di dove potesse trovarsi ma nulla.
 Ricordava solo la vista che si oscurava mentre il pavimento si faceva più vicino.
Ľ odore di lavanda, il sole sulla pelle ed attorno a lei un enorme prato di fiori viola.
Ecco la lavanda.
 Eppure tutto sembrò così strano, così distaccato e sfumato.
 Ma non aveva paura, anzi... la cosa più strana fu forse il fatto che fosse tranquilla.
Sentì il venticello accarezzarle il corpo coperto solo da una lunga camicia leggera.
I piedi nudi sulľ erba.
I capelli, sciolti e lunghi, erano come sarebbero dovuti essere al naturale.
Il sole stava tramontando.
Si ricordò di quel posto ma se quello era allora non poteva essere possibile.
Si trovava a km e km di distanza dalľ America, nel suo piccolo angolo di paradiso dove passava le estati ď infanzia.
La Provenza.
Una mano di donna le si poggiò sulla spalla facendola sussultare. Chi mai poteva essere? Inizialmente le sembrò una perfetta sconosciuta ma poi il sorriso, i lineamenti circondati dai lunghi capelli grigi e gli occhi gentili le riportarono subito alla mente una miriade di ricordi.
Si allontanò quasi scettica
"Nonna?!"
La signora non parlò
"Nonna sei tu?"
Annuì. Era vestita proprio come lei.
Le lacrime rigarono il viso e gli angoli di un sorriso incredulo.
Ľ abbracciò fortissimo ricevendo un abbraccio di rimando
"Sono io tesoro, sono io"
Persia si staccò asciugandosi le lacrime. In lontananza la casa dei suoi nonni deceduti.

"Si ma cosa ci facciamo qui? Che posto è? E se tu sei morta vuol dire che io..."
La signora, Eleonor si chiamava, le appoggiò le mani sulle spalle per rassicurarla
"No no, affatto" disse. Sentì ľ emozione che quella voce le provocò. Un emozione che risaliva ad anni fa, ad un' infanzia di giochi e ricordi.
Le prese poi la mano
"Vieni con me tesoro, vieni con me"
Disse per poi mettersi ľ indice davanti alla bocca invitandola a fare silenzio e ad ascoltare la natura.
La portò lungo tutto il campo di lavanda fino alla casa ď infanzia. Ľ ultima volta che ľ aveva vista a momenti cadeva a pezzi mente invece ora era splendida come un tempo.
Fosse stato per lei ľ avrebbe riempita di domande.
Il sole non calava più di così ed il tempo si era come fermato.
Si trovavano in una silenziosa e fresca serata di agosto.
Andarono a sedersi su una collinetta che dava sul fermo sole. Anche lì rimasero in silenzio. Eleonor si prese le ginocchia al petto e Persia sentì di imitarla. Solo la nonna aprì bocca per prima
"Adoro questo momento della giornata.
Era esattamente questa ľ ora quando sono morta"
Persia deglutì ma non parlò
"So di te e Matt"
la signora arrivò al punto. Persia scosse la testa, incredula di ciò che ebbe appena udito.
"Ma alľ tu dov'eri? Se lo sapevi dov'eri quando avevo bisogno ď aiuto?" Esclamò.
Tali parole ferirono parecchio Eleonor
"Credi che non ci sia stata? In tutti questi anni io ero lì, con te. Ero presente in ogni tua lacrima, in ogni tua risata. C'ero in ogni goccia di sangue che versavi quando non ne potevi più"
Persia ascoltò quelle parole con lo sguardo perso nei suoi occhi finchè Eleonor non si alzò.
Fecero un giro attorno alla casa fino ad arrivare di nuovo al campo, al punto di partenza
"Perchè siamo tornate qui?"
Le chiese poi riguardandosi attorno come appena arrivata. Che non se ne volesse più andare?
Eleonor le prese entrambe le mani chiudendo gli occhi e gli aprì subito dopo
"Siamo qui Persia perchè questo non è ancora il tuo momento. Hai battuto la testa. Adesso devi andare tesoro"
La ragazza strinse più forte le mani
"No nonna, non lasciarmi di nuovo. Non sono pronta. Matt è la fuori ed io..."
"Si che sei pronta Persia. Lo sei sempre stata. Aggrappati alľ amore di chi ti circonda e non mollarlo mai"
la baciò sulla guancia.
In un attimo tutto attorno a lei cominciò a scomparire, ad annebbiarsi di bianco mentre la voce di sua nonna andò via via scemando
"Sarò con te Persia" ed infine le accarezzò la guancià bagnata da una sottile lacrimuccia
"Svegliati Persia... svegliati..."

"Persia ti prego svegliati. Ti prego amore svegliati"
il contatto di Eleanor si trasformò in una stretta di due mani attorno al suo viso.
Riconobbe quella voce, riconobbe quel tocco.
In quel momento di incoscienza si aggrappò alla sua unica ancora di speranza dopo sua nonna. 
Ricordò le parole di Eleonor aggrappandosi a quelle di Sebastian, la sua ancora.
Spalancò improvvisamente gli occhi ritrovandosi sul divano del salotto.
La testa le doleva ma il cuor pareva leggero.
 Improvvisamente sapeva cosa fare.
Le parole di sua nonna le avevano chiarito improvvisamente tutte le idee. Una voce dal passato, un consiglio dalľ oltre tomba.
 Tutto era per lei.
Tirò su la testa aiutandosi con le braccia.
Una mano ai capelli.
Sebastian era inginocchiato affianco a lei e dietro di lui Samantha in piedi con le lacrime agli occhi.

N/A :
Ok ok, lo so. Questo è un capitolo un po particolare e lasciato abbastanza a se stesso. Sentivo però la necessità di far vivere a Persia una cosa molto simile a ciò che mi è capitato molto tempo fa.
Non pretendo che piaccia a tutti ma sono sicura di essere libera di scrivere ciò che sento dentro. Detto questo vi lascio ai prossimi capitoli. Buona serata.

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora