Che cos'era? Cos'era quella sensazione devastante che piano piano stava avvinghiando il cuore di Persia? Si svegliò nel bel mezzo della notte e della sua stanza con la maglia pregna di sudore e gli occhi spalancati. Era seduta su un letto affianco a quello di Sam. La guardò ringraziando il cielo di non averla svegliata. Controllò poi ľ ora dal cellulare che segnava le 04.00. Ancora... ancora quegli incubi pensò passandosi la mano fradicia sulla fronte nelle stesse condizioni. Non si era nemmeno cambiata rimanendo con i vestiti del giorno prima al contrario di Sam che aveva indossato uno dei suoi costosi piagiami di seta pregiata ma che per lei rimanevano pur sempre una sciocchezzuola.
Provò più volte a riaddormentarsi ma ogni tentativo sembrava fallire. Decise quindi un piano per impiegare le sue prossime due ore: si sarebbe fatta una doccia per togliersi quel sudore di dosso poi avrebbe letto un libro aspettando il mattino o per meglio dire aspettando il sole.
Fece come si era imposta e si alzò facendo il meno rumore possibile.***
Ľ acqua scorreva dolce e silenziosa sulla pelle di Persia. Sembrò quasi lavarle insieme allo sporco ogni minima preoccupazione ma quest' incanto sarebbe presto sparito, sparito con ľ arrivo della realtà dei fatti: quegli incubi avevano ricominciato a farsi vivi nella sua mente e a farsi spazio ancora nella sua vita. La scorsa volta ľ avevano quasi disintegrata ed il rischio aumentava man mano che gli eventi si ripetevano. Cominciò a legarsi i capelli ormai umidicci per colpa del vapore acqueo e prese in mano il bagno doccia. Ľ odore di lavanda le inebriò le narici dandole la sensazione, ad occhi chiusi, di essere ancora quella dolce bambina franco-canadese che per ľ estate andava a stare a casa dei nonni nella zona francese della Provenza e si ricordava di quanto fossse bello giocare con le lavande del giardino. Focalizzò nella sua testa un' immagine vista sin troppe volte: le sue piccole e paffute manine portavano ogni pomeriggio un mazzolin di lavande a sua nonna che puntualmente le preparava la merenda.
Finito di stendersi il prodotto cominciò a sciacquarsi velocemente ed in men che non si dica era già fuori dalla doccia pronta per andarsi a preparare.
Una volta entrata in camera cercò ancora una volta di non fare rumore, prese i panni puliti e se li riportò in bagno mentre ľ orologio segnava le 04:50. Aveva fatto presto. Si sciolse i capelli per far evaporare quelle poche gocce ď acqua che le si erano addentrate nei capelli. Quel giorno si sarebbe vestita ancora il più semplicemente possibile indossando dei semplici anfibi neri lucidi e pantaloni, canottiera e camicia dello stesso colore. Le ferite non le dolevano più nemmeno a contatto con il sapone e questo significava che avrebbe potuto indossare, di lì in avanti, anche abiti stretti. Si lavò faccia e denti con i suoi prodotti specifici per la pelle e per dei denti bianchi.***
Il sole estivo era orma sorto e lei lo stava aspettando impaziente quasi impaurita che quel giorno non avesse potuto accompagnarlo nel suo risveglio. Ora era seduta sul davanzale della finestra in cucina con sigaretta e libro in mano ed un caffè fumante accanto a lei. I grigi capelli, accarezzati dal vento, incorniciavano un viso stanco, frustrato da passati scheletri nelľ armadio della sua mente che la notte uscivano e le facevano visita. Ma questa è tutta un'altra storia che magari affronterò più avanti.
"Da quanto hanno ricominciato?" La voce di Sam sulľ uscio della porta la distolse dalla lettura. Persia la guardò rivelando due occhi segnati dalľ insonnia
"due giorni"
tornò con la testa bassa chiudendo il libro e scendendo dal davanzale. La bionda le si avvicinò.
Aveva le braccia incrociate ed una faccia visibilmente preoccupata per ľ amica "prendi ancora il calmante del medico?" Le chiese in tono quasi materno. Scosse la testa
"per la miseria Persia. Lo sai che ti servono"
ma la ragazza alzò le spalle. La studiò notando il viso che si faceva bordeaux man mano che gli occhi diventavano lucidi e lì Sam capì che le parole non servivano. Non serviva rimproverarla e nemmeno farle da mammina o da maestrina.
Doveva soltanto farle sentire che per Persia Sam c'era e ci sarebbe stata per sempre come Sam Wilson per Steve Rogers perchè in fondo tutti hanno bisogno di un/una Sam. Quindi fece la cosa più semplice ma giusta che ci fosse da fare: ľ abbracciò. Era palese che serviva solo questo per aiutarla perché finalmente, quando le lacrime di entrambe cominciarono a scendere, Persia si sentiva davvero liberata da quel peso che fino a poco prima considerava indicibile ma che ora sentiva si poteva affrontare. Rimasero così trenta secondi poi entrambe si staccarono. Sam tirò fuori uno dei suoi migliori ed ottimisti sorrisi "comunque! Oggi sbaglio o hai un appuntamento?" Persia si asciugò le lacrime con la manica della giacca "di che appuntamento stai parlando?" Chiese mettendosi le mani in tasca ed il sorriso spontaneo della biondina tornò in men che non si dica "guarda che ti ho sentita ieri sera eh! Bar... Brooklyn... colazione assieme... e la tua vocina smielata" il pallore delle guance di Persia divenne evidente "ma di che stai parlando? Mi ha solo chiesto di mostrargli un altro lato della metropoli. Guarda che lo conosco appena"
però lo sguardo di Sam non era affatto convinto "mah... se lo dici tu" e per loro il discorso poteva anche essere finito lì "però intanto la colazione me la fai tu" ordinò Sam scherzosamente. Nulla da obbiettare: Persia era di certo la miglior 'pancacker' del pianeta. Nessuna delle due disse altro: Sam a tavola e Persia ai fornelli. La grigia guardò la ragazza dai capelli di grano vagare impaziente con gli occhi per la stanza soffermandosi sul libro appoggiato sul tavolo. Lo prese in mano rivelando un sorriso compiaciuto "quando ti conobbi odiavi i libri. Mi dissi che ti disgustavano"
disse mentre il suono delle sue parole venivano cullate dallo sfrigolio della padella. Persia prese la ramina e voltò ľ impasto preparato due giorni prima "ma poi tu mi hai portata in libreria..."
"... e ti sei trasformata definitivamente" era bello quel modo di completare le frasi come lo sarebbe stato completare anche la cottura di quel pancacke ma il rumore di due colpi di nocche sulla porta ď ingresso fece sussultare entrambe. Sapevano chi era. Sam si alzò prendendo il posto delľ amica "dai vai. Qui finisco io" lo sguardo di Persia si illuminò "Oh mio Dio grazie. Te ne sono estremamente grata" e detto questo si fiondò a prendere la borsa accanto alla parete. Controllò che ci fosse tutto e la voce dell'amica canzonava i suoi movimenti
"ma guarda come si da fare. Mi ricordi al tuo primo appuntamento con Kai, il ragazzino a cui facevi il filo in terza liceo" Persia ignorò le sue parole rispondendo semplicemente con un sorriso. Erano solo scherzi, erano solo battute ovviamente. Ma allora perchè, quando si trovò davanti a quegli occhi color mare ďinverno, il cuore della ragazza perse un battito?
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Un amore color Manhattan| Sebastian Stan
Romance"Quindi...parlami di questo Sebastian" Sam ricominciò la conversazione dopo due minuti di silenzio studiando eventuali reazioni delľ amica. Persia fece spallucce tenendo lo sguardo basso sulla verdura che stava preparando con cura "cosa vuoi che ti...