Cap.6

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Ľ appartamento non era cambiato di una virgola. Tutto era esattamente al suo posto proprio come la prima volta, quando Persia chiese aiuto a Samantha per scaricare gli scatoloni e scegliere la posizione degli oggetti. La bionda si lasciò leggermente cullare da quel ricordo aspettando la sua amica lumaca.
 "Eccomi" mormorò chiudendo la porta e trascinandosi quasi a carponi una volta entrata "dimmi un po" cominciò Persia riprendendo fiato "in quale lussuoso paese sei stata ultimamente?" Chiese dirigendosi verso il frigo. Samantha stava guardando la libreria delľ amica anche se la sua era di gran lunga più grande
 "mah niente di che un po qui un po la"
" ovvero?"
"Grecia, Parigi, Mont Real, Venezia. Ah e sono stata anche in Madagascar. Una cosina da nulla, le solite cose" il suo tono era quasi annoiato.
"Alla faccia"
rispose tirando fuori del pesce congelato. Era lì da una vita ma per fortuna si era conservato a dovere. Samantha si tolse le scarpe appogginadole contro il muro per poi raggiungere ľ amica in cucina.
 Si sedette sul tavolo a isola accavallando le gambe
 "allora? Che mi dici del lavoro?" Le chiese sinceramente curiosa
 "niente di rilevante"
"Sicura?" Persia ci pensò un attimo
"Ah si oggi ho conosciuto il figlio del mio capo. Avrei voluto spararmi"
rispose girandosi il salmone tra le dita. Lo rimise dentro e chiuse il frigo "e se ordinassimo sushi?"
"Per me va bene ma non cambiare discorso. In che senso? È andata così male?"
Persia non potè che sorridere per non piangere
"è andata malissimo. Ho fatto tante di quelle figuracce. E dire che si era anche posto in simpatia con me".
Ci fu un attimo di silenzio "come si chiama?"
 Le chiese la bionda iniziando ad appossionarsi alla vicenda "Sebastian. Sebastian Stan"
Samantha scosse la testa
"mai sentito. Comunque con un nome così deve avere senz'altro classe"
"Va beh fatto sta che ora lui non mi sopporta, credo" le raccontò in più ľaccaduto alľ ingresso del palazzo quando lei non ľaveva riconosciuto spostandosi insieme alľ amica sul divano. La ragazza scoppiò a ridere tenendosi la pancia per il dolore lancinante dovuto alle risate
"guarda che è una cosa tragica. In più devo consegnare per domani dei fogli al mio capo e devo finire di compilarli" la disperazione stava iniziando a dipingersi nel volto della canadese "beh se vuoi ti aiuto" Sam (ora la chiamerò così) si propose volontaria. Non doveva aggiungere altro: Persia aveva già li vicina la borsa da dove estrasse il plicco di fogli per fortuna diminuito durante la giornata lavorativa. Prese poi dalla tasca della giacca bordeaux il cellulare mentre Sam sfogliava atterrita i moduli.
Compose velocemente un numero. Era il ristorante giapponese. Ordinarono un sacco di cibo non badando a se il loro stomaco fosse abbastanza capiente per contenere tutto ciò. Mise giù la chiamata quando la faccia di Sam cominciò a preoccuparla "Sam tutto bene?" Alzò la testa
"Ora si che vorrei spararmi anche io"e risero insieme.
Il cibo arrivò ma lo lasciarono sul tavolo imponendosi di mangiare solo quando avrebbero finito. Ci misero circa tre ore. Dopo una tirata simile stavano morendo di fame ed il sushi sembrava quasi chiamarle. Si misero a sedere una di fronte alľ altra ingurgitando più cibo che potevano. Parlarono ancora del lavoro di Persia e dei viaggi di Sam ed il tempo passò passò davvero in fretta
 "dovrei andare in bagno" disse improvvisamente  la bionda avviandosi verso ľaltra stanza. La strada la conosceva bene.
Quel cibo era davvero delizioso e non vedeva ľ ora che la sua amica tornasse per continuare a parlare per tutto il tempo che volevano anche se il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare.
Sorrise guardando la forchetta vicino al sushi perchè Sam, la sua amica giramondo, nonostante tutte le tappe in giro per il pianeta non aveva ancora imparato ad usare le bacchette.
Stava per andare a buttare via i primi cartoni vuoti quando qualcuno bussò alla porta. E continava e continuava a oltranza "arrivo arrivo. Che modi" urlò . Aprì la porta venendo praticamente fulminata da chi vide davanti a lei :giacca di pelle nera ed abiti casual, Sebastian era lì davanti a lei "signor.... cioè Sebastian cosa ci fai qui?"
Si era appoggiato con il gomito allo stipite della porta "scusa ľ ora ma mio padre mi ha detto che potevo trovarti qui. Mi ha incaricato di venire a ritirare dei moduli" aveva i capelli tirati indietro grazie al gel. Ancora quello sguardo, ancora quegli occhi color ghiaccio ma mai più ghiacciati di quelli di lei. Cambiò direzione andando a guardare prima le sue labbra poi  lo zerbino. Si fece da parte "certo entra. Ti offro qualcosa?"
"Se non sono scortese prenderei un po di caffè. Sono in giro da ore".
Persia si limitò ad annuire e chiudere la porta dopo ľ ingresso del futuro nuovo colosso televisivo . Andò poi verso la cucina "mi segua. Cioè si insomma seguimi"
 disse portandolo con se stando attenta a non dargli del Lei "accomodati, ti prego" lo invitò a sedersi su una sedia della penisola "hai una bella casa " si congratulò lui guardandsi attorno. Era perfettamente a suo agio in quelľ ambiente. Tenne lo sguardo fisso su Persia. Le stava per chiedere se avesse bisogno di una mano quando Sam irruppe nella stanza
"Persia stavo pensando" non tenne nemmeno in considerazione la presenza di Sebastian salutandolo con un semplice cenno del capo e guardandolo con aria altezzosa. Persia non riuscì nemmeno a presentarli che la bionda cominciò a parlare a manetta
 "hai presente il ragazzo di cui mi hai parlato prima ahm... com'è che si chiamava?" La faccia di Persia stava cercando di farle capire che non era ne il momento ne il luogo "NO Sam, non ne ho idea. Aspetta che ti presento il mio amico"
"Non ora, aspetta com'è si chiamava? Ah sì che stupida!Sebastian. Stavo dicendo... se si arrabbia per delle cose così misere dovresti mandarlo proprio a quel paese perché è un coglione. Chi è lui per trattarti così? Solo perchè è ricco? Che poi non credo che si arrabbi per certe cose dai, sarebbe surreale non credi?" Intanto Persia avrebbe voluto sotterrarsi 10 metri sotto terra non avendo il coraggio di guardare il ragazzo suduto al tavolo
"È almeno carino? Secondo me se te lo lavori, non so se mi spiego, potresti anche ricevere un aumento" era troppo. Dovette alzare la voce per poter parlare "SAMANTHA! Ho detto che ti presento il mio amico. Sam, lui è Sebastian. Sebastian... ti presento Samantha "
La ragazza sgranò gli occhi incredula probabilmente dubitando della realtà della situazione.  Gli porse tremante la mano "saaalve... "era davvero imbarazzata e Sam non è mai imbarazzata. Gli porse la mano educatamente. Sebastian sorrise ricambiando la stretta. Li guardò entrambi "bene allora io vi lascio. Vado a sistemare le mie cose" e detto questo se ne andò quasi correndo. Persia aveva la faccia sprofondata tra le mani. Fu solo la risata di lui ad obbligarla ad alzare la testa. Andò verso la ragazsa per prendere la tazza di caffè "beh almeno è simpatica" fu con queste parole che commentò ľ accaduto. Si appoggiò con la schiena alla superficie della cucina "si ecco sai... è fatta così" non disse altro "dovresti vederti. Sei tutta rossa" fece una breve pausa "comunque se oggi ti ho dato l'idea di, come ha detto la tua amica, un coglione beh mi dispiace" e lo disse con quella leggerezza che per Persia fu spontaneo smettere di preoccuparsi. Sebastian si portò il caffè alle labbra "è buono" alzò la tazza. In tutta risposta la ragazza sorrise cortesemente. Si allontanò poi senza dire niente tornando con i moduli mentre Sebastian aveva già finito il caffè appoggiando il contenitore in ceramica nel lavandino "ecco questi sono i moduli" glieli porse " appena finiti e compilati". Il ragazzo esaminò i fogli volanti tra le sue dita "ok grazie"
"Prego, ti accompagno alla porta" cominciò a camminare verso ľ uscita quando la voce di lui la costrinse a voltarsi "Persia..."
"si?" notò della strana esitazione nei suoi occhi ma probabilmente era solo confusa dal sonno "domattina vengo a fare colazione qui in un bar di Brooklyn. Sai... per vedere anche altri aspetti della metropoli. Ti va di farmi da guida per dirmi quale è il migliore?" Non c'era malizia nella sua voce e tanto meno nelle sue intenzioni. Persia accettò volentieri ľ invito del suo nuovo amico "si dai! Scommetto che riuscirò a trovare quello giusto per te" Quello giusto per te? Ma era seria?
Era forse la frase più stupida che potesse trovare. Si salutarono e si diedero la buona notte. Ma fu proprio quella notte che Persia non riuscì a prendere sonno.

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora