Cap.9

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 I pensieri di Persia andavano a ritmo della fotocopiatrice e della pioggia che da poco aveva cominciato a scrosciare ininterrottamente sulla grande mela. Ci aveva spremuto il cervello per diverse ore, eppure non riusciva a capacitarsi di ciò che fosse accaduto alľ ingresso delľ edificio.
 La spiegazione di Sebastian sarebbe dovuta essere valida: un piccolo scherzetto per mettere in riga delle ragazze snob e ficcanaso. Una di quelle lezioni che Persia sognava di dare loro da un bel po di tempo ed anche un' idea piuttosto simpatica.
 Ma le bastò pensare con più accuratezza alľ accaduto che i pensieri partivano dritti per la tangente. Pensò ai suoi occhi, ai suoi capelli, alle sue mani e alla dolcezza delicata con cui avevano preso le sue. Ma soprattutto pensò alla sua bocca che per poco non stava per incrociare la sua.
Si chiese in più se fosse stato proprio necessario inventare dei dettagli su un' immaginaria notte ď amore.

 Ormai la stampante chi la badava più?I suoi pensieri avevan preso tutti il sopravvento.
"Ti vedo distratta" la voce di Cassandra la fece sobbalzare. Istintivamente si mise una mano sul petto subito dopo essersi voltata.
"Cassandra! Che spavento. Come stai?" Il tono della ragazza era sollevato, forse dal fatto che non fosse qualcun' altro. La bionda fece una finta faccia oltraggiata incrociando  le braccia
"Come vuoi che stia? La mia amica se ne va a letto con il figlio del capo ed io lo vengo a sapere solo  tramite pettegolezzi"
 Persia impallidì e subito dopo arrossì a quelle parole dette con così tanta leggerezza. Le mise una mano davanti alla bocca, guardandosi intorno e sperando davvero che nessuno avesse sentito. Cassandra se ne liberò
 "guarda che lo sanno tutti ormai eh. In ufficio non si parla ď altro"
questo spiegava perchè Persia si sentisse ancora più osservata una volta arrivata al suo piano.
Riportò su Cassandra quella poca attenzione che le era rimasta
"Credimi. È più complicato di ciò che sembra" le disse solo, alzando le spalle
"No che non è complicato. Ci sei stata o no?"
Persia aveva quindi ľ occasione di togliersi quel macigno dal petto quando  notò che Cassandra si era stranamente incantanta.
Alternava lo sguardo: prima Persia e poi oltre le sue spalle. Persia seguì la traiettoria dei suoi occhi e si voltò. A qualche centimetro da lei c'era Sebastian. Il cuore sembrò volersi fermare ed accelerare allo stesso tempo.
"Allora io vi saluto. Devo tornare al lavoro" mormorò Cassandra andandosene alla scrivania. Persia non sapeva che fare o che dire. Si nascose così dietro semplici formalità
"Sebastian! Posso fare qualcosa per lei... cioè te?" Riabbassò lo sguardo sulla fotocopiatrice dandogli le spalle e dentro di se maledisse Cassandra per averla lasciata sola. Sebastian fece il giro della fotocopiatrice, ritrovandosi di fronte a lei.
"Certo che puoi fare qualcosa. Hai da fare oggi a pranzo?" Le chiese sotto voce.
Forse perché una volta entrato il silenzio era magicamente calato su tutto ľ ufficio. A quelle parole per poco i fogli non le caddero dalle mani. Decise quindi di smettere di armeggiare con essi e di appoggiarli a lato del macchinario. Riuscì a farsi coraggio e a guardarlo
"Ahm... oggi a pranzo... a parte fare la fila per il tonno in scatola direi che sono libera"
questa ironica battuta bastò a dare a Sebastian il via libera.
"Ho adocchiato su internet  un chioschetto carino a Central Park con ottime recensioni. Magari potremmo farci un salto" propose abbassando a tal punto il viso da riuscire ad incrociare i suoi occhi. Persia si guardò attorno. Nessuno sembrava in ascolto.
"Si, volentieri" ma il suo non era il solito tono spontaneo e a Sebastian bastò un secondo per capirlo
"È successo qualcosa?" La domandò risultò tanto diretta quanto scomoda.  Non le andava di buttargli addosso tutte le sue preoccupazioni e dubbi. Prese gli ultimi fogli ancora caldi e li impilò sugli altri
"Proprio nulla. Ci vediamo tra mezz'ora alľ ingresso. Ora devo andare, scusa"
Persia lo lasciò lì con la faccia di chi vuole tanto capire che cavolo succede. Poco ma sicuro avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

Nei 10 minuti che anticiparono la pausa pranzo, il tempo cambiò una buona manciata di volte. Il signor Stan  aveva appena annunciato alla tv nazionale un' allerta temporale nel pomeriggio ma bastava mettere il naso fuori per vedere che il cielo si stava finalmente rasserenando. Così quando Persia prese la borsa dalla sala riprese e guardò fuori dalla finestra non si meravigliò affatto  delľ assenza di nuvole dal cielo di Manhattan. Tirò un sospiro di sollievo. Se avesse continuato a piovere difficilmente sarebbero andati a Central Park. Quando le porte delľ ascensore si aprirono sulla sala principale del pian terreno, di Sebastian neppure ľ ombra. Persia cominciò a guardarsi in giro tra la folla di persone che facevano avanti e indietro dagli ascensori e dalle scale. Per lei trovò un gruppo di segretarie che presero a fissarla con una certa insistenza rivelatasi al quanto fastidiosa. Improvvisamente i suoi occhi vennero oscurati da qualcosa: due mani. Persia le toccò. Erano mani forti, maschili che la rimandarono con i ricordi a quella mattina. Ok doveva ammetterlo... quella sorpresa le era più che gradita.
"Sebastian?" La luce ritornò agli occhi. Sentì le mani cadere lungo i capelli, sfiorarle il collo ed arrivare fino alle spalle. Un semplice movimento che le procurò brividi ed impercettibili sussulti. Nonostante però avesse compreso che quello era tutto uno stratagemma per le irriverenti osservatrici, per un attimo Persia si dimenticò di star fingendo.
Le mani scivolarono alľ unisono fino ad avvolgersi.
"Vogliamo andare?"
Persia non potè non notare la bravura di Sebastian nel fingere.
"Si"

Poche volte Persia McGregor poteva dire di essere stata a Central Park. Veramente con quella facevano due. Ľ ultima volta fu quando Samantha riuscì a convincerla ad accettare un appuntamento al buio con un suo collega di lavoro. Non c'è bisogno di dire che quello fu un enorme fiasco. Almeno questa volta, sperò, avrebbe creato di quel luogo ricordi migliori. Su una panchina, Persia ammirava i fiori lasciandosi baciare dal sole. Sebastian era andato a prendere due hot dog e due coca cole facendo ritorno dieci minuti dopo. La vide da lontano e per un attimo si fermò. Notò solo allora quanto i suoi capelli e la sua pelle potessero essere così stupendi alla luce del sole. Pareva una visione angelica.
"Ecco i tuo hot dog..." le disse una volta tornato "e la tua coca cola".
Persia li prese entrambi, gongolandosi nella sua soddisfazione
"Però non ti ci abituare" gli disse addentando un pezzo di carne e pane.
Sebastian la guardò interrogativo
"Cosa intendi scusa?"
"Di pagare per me. Mi piace pagare per amici e conoscenti quando esco con loro"
Sebastian sorrise e dopo aver bevuto un sorso di coca cola chiese curioso
"E noi siamo amici o conoscenti?"
Persia fece finta di pensarci un attimo benché la risposta fosse palese. Gli diede una lieve spallata
"Sei mio amico anche tu"
"Mi basta come risposta"
Notò però che ľ espressione di Persia, prima allegra, si era fatta improvvisamente più grave. Non capiva se avesse sbagliato qualcosa e se quel qualcosa risalisse a ciò a cui pensava oggi in ufficio
"Adesso mi dici che succede?"
Presa alla sprovvista, Persia scosse la testa in maniera goffa e nervosa.
"Proprio nulla"
 cercò di liquidare la conversazione con sole due parole ma in questo modo non fece altro che alimentare la sua curiosità come benzina sul fuoco. Si girò verso di lei con sguardo determinato, accennandole un sorriso.
"Persia te lo dico chiaro chiaro: ho intenzione di invitarti a pranzo sempre più spesso quindi sappi che non ho alcuna intenzione di tirarmi dietro qualcuno con il muso lungo. Dimmi che ti succede" per poi commentare che fosse troppo chiusa. Per un attimo smise di masticare
"Suona tanto come una minaccia. Ed io che domani volevo il salmone surgelato"
 non bastò quel commento divertente però a far arrendere Sebastian, sempre più determinato. Come poteva dirgli il disagio che provava senza dargli ľ impressione di essere una lamentona?  
Ma questo non era di certo il problema. Sentiva il bisogno di mantenere le distanze di sicurezza. Non aveva necessità di rischiare un' altra delusione. Non ora. Da quando Cassandra le aveva ricordardato Matt, Persia da un po di giorni non era più stata lei. Quando si ritrovava da sola non faceva che pensare a lui e per la cronaca mostrarsi debole non era da lei. Guardò il cellulare facendo notare a Sebastian quanto fosse tardi poi, dopo aver finito il pranzo, si infilarono per tornare al lavoro. Nessuno dei due parlò finché non furono nella sala al piano terra. Sebastian però quel giorno doveva tornare a casa per sbrigare delle faccende che desiderò tenere nascosta.
L' accompagnò fino agli ascensore. Il silenzio dal parco era perdurato fino a lì fin quando Persia non fu sul punto di entrare. Ecco lì che Sebastian la bloccò.
Sentì la sua mano cingerle il polso fino ad attirarla a lui. Dopo un breve contatto visivo, il ragazzo avvicinò la bocca al suo orecchio "solo quando sei su controlla nella borsa. " il soffio del suo sussurro la fece trasalire. Ma mai quanto il biglietto trovato nella sua borsa nella sala riprese.

Angolo delľ autrice:
Incredibile. Visto ora tutti quei voti. So che 11 voti su una piattaforma come Wattpad possono sembrare niente ma per me è importante. Vi ringrazio di cuore. Spero di ricevere in futuro tante critiche costruttive. Buon proseguimento 😁

Un amore color Manhattan| Sebastian Stan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora