Non puoi scappare da quello che sei e nemmeno dal tuo passato. Ciò che hai passato dicono ti definisca forse molto più di quello che sei ora.
Persia non pensava ad altro davanti alla fotocopiatrice, imbambolata sul tasto di avviò.
Non era nemmeno a metà del lavoro e già si perdeva in un bicchier ď acqua quali erano i suoi pensieri. Cassandra, pur non volendo, aveva riaperto una ferita che Persia credeva già ricucita. Chiuse gli occhi cercando di pensare a tutt' altro. Quella sera ad esempio avrebbe ospitato Samantha a casa sua per cena e questa era già una cosa positiva. Concentrò i suoi sentimenti su questo dettaglio prima di riaprire gli occhi. Qualcosa (o meglio qualcuno) la spaventò a morte. Si trovò dalľ altra parte della stampante un Sebastian incuriosito
"che fai?" Le chiese con i gomiti appoggiati alla stampante e la testa sostenuta dalle mani. Persia questa volta, saggiamente, volle fare più attenzione alle parole poi pronunciate. Non riuscì a sostenere lo sguardo per più di 2 secondi riportando gli occhi sulla stampante
"i moduli per suo padre"
rispose troncando lì ľ argomento fotocopie. Mise quel poco di lavoro che aveva concluso nel tavolo a sinistra affianco a quello ancora da completare ridando attenzione al ragazzo davanti a lei "Il signor Stan mi ha detto che le devo far fare il giro del palazzo. È pronto?" gli chiese. Sebastan annuì "bene, mi segua".
Le stanze da mostrare e le loro funzioni non erano così tante come poteva sembrare anche se prese ad entrambi una buona fetta del loro tempo. Visitarono ľ infermeria, i vari set televisivi, i numerosi bagni arrivando infine alla mensa che dava sulla hall
"bene, adesso la devo lascare. È pausa pranzo e se non mi sbirgo finiranno il tonno in scatola"
Persia non ci trovava nulla di speciale in quella frase ma evidentemente per Sebastian doveva essere particolarmente divertente iniziando a ridere . La ragazza lo guardò stranita
"no scusa è che mi sembra un po da disperati fare la corsa per del cibo inscatolato" ora si sentiva ancora più offesa mentre con la coda delľ occhio poteva notare la lunghissima fila di dipendenti che si venva man mano a creare
"sa non siamo tutti ricchi sfondati e non tutti possiamo permetterci cibo raffinato in ristoranti ď elite. A volte si deve accettare ciò che capita. Solo perché una persona mangia cibo in scatola non è per forza disperato " si parò istintivamente la bocca con le mani accorgendosi troppo tardi delľ ennesima gaffe "no aspetti io intendevo ecco..." ľ unico risultato che ottenne fu quello di una bella figuraccai cominciando a blaterare cose sensa senso, sconnesse ed in più a boccheggiare come un pesciolin fuor ďacqua.
Ad un certo punto si fermò. Era troppo anche per lei tutto quel mettersi in ridicolo "no, scusa tu. Volevo semplicemente chiederti se ti andrebbe di pranzare fuori. Io non conosco New York e sinceramente non mi sono mai piaciute le mense"
"E suo padre?"
"Vuoi scherzare?" Esclamò ď impulso "hai visto quanto è assillante? Non resisterei altri cinque minuti solo con lui"
si interruppe lasciandole il tempo di pensare. Era assurdo come Persia non riuscisse a guardarlo negli occhi per quanto lui provasse a creare un contatto . La ragazza aveva piantato il suo sguardo sulle vans "perfavoreeee" la implorò "se faremo tardi ci parlerò io". Presia ci riflettè un attimo: cosa aveva da perdere? Con Sebastian era come in una botte di ferro per quanto riguardava il suo capo ed uscire non poteva di certo farle male.
E poi anche lei sapeva quanto seccante potesse essere Jim certe volte.
Le venne un'illuminazione "va bene signor Sebastian. Conosco un posto che potrebbe piacerle"Il "Toronto bar" era forse uno dei bar più frequentato dai canadesi di tutta New York.
Dal primo giorno nella grande mela fino a quel momento quello era come la seconda casa di Persia: in quel bar poteva godersi la compagnia dei suoi connazionali, guardarsi le partite di hockey senza aver problemi di segnale e, quando ne aveva voglia, di lasciarsi un po andare al dolce gusto della birra artigianale fatta nel retro del locale. Era un posto per appassionati di sport ma anche patrioti convinti e conservatori.
È per questo che, prima di entrare, venne frenata da un attimo di incertezza.
Guardò Sebastian chiedendosi se avesse davvero fatto bene a portarlo lì. Si sa, in fondo, che tra Canada e America non scorre proprio buon sangue
"Perchè ti sei fermata?" Le chiese affiancandosi a lei. Non rispose alla sua domanda direttamente
"Sebastian, qualsiasi cosa accada non faccia sciocchezze. Dico davvero: non sarebbe la prima volta che un americano viene preso di mira in un luogo simile" era seria anche perchè non voleva affatto dire al suo capo che aveva fatto andare suo figlio in ospedale per colpa sua.
Il ragazzo annuì obbediente come se ciò fosse la cosa più ovvia del mondo. Persia entrò titubante nel locale. Per fortuna non era ancora ľ ora di punta e gli unici presenti a parte loro due erano un ubriaco accasciato sul bancone e il barista. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Era una locale carino a luci verdi soffuse come quei Jazz Bar stile anni 2o e la musica di sottofondo era quella. Il barista era intento a fumarsi una sigaretta mentre asciugava un bicchiere nonostante il divieto di fumare affisso in grande alľ entrata. Dritto per dritto si poteva notare un giardinetto con dei tavolini tenuto in una maniera discretamente buona. Alla loro destra una fila di altri tavoli e panche costaggiava tutta quella zona del bar. Entrambi andarono a sedersi aspettando che il cameriere passasse per le ordinazioni "cosa prende?"
Gli chiese Persia sfogliando uno dei due menù
"ahm... decidi tu. Mi fido del tuo giudizio" tutta quella confidenza la matteva a disagio cercando comunque di non farci caso.
Arrivò il barista con in mano il suo taccuino "avete scelto ragazzi?" Chiese pronto a scrivere. La ragazza mise giù il librettino "si. Due toast, un caffè e due mezzi litri ď acqua naturale". Pronunciò quelle parole con una risolutezza ormai abituale
"arrivano!"
Esclamò ľ omone accanto a loro dirigendosi verso il bancone
"le ho preso un toast. Le va bene?" Il tono di Persia era freddo e formale. Cercava di guardarlo il meno possibile negli occhi concentrandosi sui bordi del menù che si era messa a torturare "ti prego Persia... dammi del tu. Non sono il tuo capo, mica ti mangio" La ragazza dovette sicuramente ammettere che quella battuta riuscì a rompere il ghiaccio strappandole un sorriso.
"Mi dispiace comunque per prima alľ entrata. Non volevo essere scortese"
"Ed infatti non lo sei stata per niente. Cioè un po si ma avevi le tue motivazioni"
"E grazie per avermi coperta"
"Tu mi hai portato in un posto carino. Ora siamo pari" ancora una volta Persia distolse lo sguardo. C'era qualcosa in lui... in quel ragazzo che la intimidiva ogni volta che incontrava i suoi occhi.
Il cibo arrivò praticamente subito "ecco a voi ragazzi". Presero in mano i piattini appoggiandoli sul tavolo uno di fronte alľ altro. Persia guardò Sebastian divorare con foga la vittima di carboidrati tra le sue mani sorridendo soddisfatto quasi come un bambino in un negozio di caramelle . Lei controllò il suo panino sbuffando una volta aver notato cosa c'era in quel panino che non doveva esserci. Alzò gli occhi al cielo "cosa c'è?"le domandò Sebastian non riuscendo a decifrare lo sguardo della ragazza. Quest' ultima aspettò un pò prima di rispondere "il fatto è che... ecco... sono intollerante al formaggio. Mi sono dimenticata di chiedere di non metterlo" gli rispose con faccia sconsolata. Lo mise da parte "ma non puoi toglierlo?"
"Ci sono comunque deĺle tracce qua e là. Preferirei non rischiare" nulla da dire... il suo ragionamento non faceva una piega.
Persia si alzò tornando dopo trenta secondi stringendo il portafoglio in mano
"sono andata a pagare"
rispose alľ espressione interrogativa del ragazzo. Sebastian ne sembrò contrariato
"ma dai... potevo offrire io".
La ragazza non badò minimamente a quello che il ragazzo aveva appena detto. Si sedette prendendo la tazza di caffè lungo in mano
"non dica sciocchezze. Io lavoro per suo padre e quindi anche per lei"
dopo questa frase erano ufficialmente come al punto di partenza
"Di nuovo con queste formalità allora eh" constatò quasi sconsolato sbuffando impercettibilmente. Non sembrava proprio deluso ma... negativamente sorpreso
"tutto bene?" Chiese lei appoggiando il caffè. Si sporse leggermente in avanti. Sebastian non parlò "signore..." si alzò alľ improvviso con sguardo fisso altrove "dobbiamo andare o faremo tardi" detto questo uscì velocemente dal bar senza nemmeno aspettarla. Durante il tragitto Sebastian non fiatò stando sempre un passo davanti a Persia. La povera ragazza adesso era confusa
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Un amore color Manhattan| Sebastian Stan
Romance"Quindi...parlami di questo Sebastian" Sam ricominciò la conversazione dopo due minuti di silenzio studiando eventuali reazioni delľ amica. Persia fece spallucce tenendo lo sguardo basso sulla verdura che stava preparando con cura "cosa vuoi che ti...