CAPITOLO 3

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Mentre scendo le scale rischio 3 volte di cadere e sbattere la testa, ma forse è la cosa migliore, forse in certi casi conviene solo farla finita. Ti cominci a chiedere che cazzo vivi a fare, per quale motivo sei nato e a che servi. Io non ho nessuno con cui parlare, come ho già detto non ho amici, ma non ho amici da molti anni ormai, solo alle elementari ero riuscita ad avere un amica, che poi però, è dovuta partire per la Scozia a fare non mi ricordo. Dall'ora non ho più un'amica. Alle medie quando non ancora conoscevo Paulo, ero innamorata di un ragazzo, Francesco si chiamava. Non mi ha mai considerata. Ci sono stata molto male, ero diventata anoressica, con il tempo mi sono ripresa, ma solo con gli aiuti dei servizi sociali.
Sono arrivata a casa e devo dirlo a mia madre. Entro e lei è sul divano a vedere una trasmissione televisiva.
<Ciao> Dico
<Ciao, che hai?> Mi chiede. Evidentemente il mio star male si vede, cosa strana che l'abbia notato dato che non mi ha mai dato particolari attenzioni.
<Devo parlarti>
<Ma che hai fatto?> Mi interrompe.
Prendo un profondo respiro.
<Io e Paulo ci siamo lasciati, doveva partire per Buenos Aires e ci siamo detti basta> Mi interrompe la sua risatina orgogliosa come dire 'ti sta bene,.
<Sapevo che sarebbe andata a finire cosi!> Dice, sempre con quella risatina fastidiosa.
<Si ma c'è un'altra cosa> Sto per svenire, il suo sguardo trasmette troppa ansia.
<Riesci a finire una frase?> Mi chiede lei ironicamente, quando di ironico non c'è nulla.
<Sono incinta> Sto per morire dalla vergogna, mescolata alla paura, a sua volta mescolata ad un ansia acida.
<Spero che tu stia scherzando, Cecilia> Dice con tono arrabbiato,
<No mamma, sono seria, mai stata più seria>
Lei non dice nulla per circa 30 secondi, poi mi tira uno schiaffo che sinceramente non ho nemmeno sentito, il dolore che provo e molto più grande di una bottarella in volto.
<A Paulo l'hai detto?> Dice con tono basso ma imbestialito.
<Sì> Le lacrime cominciano a scendere.
<E lui?> Stavolta con tono più alto.
<Non ha voluto sentire niente, dice che è solo colpa mia e che tanto non cambierà idea sulla nostra relazione>
<Io lo sapevo che non era uno con la testa apposto, sapevo che vi sareste lasciati, ma non sapevo che mia figlia sarebbe stata cosi stupida da continuare a soddisfarlo, facendosi usare come una sigaretta> Ora il suo tono è altissimo, la sua vice squillante si ficca dentro le mie orecchie, percorre il tragitto per arrivare al cervello e non fa che aumentare la mia voglia di farla finita, di prendere una pistola, o magari un coltello e ficcarmelo in petto.
<Si, hai ragione, sono stata una stupida, ma non riuscivo a oppormi , lo amavo troppo>
<Ah, lo amavi troppo? Ma forse non ti eri chiesta se contraccambiava questo 'amare' o se ti stava solo usando? Beh, no che non te lo sei chiesta, bene ora ne paghi le conseguenze>
Non riesco a dire niente. Sono pietrificata dalle sue parole, so che ha ragione, ma questo non mi aiuta per niente. Prende il telefono e inizia a comporre un numero.
<Pronto parlo con il dottor. Primavera? Buonasera, vorrei prendere un appuntamento, il prima possibile per un aborto, si, certo, domani alle 10, va benissimo, la ringrazio, salve>
Un aborto? Ma che cazzo dice? Non voglio sentirmi anche un'assassina,mi sento già una merda,una stupida, mi sento tradita, umiliata, rifiutata... Ora anche un'assassina??? Col cazzo.
Prima che possa fiera la mia lei mi blocca.
<Credevi di tenerlo, di riuscire a farcela da sola? A 17 anni, beh se lo credevi allora devi essere proprio una stupida, ma di quelle con la esse maiuscola. Comunque sia non lo terrai, non sei in grado. Ora vai in camera tua e non uscire fino alle 10 di domani mattina. Intesi?>
<Sì> Riesco solo a pronunciare quelle due lettere.
<Bene> Chiude il discorso.
Ha ragione, domani ucciderò il mio bambino, mio figlio, mi pro vero a sentire bene facendomi del male, se non funzionerà, dirò addio a questa merda di mondo dove vivo.

&quot;Si ritorna sempre dove si è stati bene.&quot;//Dries Mertens♥ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora