capitolo 24

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"Allora?" Domandò Lauren

"Tutto ok, abbiamo fatto evacuare la zona" la informò la voce di Normani al telefono "c’è voluta un’ora prima di avere tutti i permessi, da te come va?"
 
"Siamo in corso di negoziazione, ti chiamo quando ho fatto"
 
Riattaccò il telefono e guardò l'uomo che aveva di fronte, che scuoteva freneticamente la testa da un lato all'altro.
 
"Non c’è nessuna negoziazione" affermò "è fuori questione che io faccia ciò che mi hai chiesto"
 
Il sorriso di Lauren crebbe mentre avanzava verso quella piccola e misera scrivania dietro la quale era seduto il suo interlocutore, era un giovane sulla ventina, carnagione abbronzata e capelli scuri che gli cadevano leggermente davanti agli occhi, j grandi occhiali poggiati sul naso gli donavano un’aria seria che però veniva tradita dall’espressione maliziosa che aveva in volto.
 
"Keith, Keith, Keith" sospirò, sedendosi di fronte a lui.
 
"Ti voglio bene Jauregui, credimi" precisò Keith, prima che lei continuasse "ma mi stai chiedendo troppo"
 
"Oh, ti prego" replicò spazientendosi "non ti chiedo mica la fine del mondo"
 
"No vuoi solo che io manometta l’impianto elettrico di uno dei monumenti più importanti della città"
 
"Ma è solo per una ventina minuti"
 
"Una ventina minuti che potrebbero farmi perdere il posto di lavoro, sai quanto ho faticato a trovarlo"
 
Lo sentì mormorare qualche parola incomprensibile, intendendo che era ancora reticente ad aiutarla, Lauren lo fissò qualche secondo, riflettendo, quindi decise di cambiare tattica.
 
"Ti voglio bene anch’io Keith, ed è per questo che non voglio ricordarti che io ero la persona che ha chiuso un occhio sul tuo piccolo traffico con i fratelli Johnson"
 
Odiava sfruttare il suo status, detestava usare il suo ruolo di agente della Sicurezza Nazionale per ottenere ciò che voleva e anche se non era per "il fine giustifica i mezzi", per lei ogni mezzo era giustificato da questo fine.
 
"Sono pulito ora"
 
"Lo so, ma resta il fatto che io sono quella che ti ha permesso di non andare in galera e tu ti rifiuti di farmi un favore così piccolo?"
 
"Va bene, va bene" Esclamò il giovane alzando le braccia in aria in segno di resa "me ne occupo io, ma questo è l’ultimo favore che ti faccio"
 
Le labbra di Lauren si allargarono in un ampio sorriso trionfante
 
"Grazie Keith, sapevo di poter contare su di te"
 
"Già" mormorò iniziando a digitare sulla tastiera del computer posto di fronte a lui mentre la mora si dirigeva verso l’uscita "comunque, mi sono sbagliato su di te"
 
Lauren fermò il suo passo e si voltò per guardarlo con aria interrogativa.
 
"Non pensavo fossi la tipa che fa una cosa così sciocca per una ragazza" precisò alzando lo sguardo verso la donna "pensavo fossi una tosta"
 
"Lo pensavo anch'io ma questa non è una ragazza qualunque"
 
Non aggiunse altro e lasciò la stanza prima di prendere il telefono dalla tasca e comporre il numero di Normani.
 
"Apposto" disse quando rispose.
 
"Va bene" replicò Mani, avanzando con passo frettoloso lungo i corridoi dell’Ala Ovest "sono alla Casa Bianca"
 
"Molto bene, ci vediamo fra 35 minuti"
 
Normani le diede conferma, poi riattaccò quando arrivò davanti all’ufficio di Demi, trovò Ally e Paul, seduti di fronte alla donna, in piena conversazione, fece loro tre un cenno con la testa.
 
"È tutto ok, Lauren sta sistemando gli ultimi dettagli, ma dovrebbe filare tutto liscio"
 
"Perfetto" affermò Ally

"Bisogna solo convincere la Presidentessa ad andare alla conferenza" disse Paul
 
"Esatto" dichiarò Demi alzandosi dalla sedia "ma credo sia più facile a dirsi che a farsi"
 
"Tocca a noi" affermò Normani
 
Aspettò che la segretaria si avviasse prima di seguirla verso lo Studio Ovale, bussò per poi inoltrarsi nella stanza, sempre in compagnia del Capo della Sicurezza provvisorio.
 
"Signora Presidentessa" Normani salutò Camila, seduta dietro al suo computer portatile "la sua auto è pronta"

"Inutile" rispose la minore senza alzare gli occhi dallo schermo "Mahone ci andrà al posto mio"
 
Normani si scambiò un'occhiata con Demi e fece una smorfia, bisognava assolutamente farla uscire dalla Casa Bianca per far si che l'idea di Lauren andasse in porto e nonostante il piano assurdo della sua migliore amica, sapeva che la parte più difficile veniva proprio in quel momento, lanciò un’occhiata alla Lovato facendole intendere che era il momento che lei facesse qualcosa, quest'ultima rispose con uno sguardo d’intesa e si avvicinò, esitante, verso Camila.
 
"Mila, so che non sei davvero dell’umore giusto per questi incontri, ma hai un ruolo da svolgere"
 
Si interruppe quando la cubana levò la testa per osservarla ma poi continuò.
 
"Ci sono milioni di persone che hanno votato per te, bisogna onorare le loro scelte"
 
"Pensi che io non lo sappia?" Ribatté bruscamente "me lo ripeto da giorni ma ho bisogno di tempo"
 
Demi schiuse la bocca, poi la richiuse, non sapendo cosa dire, Normani decise di venire in suo soccorso, fece qualche passo per posizionarsi davanti alla scrivania della Presidentessa la quale le osservò con aria confusa.
 
"Non perda di vista le ragioni che l’hanno spinta a sacrificare tutto, Signora Presidentessa" cominciò con molta calma "Lauren è andata via, è un dato di fatto, ma.."
 
Fece una pausa, ragionando su come dire quelle parole, che non pensava realmente, senza sembrare troppo dura.
                                            
"Ma non le permetta di essere il motivo del suo crollo, si chieda come si sentirà fra qualche tempo quando vedrà che il suo tirarsi indietro oggi non sarà servito che a farsi rubare la scena da Mahone"
 
Dopo quella frase ci fu un silenzio durante il quale Camila guardò Normani, riflettendo su ciò che la donna aveva appena detto, non osava pensare ad un futuro senza Lauren al suo fianco, ma aveva ragione, la donna che amava se n’era andata, era andata via ed ora doveva farsene una ragione, se n’era andata e doveva fare di tutto perchè quella partenza non fosse stata inutile, i suoi sacrifici non erano mai stati vani in passato e anche se questa situazione non dipendeva da lei, anche se non ne aveva alcun potere, non doveva, per nessun motivo, farsi condizionare, finalmente, dopo alcuni minuti durante i quali nessuno si mosse, Normani vide la Presidentessa tirare un sospirò ed abbassare le spalle, in segno di resa.
 
"Avete ragione, è tempo per me di ricordare il motivo per cui sono qui"
 
Si alzò dalla sedia e girò intorno alla scrivania prima di incamminarsi verso la porta, superando Normani e Demi che la fissavano increduli.
 
"Vado a cambiarmi velocemente e arrivo" disse di spalle, prima di lasciare la stanza.
 
Le due si scambiarono uno sguardo trionfante e si affrettarono a seguirla.

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