capitolo 18

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La mattina seguente, Lauren entrò nello Studio Ovale come se gli eventi del giorno prima non fossero mai accaduti, indossò la sua solita espressione tranquilla e fece finta che tutto andasse bene, sì, fece come se avesse trascorso una nottata tranquilla e non una in cui si era rigirata continuamente fra le coperte, immaginando Camila al suo fianco, sudata, col respiro affannato mentre la faceva sua, era fuori questione che lei desse a Camila la soddisfazione di sapere che l’aveva lasciata stordita e che aveva avuto difficoltà a non pensarla. Entrò nell'ufficio presidenziale salutando l'oggetto dei suoi pensieri che stava in piedi dietro la scrivania, come se nulla fosse.
 
"La sala conferenze è pronta" la informò Lauren avanzando nella stanza.
 
"Molto bene" disse Camila terminando di firmare alcuni documenti.        
 
Finì ciò che stava facendo, poi alzò lo sguardo dai fogli e li posò intorno a se alla ricerca di qualcosa che sembrava mancare, ciò non passo inosservato a Lauren che abbozzò un sorriso.
 
"Qualcosa non va?" Esclamò quando Camila la guardò con un cipiglio.
 
"Il mio caffè" rispose "dov'è il mio caffè?"
 
"Il tuo caffè?"
 
"Mi porti sempre il caffè quando vieni la mattina" disse imbronciata.
 
Il sorriso di Lauren crebbe man mano che avanzava nella sua direzione.
 
"Sì, ma, cosa mi hai detto ieri?" Esclamò, facendo finta di pensare "ah, sì, niente confessione, niente sesso e bene, è lo stesso per me, niente sesso, niente caffè"
 
"Mi portavi il caffè già prima che andassimo a letto insieme"
 
Vide Lauren fare lentamente il giro della scrivania e avvicinarsi pericolosamente a lei.
 
"Sì" ammise quest'ultima continuando ad avanzare.
 
Accarezzò con la punta delle dita la superficie liscia della scrivania sotto lo sguardo fisso di Camila.
 
"Ma non mi avevi mai lasciata nello stato in cui mi hai lasciata ieri" terminò di dire quelle parole mentre le si mise dietro.
 
"E in che stato ti avrei lasciata?"  Domandò a voce bassa quando un brivido le percorse la nuca sulla quale la maggiore si era soffermata a respirare.
 
Il suo corpo si tese e il suo respiro si spezzò nel momento in cui le labbra di Lauren le sfiorarono l'orecchio, dovette fare uno sforzo enorme per riuscire resistere mentre le sue gambe minacciavano di cedere da un momento all’altro.
 
"Frustrata" sussurrò "eccitata"
 
Camila socchiuse gli occhi per un istante, sentendo il cuore accelerare sempre più, del corpo di Lauren, attaccato perfettamente alla sua schiena, poteva sentirne il calore, il fantasma delle sue labbra contro il lobo del suo orecchio e il suo respiro, continuavano a torturarla meravigliosamente.
 
"Sai cosa mi ha spinto a fermarmi l’altra volta" disse scandendo ogni parola.
 
"Non ho mai ceduto ai ricatti" ribatté l'agente.

La bruna premette un po’ più sul corpo di Camila e le accarezzò il braccio, lentamente, dal basso verso l'alto, gli occhi della cubana si chiusero nuovamente, nella speranza di riuscire a rallentare il respiro.
 
"Anche se l'unico desiderio che ho" continuò a bisbigliarle nell’orecchio "è quello di spogliarti lentamente e far scorrere le mie mani su tutto il tuo corpo, anche se l’unico pensiero che in questo istante occupa la mia mente è quello di posare le mie labbra su ogni centimetro della tua pelle"
 
Sfiorò col naso la guancia di Camila e baciò la sua pelle nel momento in cui aggiunse
 
"Anche se il solo desiderio che ho è quello di sentirti dire il mio nome mentre mu chiedi di non fermarmi per nessun motivo"
 
Fece scivolare le sue due mani contro il basso ventre della minore e le nascose dentro i suoi vestiti in modo da accarezzare la sua pelle, strappandole un leggero lamento poi, improvvisamente, si allontanò aumentano la distanza fra loro prima di tornare dall’altro lato della scrivania.
 
"Ma come stavo dicendo.."
 
Camila riaprì gli occhi, sentendo l’assenza improvvisa del corpo dietro di se.
 
"Non cedo mai ad un ricatto" concluse Lauren con un brusco cambiamento di tono.
 
Un sorriso vittorioso distese le sue labbra, portando Camila a comprendere che aveva giocato fino ad allora.
 
"Ti aspetto fuori" aggiunse prima di allontanarsi e scomparire dietro la porta, sempre sotto gli occhi della cubana ancora stordita.
 
Camila aveva ancora l’impressione di sentire il corpo della maggiore contro il suo, le sue labbra sulla sua pelle e il suo respiro solleticarle il collo e non era sicura di riuscire a riprendersi, nei minuti seguenti, da quella che sembrava essere la peggiore delusione della sua esistenza, deglutendo a fatica, continuò a fissare la porta dietro la quale Lauren era scomparsa e la mente la riportò alle sue curve immaginando con chiarezza tutto ciò che sarebbe potuto accadere se la sera prima non si fosse fermata, scosse la testa bruscamente cercando di spazzare via quei pensieri ma capì presto che era cosa impossibile, era chiaro, sarebbe dovuta andare al Consiglio dei Governatori e tenere una conferenza, con l'immagine di Lauren Jauregui che la perseguitava, aveva guadagnato un punto il giorno prima, ma la maggiore aveva appena ripreso in mano il gioco.
 
Camila Cabello: 1
Lauren Jauregui: 1
 
Le carte erano state ridistribuite

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