Capitolo 13

2K 148 20
                                    

La sera prima eravamo andati alla grande, in particolare Fede, non l'avevo mai sentito cantare in quel modo, e, ovviamente, avevamo chiesto scusa per l'attesa. Anche l'instore stava andando bene, ma non sapevo per quanto sarebbe durata quell'atmosfera tranquilla tra me e il biondo... Dopo l'instore, mi ero accordato con mio fratello per stare un po' insieme e ancora non l'avevo detto a Federico.
"Ehm... Fede?"
Lo richiamai titubante. Lui si voltò verso di me, sorridendomi.
"Ti dovrei dire una cosuccia..."
Esordii.
"Dimmi tutto."
Mi incoraggiò avvicinandosi a me.
"Ecco, hai da fare dopo l'instore?"
Sviai.
"Ben, siamo a Roma, sei l'unica persona che conosco qui, quindi o sto con te o sto da solo."
Mi ricordò. Mi diedi dello stupido mentalmente.
"Ti va di fare un giro?"
Gli proposi.
"Certo."
Sorrise. Sorrisi a mia volta, ma in modo sforzato.

"E anche oggi è andata."
Affermò il biondo stiracchiandosi, una volta che fummo fuori. 'Okay, ora posso andare nel panico.' pensai.
"Dove andiamo?"
Mi chiese sorridendomi.
"Ecco..."
Iniziai, ma fui interrotto da una voce proveniente alle spalle del biondo.
"Andiamo fratellino?"
Vidi Federico irrigidirsi e voltarsi verso la fonte di quella voce.
"Che ci fa qui?"
Mi chiese osservandolo.
"Prima non sono riuscito a dirtelo..."
Ammisi.
"Devo uscire con lui."
Dissi.
"E tu vieni con noi."
Aggiunsi, mettendo un braccio intorno alle spalle di Federico.
"Nulla in contrario, vero Alex?"
Chiesi a mio fratello.
"Assolutamente."
Disse senza sforzarsi minimamente di nascondere il suo fastidio. Scossi la testa. 'Il solito.' pensai.

"Papà ti ha chiamato?"
Mi chiese, mentre camminavano per Roma.
"No, perché avrebbe dovuto?"
Chiesi retorico.
"Gli ho detto che ti sei disintossicato del tutto e vorrebbe fare una cena di famiglia."
Mi informò. Risi amaramente.
"L'invito è esteso anche a te, biondino."
Disse a Federico che si trovava dietro di noi.
"Cosa?"
Chiesi confuso ed infastidito.
"Vuole conoscere il ragazzo che ha cambiato quel... Com'è che ti ha chiamato?"
Tentò di ricordare.
"Ah, sì! 'Caso perso'."
Disse.
"Mi ha chiamato in modi peggiori."
Commentai.
"Tu non sei un caso perso, semplicemente nessuno ha mai provato ad aiutarti o a capirti."
Commentò borbottando Federico, con un'alzata di spalle. Sorrisi.
"È sempre così?"
Mi chiese Alex.
"Sì."
Dissi ridacchiando, sotto lo sguardo confuso del biondo.
"Capisco."
Affermò.
"Quindi lo porterai?"
Mi chiese.
"Non so nemmeno se verrò io."
Dissi sospirando.
"Secondo me dovremmo andare, così gli sbatterai in faccia i traguardi che hai raggiunto senza bisogno del loro aiuto."
Affermò agguerrito Federico.
"Per una volta, sono d'accordo con lui."
Disse Alex.
" 'Dovremmo'? Chi ha detto che tu verrai?"
Chiesi al biondo, inarcando un sopracciglio.
"Voglio supportarti."
Scossi la testa.
"Non se ne parla, non ti porterò da loro."
Dissi fermamente.
"Andiamo, fratellino!"
Esclamò Alex circondandomi le spalle con un braccio.
"Sono sicuro che Federico piacerà a tutti, saranno felici di sapere che hai un ragazzo come lui nella tua vita."
Commentò.
"Sai bene cosa diranno."
Sospirò.
"Io non lo so, invece."
Si intromise il biondo, chiaramente infastidito.
"Lascia stare."
Dissi.
"Possiamo evitare di parlare di loro e ci godiamo questa serata?"
Chiesi sorridente. Entrambi acconsentirono.

Durante tutta la serata io e Alex non avevamo fatto altro che ricordare alcuni aneddoti della nostra infanzia e della nostra adolescenza, evitando quelli meno piacevoli, mentre Federico non faceva altro che fulminare il moro che sedeva al mio fianco e, alle volte, mi tirava un calcio da sotto al tavolo, come a dire 'Esisto anch'io.'.
"Bella serata."
Commentò mio fratello, una volta che ci ebbe accompagnati all'hotel.
"Già, dovremmo passarne altre così."
Dissi sorridendogli, ricevendo un'occhiataccia da Federico.
"Basta che mi chiami e arrivo."
Disse. Lanciai uno sguardo al biondo, come a dirgli 'Visto?', riferendomi al discorso della sera prima.
"Fé, puoi lasciarci soli un attimo?"
Gli chiesi dopo qualche istante di silenzio.
"Okay..."
Acconsentì di malavoglia.
"Ti aspetto dentro."
Mi avvisò. Sorrisi. La sua premura e preoccupazione erano ad un livello elevatissimo. Voleva lasciarci la nostra privacy, ma, allo stesso tempo, voleva tenermi d'occhio.
"Sai bene che non faranno altro che inveire su di me a quella cena."
Dissi.
"Sì."
Confermò.
"E sai bene che Federico, data la sua sensibilità e, alle volte, impulsività, si lascerà prendere dalla situazione e mi difenderà con ogni mezzo."
Proseguii.
"Sì."
Confermò ancora.
"Sarà divertente."
Commentò con un sorrisetto.
"Mi aiuterai a proteggerlo da loro?"
Gli chiesi. Sospirò.
"Ci tieni così tanto?"
Mi chiese a sua volta.
"Non immagini quanto."
Sospirò ancora, rassegnato.
"D'accordo, puoi contare su di me."
Sorrisi.
"Grazie Alex."
Scosse la testa.
"Non devi ringraziarmi... È il minimo che io possa fare."
Sorrisi ancora.

"Che vi siete detti?"
Mi chiese curioso il biondo, una volta che lo ebbi raggiunto all'interno dell'hotel.
"Lo sai che sei tenero quando sei curioso?"
Sorrisi.
"Non evitare la domanda."
Si accigliò.
"Ma nulla, cose tra fratelli."
Dissi con un'alzata di spalle.
"Non ti credo."
Alzai gli occhi al cielo.
"Non preoccuparti."
Dissi arruffandogli i capelli.
"E daii!"
Si lamentò per i suoi capelli. Risi.
"Andiamo."

Appena arrivati in stanza, mi gettai sul letto a pancia in su, levandomi con due semplici mosse le scarpe.
"Finalmente!"
Esclamai beandomi della morbidità di quella meraviglia.
"Ben?"
Mi richiamò.
"Mh?"
Dissi ad occhi chiusi.
"Ti vorrei chiedere una cosa, una specie di favore..."
Disse titubante.
"Dimmi."
Sospirò.
"Forse sarà stupido o qualcosa del genere..."
Commentò. Aprii gli occhi e mi poggiai sui gomiti per osservarlo.
"Parla."
Lo incoraggiai.
"Potresti evitare di sorridere ad Alex in quel modo?"
Lo guardai confuso.
"In che modo, scusa?"
Lo vidi torturarsi il labbro inferiore come suo solito.
"Come se fossi davvero felice, come se solo lui riuscisse a renderti felice..."
Disse quasi in un sussurro.
"Fede..."
Provai ad iniziare, ma lui mi interruppe.
"In realtà vorrei che non sorridessi a nessun altro..."
Ammise.
"Sai, mi piaceva agli inizi, quando sorridevi e ridevi solo con me, mi sentivo speciale, unico... Da quando hai iniziato a a sorridere a tutti, ho iniziato a sentirmi inutile, come se per te fossi come tutti gli altri."
Sorrisi.
"Ma tu non sei come tutti gli altri."
Alzò lo sguardo incontrando il mio. Sospirai alzandomi ed andando verso di lui.
"Quante volte dovrò dirti che per me sei unico, fino a che tu te ne convinca?"
Gli domandai.
"Non credo riuscirò a convincermene..."
Disse riabbassando lo sguardo.
"Lo sai che odio quando distogli lo sguardo."
Dissi afferrandogli il mento, così da riportare i suoi occhi nei miei.
"Mi piace quando mi guardi."
Gli ricordai.
"Perché?"
Chiese titubante.
"Perché non c'è cosa più bella del riuscire a catturare l'attenzione di due occhi come i tuoi."
Dissi ovvio.
"Mi porterai a quella cena?"
Mi chiese cambiando argomento.
"Tu vuoi venire?"
Lui annuì.
"Allora non ho scelta."
Dissi arreso. Lui sorrise. Inclinai la testa da un lato, come per osservare il suo sorriso da ogni angolazione. Sapevo che aveva un sorriso bellissimo, ma non mi ero mai reso conto che fosse così spettacolare.
"Prometto che farò il bravo."
Disse con fare da bambino.
"Non ho dubbi."
Dissi ironico allontanandomi.
"Cosa vorresti dire?!"
Chiese infastidito.
"Io?! Nulla!"
Esclamai. Sbuffò e io non riuscii a non ridere fragorosamente.

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora