Capitolo 35

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"Amore, va tutto bene?"
Mi chiese la ragazza attaccata al mio braccio. 'No, voglio Federico.' avrei voluto risponderle, ma mi limitai a rivolgerle un sorriso e ad annuire con il capo. Erano ore che giravamo e lei stava attaccata al mio braccio, temevo che mi si potesse staccare da un momento all'altro.
"Andiamo in quel negozio?"
Mi chiese entusiasta, indicando l'ennesimo negozio di vestiti.
"Non credi che ne abbiamo già girati abbastanza di negozi?"
Chiesi cercando di risultare dolce e dissuaderla.
"Ooooh, ma dai, amore, cosa dici?"
E, detto ciò, girammo per altri cinque negozi. Mi maledissi mentalmente per averle proposto io stesso di stare insieme quella mattina e quel pomeriggio.

"Com'è andata con Martina?"
Mi chiese il biondo mentre eravamo intenti a prepararci.
"Domani la lascio."
Gli comunicai aggiustandomi un auricolare, per poi voltarmi a guardarlo.
"Te l'ho promesso, no?"
Gli ricordai sfoderando uno di quei miei sorrisi che riservavo solo a lui e che ricambiò, anche se tentò di nasconderlo.
"Pronto per stasera?"
Gli chiesi mettendogli un braccio attorno al collo.
"Ben, ho bisogno di parlarti."
Disse a sguardo basso e con la preoccupazione e la paura dipinte sul volto.
"Certo, dimmi, ti ascolto."
Lo incoraggiai, staccandomi, così da permettere ad entrambi di sederci su due poltroncine poste l'una di fronte all'altra.
"Non è facile dirti quello che sto per dirti..."
Iniziò facendo crescere in me confusione preoccupazione.
"Forse sto sbagliando a dirtelo, in particolare prima di questo festival, ma devo..."
Lo vidi torturarsi le mani, il labbro inferiore e potrei giurare di aver visto il suo petto alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo irregolare.
"Federico, parla."
Dissi serio.
"Non c'è un modo giusto per dirti quello che sto per dirti..."
Farfugliò ancora,per poi fare un respiro profondo.
"Noi siamo ci conosciamo da tanto, è stato difficile diventare tuo amico, conquistare la tua fiducia e farti accettare la mia presenza nella tua vita, ma alla fine ci sono riuscito e, probabilmente, ciò che sto per dirti cambierà tutto tra noi, ma io davvero non ce la faccio più a tenermi tutto dentro e..."
Lo interruppi.
"Federico, per favore, parla, smettila di girarci intorno e dimmi quello che mi devi dire, cazzo."
Dissi sull'orlo di andare nel panico più totale, data la preoccupazione. Fece un altro respiro profondo ed alzò lo sguardo, così da incontrare i miei occhi.
"Ben, io ti..."
Non riuscì a finire.
"Ragazzi, ancora qua state? Forza, tocca a voi."
Ci rimproverò uno dello staff.
"Eccoci."
Mi alzai, per poi guardare il biondo.
"Dopo continuiamo, okay?"
Lui annuì soltanto, abbassò lo sguardo e, sospirando, si alzò.

"Voglio scriverti una lettera

che parli di me

che sia inconfondibile

dentro una busta da lettere

aprirla sai che effetto fa

una di quelle sensazioni che si perdono alla nostra età

E quando struccata scenderai le scale

e timida la prenderai

vorrei guardare i tuoi occhi

tanto lo so che un po' sorriderai

e chissà quanto poi mi penserai"

Era lì che cantava, ma era come se non ci fosse. C'era qualcosa di strano in lui, era come malinconico, tormentato, avvilito, arrabbiato, deluso, era come se avrebbe voluto essere dovunque meno che lì, su quel palco, con me, davanti a tutte quelle persone. Non mi degnava di uno sguardo, evitava qualsiasi contatto e se provavo ad avvicinarmi, lui andava nel punto in cui ero stato io precedentemente.

"Vorrei inventare parole per scrivere

la luce della luna quando ti illumina

vorrei trovare una frase, una lettera

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora