Capitolo 23

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Eccola, era fra le mie braccia, mi stringeva come se avesse paura che fosse tutto un sogno. Martina, ragazza dai lunghi capelli mossi color cioccolato, gli occhi verde smeraldo, fisico snello, bassina e con un sorriso che avrebbe addolcito anche Satana in persona. La stessa ragazza con cui era almeno da un anno che non facevamo altro che prenderci e mollarci. Non so perché continuavo a perdere tempo, forse perché sapevo quanto lei ci tenesse a me e non volevo farla soffrire... O forse perché mi piaceva sentirmi importante ed essenziale per qualcuno. Ecco ancora il mio egoismo. Ero diventato davvero bravo a sfruttare le persone come meglio mi giovava.
"Non immagini quanto tu mi sia mancato."
Mi sussurrò all'orecchio. Ci aveva raggiunti a Napoli, dove, quella stessa sera, io e il biondo avremmo tenuto un concerto. Sorrisi a quelle sue parole. Quando ci staccammo, potei vedere il ragazzo dagli occhi azzurri, poco distante da noi, che se ne stava a braccia conserte, con lo sguardo basso.
"Ciao Federico."
Lo salutò sorridendogli. Lui la ignorò totalmente.
"Dobbiamo andare."
Mi avvertì puntando i suoi occhi, divenuti color ghiaccio, nei miei. Annuii semplicemente.
"Vieni con noi?"
Chiesi alla ragazza davanti a me. Mi sorrise entusiasta, annuendo ritmicamente, mentre il biondo sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

"Ho visto alcuni video e foto su Instagram dei vostri concerti, state facendo faville!"
Esclamò sorridente. Eravamo seduti a mangiare con quelli della band, Enrico e Marco nel ristorante dell'hotel. Federico si era seduto di fronte a me, mentre Martina sedeva al mio fianco.
"Grazie."
Le sorrisi.
"Fede, hai una voce pazzesca, complimenti."
Gli disse, tentando un qualche approccio con lui, fin'ora negatogli dal biondo stesso. Niente. La ignorò ancora. Il sorriso della ragazza iniziò a spegnersi, cosa che detestavo, così le afferrai la mano, facendola voltare verso di me per la sorpresa.
"Mi sei mancata."
Le sussurrai. Il suo sorriso si riaccese all'istante, cosa che mi confortò. Poteii percepire lo sguardo incandescente di Federico su di me. In realtà non capivo bene perché provasse tutto questo odio nei miei confronti e, soprattutto, nei confronti di Martina. Sentii una sedia strisciare rumorosamente sul pavimento, quella del biondo.
"Mi è passata la fame."
Enunciò a denti stretti, per poi andare via. Seguii la sua figura allontanarsi a passo svelto, fin quando sparì dalla mia vista.
"Ben?"
Sentii una voce dolce richiamarmi, così mi voltai, incontrando due pozzi verdi.
"Dimmi."
La incoraggiai.
"Mi dispiace se ti ho fatto aspettare tanto, ma finalmente ho preso una decisione..."
Mi informò timidamente.
"Se ti interessa ancora."
Aggiunse.
"Certo che mi interessa."
La rassicurai. In realtà mi era del tutto indifferente.
"Ti va di riprovarci?"
Mi chiese. 'Per la quinta volta?' avrei voluto aggiungere, ma mi limitai a risponderle con un 'Sì'.

"Fede?"
Lo richiamai.
"Hai visto la mia maglia dei 'Nirvana'?"
Gli chiesi. Eravamo nella nostra camera, a prepararci per il concerto, a causa di alcuni inconvenienti. Non mi arrivò alcuna risposta.
"Fede?"
Lo richiamai ancora.
"Perché non te la fai cercare dalla tua ragazza?"
Mi rispose freddamente. Sospirai.
"Mi spieghi qual è il problema?!"
Sbottai.
"Lascia stare."
Disse sorpassandomi con una spallata, per poi chiudersi in bagno. 'E no! Noi non terremo il concerto in queste condizioni!' esclamai mentalmente.
"Federico, esci da questo bagno."
Ordinai. Nessuna risposta.
"Possiamo parlarne come due persone mature, per favore?"
Chiesi cercando di nascondere la rabbia e il nervosismo. Ancora nessuna risposta.
"Per una volta nella tua vita, puoi smetterla di fare il bambino?!"
Sbottai ancora. La porta del bagno si spalancò, rivelando un Federico sul punto di prendermi a pugni, glielo si leggeva negli occhi.
"Vuoi parlare? Okay, parliamo!"
Esclamò uscendo dal bagno.
"Mi dici che ti prende?"
Gli chiesi ancora.
"Mi prende che mi hai fatto fare la figura del coglione!"
Esclamò.
"Ti costava tanto dirmi che era tornata lei?"
Mi chiese con rabbia.
"Ma di cosa stai parlando?! Che figura da coglione?"
Gli chiesi non capendo.
"Hai già dimenticato che abbiamo quasi scopato?"
Mi urlò.
"Appunto, 'quasi', perciò non vedo il problema."
Dissi con la mia solita nonchalance. Lui alzò gli occhi al cielo, emettendo una risata isterica.
"Mi hai permesso di baciarti, di toccarti, per poi scappare via da me, dopo avermi guardato con disgusto ed odio."
Mi ricordò. Già, l'avevo fatto.
"Hai la minima idea di come mi sia sentito?!"
Sbottò. Avevo di nuovo pensato solo a me, avevo ignorato ancora una volta i suoi sentimenti, le conseguenze delle mie azioni su di lui.
"Bastava dirlo che ti facevo schifo, bastava dirlo che lei era tornata e volevi lei!"
Esclamò ancora con rabbia.
"Allora, per prima cosa calmati."
Gli consigliai.
"Quello che mi hai mostrato quella sera, è stato il primo messaggio che ho ricevuto da lei, dopo mesi che non ci sentivamo."
Lo informai.
"E se sono scappato via da te, dopo averti guardato in quel modo, è stato semplicemente perché, in quel momento, mi è sembrato di rivivere il passato."
Ammisi sul punto di piangere.
"Inizialmente mi piaceva quello che mi facevi, ma quando sei arrivato a cercare di sfilarmi i pantaloni, la situazione è totalmente cambiata. Era come se il ragazzo sopra di me non fossi tu, ma l'insieme di tutti gli uomini con cui sono stato, compreso mio fratello."
Gli urlai contro. Mi aveva davvero fatto arrabbiare il fatto che non aveva minimamente pensato di chiedermi spiegazioni in modo civile, decidendo di comportarsi come un bambino, tenendomi il muso. Sembrò rilassarsi e la sua rabbia parve svanire.
"Perché non me l'hai detto?"
Mi chiese pacatamente.
"Perché, tu me l'hai chiesto?"
Urlai ancora. Dopo quello che successe con mio fratello e quei tre tizi, non avevo avuto più alcun rapporto sessuale con un qualche ragazzo, perciò non credevo che avrei avuto una reazione del genere quando sarei stato sul punto di farlo.
"Sbrighiamoci, abbiamo un concerto da fare."
Dissi, sorpassandolo con una spallata, per poi lasciar perdere la maglia dei Nirvana e indossarne una a caso.

Eravamo su un palco, ancora una volta, solo noi e i nostri sentimenti, pensieri ed emozioni, espressi attraverso delle canzoni.

"In un attimo,

ho capito che eri tu...

Il mio angelo,

la luce che

mi sveglia la mattina."

Nonostante la rabbia ancora presente in me, non riuscivo a non incantarmi al suono della sua voce, specialmente se i suoi occhi erano puntati su di me.

"Il giorno che ti ho vista eri lì...

Eri all'angolo,

seduta in quel caffè,

in fondo al tavolo

un posto libero per me.

Gli anni passano,

i ricordi rimangono."

Già, i ricordi. Ricordi che, per qualche strano motivo, in quel momento, facevano male, ma male per davvero.

"Se il mondo lo sapesse

quanto ti ho cercata,

fermerebbe il tempo per

vederti un giorno in più."

Chissà se il mondo avrebbe saputo, un giorno, quanto l'avevo cercato, quanto l'avevo aspettato, quanto l'avevo desiderato... Chissà se io me ne sarei mai reso conto.

"Amore vieni con me,

scappiamo a New York.

Se stiamo insieme,

di paura non ne avrò."

Già, quante volte avevo desiderato di scappare via, lontano da tutto e tutti, con solo lui al mio fianco. Solo con lui, la vita, fatta di incertezze, mi spaventava meno.

"Non pensi che,

sia inutile

rimanere a piangere,

nascondere le lacrime."

Era del tutto inutile rimuginare sulle cose passate.

"Ti porterò

al centro del mondo,

andata senza ritorno

e ora vieni con me."

L'avrei portato ovunque, se solo lui me l'avesse chiesto.

"Cogli l'attimo,

come un bel film

alla tv,

sento un brivido,

dentro il cuore

che scende giù...

Siamo in bilico,

e non è stupido."

'Carpe diem', già, il problema per noi non era il 'Cogliere l'attimo', ma le conseguenze di quell'attimo che si facevano sentire dentro di noi. Ho sempre pensato che fossimo costantemente in bilico tra l'odiarci e il volerci, tra il 'Va via' e il 'Resta', e spesso ne avevo la conferma.

"Se il cielo lo sapesse,

quanto ti ho amata,

forse capirebbe

che l'unica sei tu."

Ed era lì, a poca distanza, inginocchio, davanti a me, mentre pronuncia quelle parole. Cosa voleva dirmi con quel gesto? Cosa voleva dirmi con le mie parole? Cosa voleva dirmi con quegli sguardi, con quei sorrisi? La canzone prese a ripetersi e lui si allontanò, per poi guardarmi ancora. Quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire prima o poi, ne ero certo.

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora