Capitolo 25

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Una settimana dopo...

Altri sette concerti erano andati. Tra me e il biondo le cose sembravano essere tornate normali, anche se, a volte, mi chiedeva di lasciarlo solo, cosa che mi faceva rattristare. Mi dispiace vederlo star male, senza sapere il perché e senza sapere cosa fare per rimediare. Tra me e Martina, invece, le cose sembravano procedere, anche se si lamentava spesso del fatto che prestassi più attenzioni a Federico piuttosto che a lei. Io, francamente, non ci facevo nemmeno caso, ceh, mi comportavo come sempre.
"Fede, puoi farmi il favore di lasciare quel dannato cellulare e ascoltarmi?"
Lo ripresi. Erano giorni che non faceva altro che trafficare col cellulare, ma con chi diavolo si scriveva?!
"Sì, scusa."
Disse riponendo l'aggeggio nella tasca. Sospirai.
"Stavi dicendo?"
Mi chiese.
"Ti ho chiesto se stasera esci con noi."
Ripeteii. Lo vidi torturarsi il labbro, come se fosse indeciso su cosa rispondermi.
"Non posso."
Pronunciò. Inarcai un sopracciglio.
"Perché?"
Chiesi confuso.
"Ho un impegno."
Si giustificò.
"Che genere di impegno?"
Indagai.
"Devo vedermi con una persona..."
Disse quasi in un sussurro. Mi sentii come se una lama mi stesse trapassando il cuore. Federico si frequentava con qualcuno?
"E chi sarebbe?"
Indagai ancora.
"Un amico."
Minimizzò.
"Yuri?"
Sperai. Lui scosse la testa.
"No, non lo conosci."
Mi informò.
"Tu esci con Martina e gli altri, vero?"
Mi chiese. Anuii.
"Bene, si prospetta una serata divertente per entrambi, allora."
Mi sorrise, dandomi una pacca sulla spalla e facendomi un occhiolino. Cosa diavolo intendeva per 'divertente' e 'per entrambi'? Era diventato gay e non mi aveva detto nulla? Aveva intenzione di fare qualcosa con questo tizio, per caso? Scossi la testa per levare quei pensieri dalla mia testa.

Stava facendo avanti e indietro per la stanza, intento a prepararsi, mentre io me ne stavo steso sul letto, a seguire ogni suo movimento.
"Come si chiama?"
Gli chiesi rompendo il silenzio.
"Daniele."
'Dany e Fede... Non suona per niente bene, di certo non come Benji e Fede.' pensai.
"Quanti anni ha?"
Gli chiesi ancora.
"Non gliel'ho chiesto... Credo che sia più grande di entrambi però."
Mi informò. Spalancai occhi e bocca. Ceh, seriamente stava per vedersi con un tizio di cui non sapeva neanche l'età?!
"Che tipo è?"
Indagai ancora.
"Simpatico."
Disse solo, con un'alzata di spalle.
"Solo simpatico?"
Sbuffò.
"Ben, mi sembri mia madre:"
Si lamentò.
"Non sapevo ti piacessero gli uomini."
Dissi con tono duro.
"Non tutti."
'Ah, quindi ha anche delle preferenze?! Fantastico!' pensai.
"Quindi stai dicendo che questo tipo ti piace."
Gli feci notare.
"Può darsi."
Una strana sensazione aveva preso il pieno possesso di me e delle mie facoltà mentali.
"E se io ti chiedessi di non andarci, di rimanere con me?"
Dissi osservandolo con sguardo penetrante. Lui alzò lo sguardo incontrando il mio.
"E vedere te e Martina fare i piccioncini tutta la sera? No, grazie."
Disse infastidito.
"No, intendo di rimanere io e te qui, insieme."
Mi spiegai meglio. Lui sospirò, abbassando lo sguardo.
"Non posso..."
Sussurrò.
"Non puoi o non vuoi?"
Lui fece rincontrare i nostri occhi.
"Non posso."

"Vi spiace se mi aggrego?"
Alex.
"Non hai niente di meglio da fare?"
Gli chiesi scherzoso.
"Evidentemente no."
Rispose sorridendomi.
"Il biondino non viene con noi?"
Chiese vedendo Federico poco distante da noi, intento a sbuffare nervoso e a controllare più volte il cellulare.
"No... Deve uscire con un tizio."
Dissi freddamente, facendo sparire il mio sorriso, cosa che mio fratello notò, ovviamente. Vedemmo un tizio sorpassarci, dirigendosi con un sorriso a trentadue denti verso il biondo che ricambiò il sorriso. Daniele. La rabbia si impossessò nuovamente di me. Erano lì che si sorridevano e si salutavano amichevolmente.
"Perché non vai lì?"
Mi sussurrò Alex. Era quella la mia intenzione. Con passo spedito, mi diressi verso di loro, circondando il collo di Federico con un braccio, gesto che lo sorprese.
"Tu devi essere Daniele."
Lo salutai con uno dei miei sorrisi più falsi.
"Tu Benjamin."
Disse osservandomi.
"Federico mi ha parlato tanto di te."
Mi informò porgendomi la mano e sorridendo. La rifiutai.
"Vi va di unirvi a noi?"
Proposi.
"Perché no, per te va bene Fede?"
'Okay, ora lo ammazzo.'.
"Sì, per te va bene Fede?"
Ripetei, quasi con fare cantilenante. Il biondo mi stava incenerendo con lo sguardo.

Eravamo seduti al locale da non so quante ore, Federico e quel tizio non avevano fatto altro che ridere e scherzare e quell'idiota di mio fratello se la rideva con loro. Ma da che parte stava?! Più osservavo il biondo, più una strana sensazione di tristezza mi sopraffava. Era da tanto che non lo vedevo così felice, che non lo vedevo sorridere in quel modo, che non vedevo i suoi occhi così luminosi. Perché non sorrideva più a me in quel modo? Perché non guardava più me in quel modo? Perché mi sentivo così inutile? Perché avevo una gran voglia di piangere? Perché mi sentivo come se lo stessi perdendo?
"Ben, che ti prende?"
Mi chiese Alex, attirando l'attenzione su di me.
"Perché piangi?"
Aggiunse preoccupato. Una o due lacrime avevano preso a scorrere lungo il mio viso e non me n'ero nemmeno reso conto. Le asciugai frettolosamente.
"Nulla..."
Dissi appena.
"Scusate."
Mi alzai frettolosamente, cercando di allontanarmi da loro il più possibile. Avevo bisogno d'aria, così uscii e, una volta fuori, feci un respiro profondo, come per riempirmi i polmoni d'aria pura.
"Ben."
Sentii una voce chiamarmi. Non potete immaginare quanto abbia sperato che fosse Federico, invece era Alex.
"Lo so, avresti preferito che fossi un certo biondino tinto con due occhioni azzurri, ma meglio me che Martina, non credi?"
Sorrisi appena. Si avvicinò a me, poggiando una mano sulla mia spalla.
"Vuoi parlarmene?"
Mi chiese dolcemente. La mia vista si appannò e copiose lacrime iniziarono a scorrere. Senza rifletterci troppo, mi fiondai fra le sue braccia, l'unico altro posto in cui mi sentivo al sicuro, subito dopo le braccia di Federico. Fu sorpreso di quel mio gesto, infatti ci mise un po' a ricambiare. Mi strinse forte a sé, iniziando ad accarezzarmi la testa, come quand'ero piccolo.
"Credo che 'va tutto bene', o 'no, non piangere', oppure 'vedrai che si risolverà tutto' non servano a nulla, perciò..."
Iniziò.
"Sappi che io ci sono, fratellino."
Quelle sue parole, fecerono solo aumentare le mie lacrime e la mia stretta attorno al suo busto.
"Ben, Martina c'ha chiesto di avvisarti che è dovuta andare via e che vi sentite dom... Che succede?"
Era la voce di Matteo, uno dei ragazzi della band.
"Nulla, solo carenza d'affetto da parte del suo fratellone."
Cercò di sdrammatizzare. Sentivo diversi occhi puntati su di noi, compresi quelli del biondo. In quel momento mi importò poco di ciò che avrebbero potuto pensare... Di ciò che avrebbe potuto pensare. In quel momento avevo solo bisogno di mio fratello. Iniziarono a parlare tra di loro, mentre Alex non mostrava la minima intenzione di lasciarmi andare. Solo quando allentai la presa e cercai il suo sguardo, si allontanò di poco.
"Va meglio?"
Scossi la testa.
"Posso rimanere con te?"
Gli chiesi stropicciandomi un occhio che mi iniziò a bruciare a causa delle lacrime. Ero consapevole del fatto che sarei potuto sembrare un bambino, ma, anche quello, non m'importò.
"Non è meglio che torni in hotel con il biondino? Domani avete una..."
Lo interruppi.
"No, voglio stare con te."
Dissi imperterrito. Il moro sospirò.
"D'accordo."
Si arrese. Ci avviammo alla sua macchina, seguiti dagli altri.
"Domani mattina te lo riporto sano e salvo."
Rassicurò il biondo, mentre mi chiuse lo sportello. I miei occhi incontrarono quelli del biondo per un attimo, per poi riportare lo sguardo verso il basso. Aspettai che Alex entrasse nella vettura e sfrecciasse via, lontano da quel locale, lontano dai ragazzi, lontano da Daniele... Lontano da Federico.

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora