Epilogo

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E già, siamo giunti alla fine di questa storia, sinceramente mi mancherà moltissimo scriverla e leggere i vostri commenti, grazie davvero per tutto ciò che avete scritto, mi avete fatto sorridere non so quante volte. Grazie per aver seguito me e questa storia, ovviamente continuerò a scrivere e spero che anche le altre storie vi piacciano. Magari, un giorno, potrei scrivere un altro sequel di questa, chi lo sa, per ora vi ringrazio ancora e... Buona lettura ❤

Eravamo appena arrivati in hotel, nessuno dei due aveva trovato il coraggio di spiccicare parola dopo l'accaduto e nessuno dei due aveva trovato il coraggio di guardare l'altro. Ce ne stavamo lì, vicini, ma lontani. Stavamo entrando nell'ascensore, mentre delle persone uscivano. Federico premette il tasto del nostro piano e poi si ricompose. Eravamo attenti a non toccarci, nemmeno sfiorarci. Gli lanciai qualche occhiata e notai che aveva lo sguardo rivolto dritto di fronte a sé, duro, la mandibola contratta, sembrava arrabbiato, forse confuso più che altro, impaurito, temeva un'ennesima delusione da parte mia, ma stavolta non ci sarebbe stata, ormai avevo confessato, non aveva senso tirarmi indietro ancora.

Fu lui il primo ad entrare nella stanza, fui io a chiudere la porta e fu lui a prendermi e sbattermi contro la parete.
"A che gioco stai giocando, Benjamin?"
Non ricordo di aver mai notato come suonasse bene il mio nome detto da lui, pronunciato da quelle labbra che mi ritrovai ad osservare. Sorrisi.
"Non guardarmi in quel modo!"
Mi urlò contro, lasciando la presa rude che aveva poco prima sul mio colletto.
"Rispondimi."
Alzai le spalle.
"Ho già parlato."
Era nervoso. Era evidente.
"Ben, io sono stanco, davvero."
Si passò le mani fra i capelli, frustrato, ed iniziò a fare avanti e indietro per la stanza.
"Stanco dei tuoi giochetti, dei tuoi continui tira e molla, delle false promesse e speranze che mi offri e che io, stupido, puntualmente accetto, ci credo con tutto me stesso fino all'ultimo. Sono stanco di essere deluso da te, perché io ti amo, Ben, cazzo! E prima di essere la persona che amo, tu sei il mio migliore amico, quindi rimango doppiamente deluso, perché mi sembra che tu voglia soltanto giocare con me."
Si fermò per guardarmi ed io impassibile, come sempre. Volevo lasciarlo sfogare.
"Io c'ho provato Ben, davvero, ho provato a dimenticarti, o, più che altro, a dimenticare ciò che provo per te, ma non ci riesco, non ce la faccio, sono totalmente andato... Io... Io... Ti amo troppo."
Sorrisi dentro di me. Quel ragazzo era un libro aperto, riuscivo a leggerne ogni capitolo, ogni pagina, ogni rigo, ogni parola ed era il mio libro preferito.
"Sto impazzendo... Mi fai impazzire..."
Si portò le mani fra i capelli.
"Mi basta sentire il tuo sguardo su di me per farmi uscire fuori di testa..."
Come in quel momento quindi. Il mio sguardo non lo lasciava neanche per un attimo.
"Mi spieghi che diavolo voleva dire quel discorso che hai fatto? È per illudermi ancora? La cosa ti diverte?"
Sorrisi, avvicinandomi a lui.
"Posso essere tuo?"
Mi guardò tra il confuso e lo scioccato.
"Ben, non è divertente..."
Lo bloccai dai polsi, avvicinandomi ancora.
"Voglio essere tuo."
Era terrorizzato, forse credeva fosse una presa in giro, uno scherzo, o addirittura un sogno.
"Per te è tutto un gioco..."
Disse con voce tremante, impaurita.
"Ti sbagli, Fé... Ho capito tante cose e quello che provo davvero per te è fra queste."
Era ancora titubante, non si fidava, e lo capivo perfettamente.
"Cosa... Cosa vuoi dire?"
Balbettò. Sorrisi.
"Voglio dire che sto aspettando che tu mi baci."
Dissi diretto. Lui spalancò appena gli occhi, per poi deglutire, avvicinandosi piano alle mie labbra con le sue. Sorrisi ancora. Finalmente si unirono, in un bacio casto, titubante, pieno di speranza. Mi avvicinai ancora, portando le braccia attorno al suo collo, aumentando la pressione delle nostre labbra, per poi schiuderle. Lui insinuò piano la lingua nella mia bocca, come se avesse paura che io mi potessi staccare da un momento all'altro... Non stavolta, mio caro. Gli concessi la mia lingua, così lui l'accarezzò, rilassandosi appena e portando le sue mani ai miei fianchi. Ricambiai la carezza, portando le mani fra i suoi capelli. Lo sentii mugugnare, cosa che mi fece sorridere nel bacio.
"Ti voglio..."
Lo sentii sussurrare, per poi notare che il suo corpo si era irrigidito. Mi allontanai da lui per avvicinarmi ai piedi del letto ed allargare le braccia, incontrando il suo sguardo.
"Sono qui."
Dissi sicuro. Federico mi guardò per qualche istante, per poi avvicinarsi a me e riprendere a baciarmi con un pizzico di sicurezza in più.
"Stavolta non scapperai da me?"
Sussurrò fra i baci, con le sue mani sui miei fianchi e le mie sul suo petto.
"Non scapperò né da te, né da ciò che sento."
Sussurrai a mia volta, guardando le sue labbra, voglioso di averle ancora. Lo vidi alzare un angolo della bocca in un piccolo sorriso, fin quando non resistetti più e lo baciai ancora, mentre le mie mani vagavano sul suo petto. Gli sfilai la maglia, desideroso di accarezzare la sua pelle nuda. Portò le sue mani sulle mie, scendendo a baciarmi la mandibola e poi il collo. Mugugnai, chiudendo gli occhi per bearmi di quella dolce sensazione. Stavolta fu lui a levarmi la maglia, facendomi adagiare sul letto e posizionandosi su di me, fra le mie gambe. Sorrisi, notando il suo sguardo di adorazione verso me.
"Cosa aspetti?"
Sussurrai, incitandolo.
"Capiscimi, non mi capacito della situazione."
Ridacchiai.
"Idiota."
Commentai, guadagnandomi un broncio adorabile, accompagnato da un viso corrucciato.
"Guarda che me ne vado, eh."
Feci per alzarmi, ma lui mi bloccò.
"Scordatelo, ora non ti mollo."
Sussurrò, unendo ancora le nostre labbra, accarezzandomi i fianchi, l'addome, il petto, mentre io portai le mani fra i suoi capelli. Scese a baciarmi nuovamente il collo, marchiandomi in qualche punto, guadagnandosi dei versi d'apprezzamento da parte mia. Scese anche al petto, attuando lo stesso procedimento. Chiusi ancora gli occhi, assaporando la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle, insieme alla sua lingua umida. Sentii le sue mani arrivare al bottone dei miei jeans e mi irrigidii appena.
"Va tutto bene... Sono solo io... Nessuno ti toccherà più così... Solo io..."
Mi sussurrò tutto ciò all'orecchio con l'intento di farmi rilassare e dovetti ammettere che stava funzionando. Mi concentrai su di lui e mi venne spontaneo sorridere... Era così bello il modo in cui mi toccava, infatti rilasciai un verso di lamento quando si bloccò all'improvviso e mi guardò dritto negli occhi.
"Ben... Ti ricordi quando eravamo in quella casa abbandonata?"
Annuii piano.
"Ricordi ciò di cui parlammo?"
Come dimenticarlo... Parlammo del mio non riuscire a lasciarmi andare per paura di non riuscire a fermare la fuoriuscita del mio dolore. Mi limitai ad annuire ancora.
"Dicesti che se ti fossi lasciato andare, avresti avuto bisogno di me in un modo diverso dal solito... Beh... Io sono qui."
Mi sentii così piccolo in quel momento.
"Sono disposto a farlo, voglio farlo."
Una lacrima solitaria percorse il mio viso e lui la bloccò baciandola, per poi avvicinarsi al mio orecchio.
"Lasciati andare, Benjamin."
Sentii come un 'clik' dentro di me, come il rumore di un lucchetto che si apre, e calde lacrime iniziarono a scorrere, accompagnate da singhiozzi mal trattenuti.
"Bravo, così... Io sono qui."
Mi sussurrò ancora, portandomi più su sul letto e intrecciando le nostre mani ai lati delle nostre teste, baciandomi il viso e scendendo lentamente al mio collo. Il suo calore, la sua dolcezza... Lui... Era così confortante.
"Ho... Ho bisogno... Di te..."
Riuscii a dire appena, fra i singhiozzi. La sua mano scese nuovamente ai miei pantaloni e si allontanò un attimo da me per sfilarmeli, per poi chinarsi nuovamente sul mio corpo.
"Non ti lascio, Ben... Sono qui con te..."
Mi sussurrò ancora. Le lacrime continuavano a scendere, il dolore era lacerante dentro di me. Tornò a baciare le mie labbra, cosa che mi sembrò una ventata d'aria fresca in quell'improvviso limbo in cui ero caduto. Il suo sapore così dolce, l'amore che riusciva a trasmettermi, il desiderio e il bisogno che aveva di farmi suo era percepibile. Strusciò il proprio bacino contro il mio, facendomi mugugnare. Lo sentii sorridere, per poi allontanarsi ancora e levarsi i pantaloni. Lo attirai nuovamente a me, bisognoso di lui, cosa che non passò inosservata ai suoi occhi che mi guardavano come se fossi qualcosa di surreale. Lo baciai io stavolta, mentre lui accarezzava il mio corpo, strusciandosi ancora contro di me. Mugugnai ancora, insinuando la mia lingua nella sua bocca, accarezzando la sua. Mi sentivo così al sicuro con lui, le mie paure sparivano, tutto attorno a noi spariva... Rimanevamo solo io e lui. Si staccò ancora, dopo un po', per spogliare definitivamente entrambi. Stranamente, arrossii sotto il suo sguardo. Sorrise, baciandomi le labbra.
"Sei bellissimo."
Mi sussurrò. Mugugnai.
"Non guardarmi così..."
Borbottai. Mi accarezzò il viso.
"Sei la cosa più bella che io abbia mai visto... E non immagini minimamente quanto ti amo."
Lo guardai, quasi sbalordito. Solo un cieco non avrebbe visto quanto quel ragazzo tenesse a me e io lo ero stato per tanto tempo, forse troppo. Sentivo come una stretta al cuore, un dolore interno, è solo il suo sguardo su di me riusciva ad alleviare quella sensazione. Iniziò a lasciarmi umidi baci sul collo, marchiando di tanto in tanto la mia pelle e scaturendo piccoli versi d'apprezzamento da parte mia. Accarezzò le mie gambe, sistemandosi meglio fra esse.
"Pronto amore?"
Sorrisi.
"Tanto quanto lo sei tu."
Sussurrai. Mi sorrise a sua volta, entrando lentamente in me che, istintivamente, mi aggrappai alle sue braccia, mugugnando appena di dolore, mentre lui emise un verso d'apprezzamento. Mi lasciò il tempo di abituarmi alla sua presenza, per poi iniziare a muoversi. La stanza si riempì di gemiti e di schiocchi di baci, uniti ai nostri respiri affannati. Era come se fossimo divenuti una cosa sola e non sarebbe potuta esistere sensazione migliore. Il dolore, la sofferenza, il passato, sembravano essere spariti. Più mi baciava, più mi toccava, più spingeva in me e più mi sentivo finalmente bene, vivo, in pace con me stesso, tutto grazie a lui. Sorrisi, mentre lui tempestava di baci il mio collo ed intrecciava le nostre mani ai lati delle nostre teste.
"Di più..."
Lo pregai. Volevo sentirlo il più possibile e mi accontentò. Mi sarebbe piaciuto che quel momento non finisse mai, era infinite volte meglio della droga, anzi, non era minimamente paragonabile.
"Ti amo... Ti amo..."
Mi sussurrò all'orecchio, andando poi a marchiare la mia pelle. Era così bello... Sia quello che mi faceva, che mi diceva, sia lui. Portai le mani fra i suoi capelli, tirandoli appena.
"Dillo ancora..."
E così fece. Chiusi gli occhi per bearmi di tutto quello, mentre lui iniziò ad aumentare la velocità delle spinte. Gemetti rumorosamente il suo nome. Continuò a riempire di baci la pelle del mio collo divenuta bollente. Aprii gli occhi per guardarlo mentre continuava a muoversi in me. Era così bello... La fronte imperlata di sudore, i capelli scompigliati e i suoi occhi più belli che mai concentrati sul mio viso. Mugugnai, mentre le mie guance divennero ancora più rosse se possibile. Sorrise, unendo nuovamente le nostre labbra. Mugugnai ancora. Andammo avanti così per diversi minuti, i più belli della mia vita, fin quando lui non si riversò dentro di me e io sui nostri corpi. Uscì da me ansimante, i nostri respiri affannati erano gli unici rumori udibili. Federico si accasciò accanto al mio corpo, stringendomi fra le sue braccia, mentre io mi accoccolai contro il suo petto. Mi baciò la testa ed io alzai lo sguardo su di lui, sorridendo timidamente.
"Sei adorabile... Per una volta sei tu quello imbarazzato e non io, non ci credo."
Ridacchiò. Mi imbronciai e corrucciai dandogli uno schiaffetto sul petto.
"Idiota."
Mi morse e tirò appena il labbro inferiore, facendomi mugugnare in apprezzamento, per poi lasciarlo, rimanendo vicino alle mie labbra.
"Però questo idiota lo ami... Vero?"
Sussurrò. Già, non glielo avevo ancora detto... Non gli avevo ancora detto quelle tre parole che, anche se per me risultavano futili e riduttive, per lui significavano tutto. Gli sorrisi e gli baciai le labbra.
"Ti amo Federico."
Passammo la notte così, tra baci, carezze, sguardi e sorrisi complici e forse anche i giorni a venire, esprimendo il sentimento che c'era tra noi. Eravamo fratelli, eravamo soci, eravamo amanti... Eravamo semplicemente Benji e Fede.

Qui si conclude il racconto della storia tra me e quel biondino ruba cuscini... Vi aspettavate un 'fine della storia', vero? E invece no, mi dispiace deludervi, ma... Questo, è solo l'inizio.

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora